Libera l’Estate: dall’ascolto all’impegno
del settore E!state Liberi
Un campo di formazione e impegno porta con sé numerose sfide per le partecipanti e i partecipanti: nel caso di Libera, uno dei momenti centrali di tutta l’esperienza è rappresentato proprio dall’incontro diretto con i familiari delle vittime innocenti delle mafie, che portano la propria testimonianza. Il racconto dell’evento della morte del proprio congiunto, però, è stato accompagnato anche dalla storia di tutto ciò che è venuto dopo: la memoria, l’impegno e l’attivismo che ha contraddistinto l’instancabile volontà di molti familiari.
Attraverso “Libera l’Estate”, il progetto realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le politiche della famiglia, centinaia di giovani hanno potuto “prendere sulle proprie spalle” un nome e una storia che non conoscevano, prendersene cura per l’intera settimana per poi diffonderla, al ritorno a casa, per contribuire a tenerne viva la memoria.
L’impatto che una testimonianza diretta ha sulle partecipanti e sui partecipanti è stato molto importante ed è stato accompagnato, nella settimana di campo, dal sostegno del gruppo e degli animatori: il racconto non è stato lasciato solo, ma si è inserito in una discussione, in un contesto più ampio. L’obiettivo che ci si è posti è stato quello di riflettere sul modo in cui è possibile raccontare le vite delle donne e degli uomini uccisi dalla violenza mafiosa, a partire dalla ricchezza delle loro storia, dalla loro complessità. Per questo, l’incontro con i familiari ha rappresentato la possibilità per le partecipanti e i partecipanti di scoprirsi più vicini a un vissuto altrimenti considerato distante; per chi ha raccontato quella storia, scavando nei propri ricordi, nei propri dolori e fatiche, ma anche nel proprio riscatto, c’è stata la conferma di una rete che non lascia soli, ma che anzi abbraccia e accompagna i familiari. Una rete che costruisce una risposta collettiva davanti ai soprusi e alla violenza, una rete che costruisce speranza e cambiamento.
Le testimonianze dirette sono state accompagnate dai laboratori di narrazione che hanno impegnato i ragazzi nell'ideazione e nella realizzazione di prodotti che hanno permesso alle partecipanti e ai partecipanti di rielaborare la storia e riproporla sotto codici nuovi, privi di stereotipi che spesso sia le vittime e sia i propri cari hanno dovuto affrontare. La fase laboratoriale inoltre, intrinsecamente collettiva, ha facilitato l’unione e il dialogo all’interno del gruppo: dall’ascolto all’impegno.