Parole di memoria

Ponti di memoria internazionali

Ponti di memoria internazionali

Da diversi anni il lungo elenco di nomi di vittime innocenti delle mafie letto pubblicamente ogni 21 marzo ricorda anche nomi internazionali, vittime di tratta, del caporalato, delle desapariciones (sparizioni forzate), leader comunitari, difensore/difensori dei diritti umani, giovani, donne, giornaliste/i, e tante/i altri ancora, schiacciate/i dalle violenze criminali perpetrate nei diversi angoli del mondo. Questa importante ricerca e analisi dei nomi viene realizzata dalle reti promosse da Libera in America Latina (Red Alas), in Europa (Chance) e in Africa sub-sahariana (Place) e permette da una parte di puntare i riflettori su fenomeni criminali e violazioni che avvengono sia nel nord che nel sud del mondo, dall’altra di dar voce e volti a storie poche conosciute e lasciate nell’ombra, attraverso le testimonianze e le denunce dei familiari e delle comunità di riferimento, facendo così conoscere le loro lotte per la verità e la giustizia. Uno degli impegni di Libera è proprio quello di creare ponti di memoria tra i familiari delle vittime di diversi Paesi del mondo, nella cornice di un impegno comune che supera i confini nazionali.

Molte di queste storie sono sul sito Vivi con l'hashtag #costruiamomemorie, tante altre ancora verranno pubblicate. Non è certamente un elenco esaustivo, ma simbolicamente rappresentativo: piccoli ma importanti segnali per dimostrare l'importanza di lottare, come società civile e comunità internazionale, contro quei sistemi di impunità e corruzione che ancora tengono sotto scacco interi Paesi.

Qui i nomi e le storie delle vittime internazionali che abbiamo ricordato il 21 Marzo 2023, durante la XXVIII Giornata nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie:

Berta Caceres (Honduras): attivista per i diritti umani del suo popolo ed ambientali della sua terra, è stata uccisa a Tegucigalpa il 3 marzo 2016. Berta Cáceres faceva parte di una lista di obiettivi da eliminare nelle mani dell’esercito honduregno. La stessa Berta Cáceres, in passato, aveva segnalato più volte di essere stata oggetto di minacce di morte e di far parte di una lista nera nelle mani dello Stato per la sua lotta contro la costruzione della diga di Agua Zarca. A dicembre 2019 è stata stabilita una condanna per un totale di 50 anni ai 7 esecutori dell’omicidio, ma i mandanti sono rimasti impuniti, come sono rimasti impuniti gli Atala. Si tratta di una delle famiglie più potenti del Paese, gli Atala Zablah, azionisti della società – Desa – che stava sviluppando il progetto idroelettrico Agua Zarca, una diga sul rio Gualquarque, nei pressi della comunità lenca di Rio Blanco. La lotta contro tale progetto è costata la vita a Berta Cáceres e ad altri attivisti del Copinh.

Dan Jeremeel Fernández Morán (Messico): desaparecido il 19 dicembre del 2008, all'età di 34 anni nella località Torreón, Coahuila. L'ultima persona che lo ha visto è stata una collega di lavoro. Il 4 gennaio del 2009 Ubaldo Gómez Fuentes, tenente militare, viene arrestato mentre guidava la macchina di Dan. Il 25 marzo 2010 sono stati arrestati due militari latitanti, coinvolti nella sparizione di Dan, a Città del Messico. Tutti e tre i militari vengono trovati morti in carcere. Sua madre, Yolanda, ha dovuto lasciare la sua città per motivi di sicurezza. E' coordinatrice dell'organizzazione “BUSCAME" e ha partecipato al 21 Marzo a Milano con la figlia, Grace Fernandez.

