Parole di memoria

#costruiamomemorie. Memorie invisibili dalla Costa d'Avorio

#costruiamomemorie. Memorie invisibili dalla Costa d'Avorio

In Costa D’Avorio c’è stato un periodo in cui la vite delle persone, le stesse che vengono chiamate “civili” nelle cronache delle testate giornalistiche in tempi di guerra, erano legate alla roulette russa della violenza. 
Dopo le elezioni del novembre 2010 il Paese viene trascinato nel sangue a seguito del rifiuto dell’ex-presidente Laurent Gbagbo di accettare la sconfitta alle elezioni, vinte dal suo avversario Ouattara. Al termine del conflitto civile, e con il supporto della comunità internazionale, nel novembre del 2011 Laurent Gbagbo si trova alla Corte Penale Internazionale dell’Aia con l’accusa di gravi crimini contro l’umanità. Assolto poi insieme al suo collaboratore Charles Ble Goude nel gennaio 2019. 
In Costa D’Avorio il conflitto civile a seguito della crisi post-elettorale ha provocato circa 500mila sfollati e più di 3000 civili uccisi negli scontri tra le forze armate di Gbagbo e le milizie ribelli in appoggio a Ouattara, sostenuto anche dagli interventi francesi sotto bandiera ONU. 
Queste che trovate sono storie raccontate con la richiesta di anonimato raccolte dall’Associazione Réseau Action Justice et Paix, RAJP intervistando alcuni giovani nel quadro del processo di ricerca della verità dopo il 2011 a seguito del conflitto civile del Paese. Su questo i percorsi di memoria attiva e giustizia riparativa che portano avanti sono fondamentali. 
Senza memoria rimaniamo Paesi senza giustizia, e senza verità. 


Mireille
Mireille al momento dei fatti aveva 9 anni. Viveva a Soubrè con la sua famiglia. Una mattina si sono introdotti senza alcun preavviso un gruppo di miliziani. Il gruppo si è premurato di far uscire tutti i bambini presenti in casa. Subito dopo a sangue freddo uccidono i suoi genitori e una volta compiuto l’atto il capo gruppo ha incoraggiato i suoi uomini a violentare sua sorella di 14 anni. Portata a termine la violenza la sorella l’hanno portata via. 
Mireille rimane li. Civile o non civile, rimane lì quando quegli uomini le dicono “Resta in vita per essere testimone di ciò che la tua famiglia ha vissuto”-  Rimane lì e rimane sola quando fugge. 
“Oggi so che i miei genitori sono morti e le persone non possono riportarli in vita. Chiedo allo Stato di finanziare i miei studi, perché sono minorenne. Non ho modo di prendermi cura di me stesso.”
Mireille è rimasta li ed è rimasta sola. 


Ami
A San Pedro erano i giorni più cruenti durante la crisi post-elettorale del 2011. Ami, è una sarta e prova nonostante tutto a portare avanti la sua attività. Per vivere e sopravvivere. Un giorno sono arrivati dei giovani non identificati per saccheggiare il suo negozio e sono finiti per saccheggiare la sua vita. In lacrime Ami implora pietà, per lasciarle la sua merce. La risposta è cruenta. Viene sequestrata e seviziata dai suoi aggressori. 
Disonorata, al termine della crisi è diventata lo zimbello e l’argomento di chiacchiera della sua comunità.  La sua scelta è per la vita e quindi si auto-esilia a Soubrè lontano dagli sguardi e dalla derisione. Richiede l’aiuto dello Stato e di tutte le buone anime per aiutarla a ricostruire la sua sartoria e avere un’attività per ripartire. 


David
“Hanno strangolato il mio fratellino, un bambino che non sapeva nulla di questa storia e dell’origine della crisi.” 
Durante la crisi del 2002 in Costa D’Avorio, intere comunità sono dovute fuggire dalle loro case per mettersi al riparo dei violenti scontri militari che stavano trascinando il Paese in un sanguinoso conflitto civile. 
David aveva 9 anni quando seguiva i suoi genitori nella fuga verso Bouakè, passando per la foresta in modo da evitare le strade piene di sbarramenti e checkpoints. Fino a quando non hanno potuto evitare un gruppo di soldati. Il gruppo ha cominciato a esigere una motivazione per lasciar passare David e il fratellino più piccolo. Il padre quindi fa quello che può offrendo una somma di 120.000 CFA (moneta ivoriana) per lasciar libere i suoi figli. 
Purtroppo non sono bastati. Il comandante rifiuta e obbliga così il padre a scegliere tra i suoi due figli. Costernato e con la morte nell’anima, il padre sceglie di salvare il primogenito. David aveva 9 anni quando per la sua libertà vede il suo fratellino di 6 anni strangolato davanti a lui e il resto della sua famiglia. 
Da allora il padre ha perso ogni senno ed è un malato di mente grave. 
David per la sua libertà è stato lasciato a sé stesso, senza alcuna istruzione, in una famiglia violata. Il trauma subito ha portato a grandi difficoltà economiche e alle mancate opportunità di crescita professionale di David. 


#costruiamomemorie

Da questi Ponti internazionali di memoria nasce l’idea di avviare una nuova narrazione periodica attraverso la quale, vogliamo avvicinare il lettore alle storie, i volti e le speranze delle vittime straniere, per far conoscere più a fondo i diversi contesti umani, sociali e politici in cui vengono perpetrate le violenze criminali, ma soprattutto si continua a lottare con coraggio e determinazione per verità e giustizia.

http://vivi.libera.it/schede-184-ponti_di_memoria