11 agosto 1982
Palermo (PA)

Paolo Giaccone

Grande esperto di medicina legale, venne ucciso da Cosa Nostra per essersi rifiutato di falsificare una perizia che avrebbe incastrato un killer della mafia.

Paolo Giaccone nacque a Palermo il 21 marzo 1929. Suo padre era primario di ostetricia e ginecologia all’Ospedale di Palermo. Anche il nonno e il bisnonno erano stati medici: il primo medico condotto e ufficiale sanitario a Bisacquino, il secondo a Caltabellotta.

Frequentò l’Istituto Gonzaga dalla prima elementare fino alla maturità classica, mostrando spiccati interessi per le materie scientifiche, ma eccellendo anche in quelle umanistiche.

Ebbe molteplici interessi: praticò la scherma, amava dipingere e fare specialmente caricature, soprattutto dei suoi compagni di classe, scriveva anche poesie. La più grande passione fu, però, la musica, che studiò al Conservatorio Bellini di Palermo.

Conseguita la maturità classica, si iscrisse alla Facoltà di medicina dell’Università di Palermo. Dal terzo anno in poi frequentò l’Istituto di Medicina legale, diretto dal famoso professore Ideale Del Carpio. Dopo sei anni, nel 1953, si laureò con lode, con una tesi in ematologia forense, la disciplina che tanto lo appassionò. Subito dopo la laurea, si recò a Parigi, dove frequentò importanti laboratori scientifici.

Insieme al professore Del Carpio, fu ideatore e fondatore del centro trasfusionale dell’Avis di Palermo, l’associazione dei donatori volontari di sangue. Una vocazione verso l’altro e un impegno civile che emergono anche da un documento che il professor Giaccone scrisse poco prima di essere ucciso, una sorta di «testamento etico» nel quale la sua professione è correlata ai concetti di “interesse pubblico”, “serietà”, “umiltà” e “dovere”:

La professione medica impone obblighi di legge la cui conoscenza teorica dovrebbe essere bagaglio di ognuno di noi: ma solo l’esperienza ed il buon senso, la riservatezza ove occorra e la valutazione dell’interesse del singolo nelle varie contingenze della professione quotidiana, la serietà e l’umiltà con cui ogni medico si avvicina al paziente ed alla professione stessa possono consentire che ogni medico ogni giorno ricavi insegnamenti sempre nuovi, pronto eventualmente a rispondere dei propri errori che saranno inevitabili e che non necessariamente saranno condannabili o condannati (…).
Paolo Giaccone

La sua carriera accademica si svolse nell’ambito della medicina legale, dove rivelò straordinaria competenza, rigore scientifico e altissima professionalità. Fu professore ordinario di medicina legale presso la Facoltà di Medicina e docente di Antropologia criminale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo palermitano.

Si interessò di balistica, tossicologia ed ematologia forense, criminologia, tanatologia, analisi dei “guanti di paraffina”. Per tali competenze, fu per numerosissimi anni consulente della magistratura e delle istituzioni dello Stato.

Gli furono affidate le perizie e le autopsie su personaggi illustri, uccisi dalla criminalità organizzata mafiosa, come il presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, l’onorevole Michele Reina, il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo, suo caro amico, il capitano Emanuele Basile, il procuratore Gaetano Costa, il giudice Cesare Terranova, il maresciallo Lenin Mancuso, il giornalista Mario Francese.

25 dicembre 1981. La strage di Bagheria

Per capire i motivi del suo omicidio bisogna tornare allo scontro a fuoco che avvenne a Bagheria il giorno di Natale del 1981. È il periodo dei regolamenti di conti per l’accesso alla città da parte dei Corleonesi e dei suoi alleati. Quel giorno, un commando guidato da Giuseppe Marchese, nipote del boss di Corso dei Mille Filippo Marchese, attacca un’auto sulla quale viaggiavano mafiosi della cosca antagonista. Nella feroce sparatoria, oltre a due mafiosi, muore anche un innocente, Onofrio Valvola, un pensionato di 62 anni, che era seduto davanti alla porta della sua abitazione.

Le indagini relative all’identificazione di un’impronta digitale rinvenuta all’interno dell’auto dei killer furono affidate al prof. Giaccone, che riconobbe l’impronta del Marchese.

Da quel momento, iniziò a ricevere numerose pressioni per indurlo a modificare le conclusioni della sua perizia dattiloscopia. Ma il medico si oppose alle ripetute minacce e la perizia consentì di condannare il killer al carcere a vita. Giaccone scelse di onorare la sua professione e l'incarico che aveva ricevuto dalla Procura. Una scelta dall'altissimo valore morale, come quella di un altro medico, Sebastiano Bosio, ucciso sempre a Palermo solo pochi mesi prima.

11 agosto 1982

Anche il quel caldo mercoledì d’agosto, mentre gran parte dei palermitani aveva abbandonato l’asfalto della città per la sabbia e l’acqua del mare, Paolo Giaccone, come al solito, si era recato al lavoro. Non si accorse che, tra i viali alberati del parcheggio del Policlinico, c’erano due uomini in attesa e una Fiat 126 con a bordo un altro uomo, poco più in là.

Improvvisamente, il prof. Giaccone venne colpito da cinque colpi sparati da Berretta 92 Parabellum. Cadde a terra colpito a morte, mentre i killer si diedero alla fuga.

Lasciò la moglie, Rosetta Prestinicola, e quattro figli: Camilla, Antonino, Amalia e Paola.

In questa città viene ucciso anche chi si oppone al male e alla violenza con la sola forza dell’onestà.
Omelia per Paolo Giaccone

Vicenda giudiziaria

Pippo Giordano, ex ispettore della DIA, che si trovò quella mattina sulla scena del delitto, fu anche colui che, insieme al commissario Beppe Montana, ne arrestò il killer. 

Sulla base delle prime indagini, come responsabile dell’omicidio, venne indicato Filippo Marchese ma ciò, si ritenne un’ipotesi estremamente riduttiva, dato che per l’omicidio di una personalità così importante non poteva non essersi mossa l’intera “Commissione”.

A seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Sinagra, che rivelò i dettagli del delitto, Salvatore Rotolo venne condannato all’ergastolo al maxiprocesso come esecutore materiale dell’omicidio, mentre, come mandanti, furono indicati Totò Riina, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Michele Greco ed altri.

Memoria viva

Oggi il Policlinico di Palermo è intitolato a Paolo Giaccone.

Nel 2012 è stato costituito il Centro Studi Paolo Giaccone “per onorare la memoria e mantenere vivo il ricordo del medico legale prof. Paolo Giaccone”.

Il Centro Studi è una realtà molto prestigiosa con la finalità di eternare nella memoria di tutti il sacrificio del Prof. Giaccone, professionista integerrimo e di alto profilo morale, il cui destino è unito a quello di mio marito. A loro è stata sottratta la vita per aver adempiuto al proprio dovere. Abbiamo noi sopravvissuti il compito di non disperdere questa triste ma indispensabile memoria, patrimonio di tutti gli Italiani.
Agnese Borsellino, socio onorario del Centro Studi Paolo Giaccone.

A giugno 2024, è stata intitolata a Paolo Giaccone l’Aula 18 del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università degli Studi Roma Tre.

La sua figura esemplare - da indicare come modello ai giovani professionisti - rientra nel novero di quanti hanno testimoniato, a costo di qualsiasi rischio, la dignità personale e quella della società di fronte alla protervia della prepotenza mafiosa. E la Repubblica lo ricorda costantemente.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel quarantesimo anniversario dell’omicidio di Paolo Giaccone