Orlando Mertínez (Repubblica Dominicana): giornalista dominicano di sinistra e membro del Partito Comunista (PCD) della Repubblica Dominicana, che si opponeva al governo di Joaquín Balaguer. Martínez, fu ucciso a colpi d'arma da fuoco nel marzo 1975, durante il periodo chiamato "Los doce años" (1966-1978). Fu direttore della rivista "Ahora" e editorialista del quotidiano El Nacional. Il delitto è rimasto impunito per molti anni fino a quando il procuratore del Distretto Nazionale, Guillermo Moreno, ha disposto la riapertura del caso. Quattro uomini sono stati accusati di appartenere a uno squadrone della morte che gli ha sparato dopo aver criticato il governo dell'allora presidente Joaquín Balaguer. Nel 2000, i quattro uomini furono condannati a 30 anni di reclusione per il loro legame con l'omicidio. Durante il processo, venticinque anni dopo l'omicidio, furono condannati il generale Salvador Lluberes Montás e il generale Joaquín A. Pou Castro. Altri due uomini sono stati giudicati colpevoli, tra cui un ex ufficiale dell'aeronautica.

Carlos Alberto Pedraza (Colombia): membro del Movimento Nazionale per le Vittime dei Crimini di Stato – MOVICE e del Progetto Colombia Nunca Más.In particolare, ha svolto indagini sui crimini contro l'umanità attribuiti ad agenti dello Stato in diverse zone del Paese, oltre a svolgere il sostegno delle vittime. Ha inoltre partecipato alla 'Campagna permanente contro la brutalità della polizia, per la garanzia dei diritti umani e lo smantellamento della Squadra Mobile Antisommossa (ESMAD)'. Il 21 gennaio 2015, il corpo del difensore dei diritti umani Carlos Alberto Pedraza Salcedo è stato ritrovato dalla polizia giudiziaria in un quartiere disabitato di San Bartolomé, Comune di Gachancipá, nel dipartimento di Cundinamarca.

Ángel Escalante Pérez (Guatemala): quella di Ángel, un ragazzo di 12 anni anni che frequentava il sesto grado della scuola elementare, è la storia di uno dei tanti bambini guatemaltechi che ogni giorno soffrono le conseguenze delle azioni violente delle bande criminali in America Latina. I fatti che hanno portato alla sua morte si sono verificati il 16 di giugno 2015, nella zona 6 di Città del Guatemala. Nei giorni precedenti gli appartenenti alla Mara 18 avevano ordinato a Ángel di uccidere l'autista di un microbus. Avendo rifiutato di commettere tale delitto, Ángel è stato sequestrato e gettato dal ponte Belice.

Martha Esther Rodríguez Cerna (Messico): era a capo della Procura Speciale Antisequestri dello Stato di Colima. Alle 9:20 di mattina di mercoledì 11 gennaio 2023 è stata attaccata da un commando armato composto da varie persone, che l'hanno colpita a morte mentre scendeva dalla sua vettura di servizio. Colima è uno degli Stati più piccoli di tutto il Messico e quello con il minor numero di abitanti. A Manzanillo, sulla costa pacifica, c'è però il porto più grande del Paese che rappresenta un nodo strategico per i traffici, per il controllo del quale si battono due delle organizzazioni criminali più pericolose del Messico: il Cartello di Sinaloa e il Cartello di Jalisco Nueva Generación. Come conseguenza di ciò, tra gennaio e novembre del 2022 nello Stato di Colima sono stati registrati 2.565 omicidi, in aumento rispetto all'anno precedente, quando erano stati 2.496.

Oscar Romero (El Salvador): fu arcivescovo di San Salvador. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura militare del suo Paese, fu ucciso da un sicario degli squadroni della morte il 24 marzo 1980 mentre stava celebrando la messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza. È stato proclamato Santo da papa Francesco il 14 ottobre 2018.

