#costruiamomemorie. La storia di Josué Giraldo Cardona
Josué Giraldo Cardona era nato in Pensilvania, Caldas, il 27 agosto 1959. Ha studiato diritto all’Università Autonoma di Bogotá, dove si laureò nel 1985. Subì un primo attentato che lo lasciò in fin di vita nel 1987, l’anno successivo si trasferì a Villavicencio nel Dipartimento del Meta, dove venne assassinato mentre giocava in casa con le sue figlie, il 13 ottobre 1996.
Era un avvocato difensore dei diritti umani e militante del partito Unión Patriótica: un partito che era espressione degli ideali della sinistra, i cui candidati e militanti furono sterminati tra gli anni Ottanta e Novanta. È stato il fondatore del Comitato civico per i diritti umani del Meta. Il suo omicidio è ancora senza verità e senza giustizia e rientra tra le vittime delle complicità tra bande criminali e pezzi dell’esercito colombiano.
Nel 1995 a causa delle minacce subite dal Comitato, la Commissione Interamericana per i diritti umani era intervenuta per proteggere Josué chiedendo allo Stato colombiano di adottare delle misure di protezione volte a evitare un danno irreparabile contro la persona (cfr l’articolo 25 del Reglamento de la CIDH).
Nel gennaio del 1996, le minacce si erano intensificate al punto tale da rendere opportuno un suo allontanamento temporaneo dal Paese. Così nel febbraio dello stesso anno si recò al Parlamento europeo, dove denunciò le azioni messe in atto dal paramilitarismo in Colombia. Nel mese successivo si recò alle Nazioni Unite a Ginevra, per sensibilizzare sulla grave crisi umanitaria che stava interessando il suo Paese.
Ho accettato di uscire (dal Paese) in quattro occasioni in momenti difficili… perché sentivo che la morte era vicina. È grazie a questi allontanamenti che sono ancora vivo. Ogni volta allungo un po' il tempo prima che mi uccideranno.
Sarà assassinato 200 giorni dopo.
Nonostante ciò, il giorno del suo omicidio Josué si trovava senza scorta. A oggi non è ancora stata fatta giustizia poiché non sono mai stati identificati né i mandanti, né il sicario che è fuggito in moto per recarsi al comando della VII Brigata dell'esercito (quest’ultima denunciata più volte per appoggiare i gruppi paramilitari nella Regione del Meta).
Un mese prima del suo omicidio, il Comandante della VII Brigata, il Generale Rodolfo Herrera Luna, tenne un discorso pubblico nella municipalità di Mesetas nel quale definiva “i difensori dei diritti umani come messaggeri della guerriglia.” Un’affermazione che conferma le responsabilità quantomeno morali dell’esercito colombiano in questo omicidio.
Nel settembre del 2014, il Consiglio di Stato ha condannato il Ministero della difesa e l’Unità Nazionale per la morte di Josué, definendo il suo assassinio un “crimine di lesa umanità e un affronto al diritto di opposizione politica che svilisce la fiducia della popolazione nei confronti dello Stato.” La magistratura ha altresì ritenuto una grave mancanza da parte dello Stato il non aver indagato sull’omicidio, e ha imposto l’obbligo di svolgere delle indagini approfondite sul caso.
Come mezzo di riparazione, la Sentenza prevede che il Ministero della Difesa istituisca una borsa di studio annuale per frequentare un corso universitario post lauream ed elaborare una tesi sul tema della difesa dei diritti umani e della UP.
Attraverso il suo costante impegno politico e civile, ha cercato di contrastare le atrocità della guerra che colpivano soprattutto la regione di Llano. Ha dedicato la sua vita alla costruzione di una democrazia attraverso un’opposizione politica pacifica senza armi.
Natalia, una delle figlie di Josué lo ricorda come padre premuroso e come uomo dedito ai suoi ideali, consapevole dei rischi che correva e pronto a sacrificare la propria vita, citando una frase che lui stesso ripeteva: “cedere mi sembra più terribile della morte.”
Per approfondimenti
https://www.justiciaypazcolombia.com/josue-giraldo-cardona-6/
https://www.semana.com/nacion/articulo/estado-tendra-que-pagar-4000-millones-por-muerte-de-dirigente-de-la-up/412827-3
https://vidassilenciadas.org/josue-giraldo-cardona-presidente-del-comite-civico-de-derechos-humanos-del-meta/gente-de-la-up/412827-3
#costruiamomemorie
Da questi Ponti internazionali di memoria nasce l’idea di avviare una nuova narrazione periodica attraverso la quale, vogliamo avvicinare il lettore alle storie, i volti e le speranze delle vittime straniere, per far conoscere più a fondo i diversi contesti umani, sociali e politici in cui vengono perpetrate le violenze criminali, ma soprattutto si continua a lottare con coraggio e determinazione per verità e giustizia.