Juan José Gerardi Conedera (Guatemala): dopo la fine della guerra civile si dedicò a raccogliere testimonianze per stilare un memoriale sugli orrori della guerra civile. L'immensa mole di materiale ricavato da un team di volontari che lo aiutavano fu raccolto in un volume di circa 1400 pagine in cui ci sono i nomi di 50.000 persone con la descrizione della loro morte. Il volume dal titolo “Guatemala: Nunca más” fu presentato alla stampa il 25 aprile 1998, alla conferenza seguì una messa nella cattedrale. Due giorni dopo la presentazione di “Guatemala: Nunca más”, nelle strade della capitale in una pozza di sangue fu trovato un cadavere con il volto fracassato da un blocco di cemento, il riconoscimento poté avvenire solo grazie all'anello episcopale, si trattava del cadavere del vescovo settantacinquenne. Dopo un processo durato 10 anni, nel corso dei quali sono stati uccisi diversi testimoni e un imputato, e alcuni giudici sono fuggiti all'estero, nel 2008 è arrivata la sentenza: 20 anni di carcere per il colonnello comandante della base militare del Dipartimento di Quiché, per suo figlio, capitano nella stessa base e per un sacerdote ex collaboratore del vescovo, considerato il basista. Secondo alcuni commentatori i veri mandanti dell'omicidio non sono stati individuati.

Maxime Susini (Francia – Corsica): attivista ambientale e militante nazionalista corso, è stato ucciso il 12 settembre 2019 sulla spiaggia di Cargese. Lo zio Jean-Toussaint Plasenzotti, ha dichiarato che "Maxime non è stato ucciso per un regolamento di conti, è un assassinio" e che "È una banda periferica della mafia che ha ucciso mio nipote". Ha quindi creato un collettivo antimafia intitolato al nipote.

Firdaous El Jattari (Belgio – Anversa): Firdaous El. J, 11 anni, muore il 09 gennaio 2023 ad Anversa a causa dell'esplosione di un forno a microonde, crivellato da colpi di proiettili sparati contro l'abitazione della sua famiglia. La famiglia di Firdaous è una delle più influenti nel controllo del commercio della droga in Belgio. La morte della bambina si colloca all'interno del preoccupante aumento della violenza tra gruppi criminali nella città portuale di Anversa, nella parte fiamminga del Belgio.

Peter R. De Vries (Paesi Bassi): Giornalista olandese ucciso nel 2021 dopo essere diventato consigliere di fiducia di Nabil B., testimone chiave del processo contro Ridouan Taghi, boss della criminalità organizzata marocchino-olandese. Nel 2020 de Vries decide di diventare il consigliere di fiducia del testimone chiave del processo, Nabil B.: hanno già assassinato suo fratello e il suo avvocato Derk Wiersum. Lo stesso de Vries ammette di aver ricevuto minacce di morte per conto di Ridouan Taghi, presunto capo dell'organizzazione e primo imputato all'udienza.

Derk Wiersum (Paesi Bassi) Avvocato ucciso nel 2019 perché assume l'assistenza legale di Nabil B., il collaboratore di giustizia del caso Marengo contro il boss della criminalità organizzata Marocchino-olandese Ridouan Taghi.

Thulani Maseko (Swaziland): avvocato e storico oppositore, è stato ucciso il 21 gennaio. È stato colpito e ucciso da uomini armati che «gli hanno sparato attraverso la finestra di casa sua mentre stava guardando la tv con la moglie», come ha dichiarato ad Afp, Sikelela Dlamini, segretario generale dello Swaziland MultiStakeholder Forum, una coalizione di partiti di opposizione, associazioni e Chiese che chiedono riforme democratiche. Forum fondato da Maseko, che aveva intrapreso un’azione legale contro il re Mswati III per aver rinominato il paese eSwatini con decreto. Per l’avvocato era un atto incostituzionale.

Willie Kimani, il suo difeso Josephat Mwenda e il loro autista Joseph Muiruri (Kenya): Il giudice Jussie Lessit ha condannato a morte l'ex poliziotto ritenuto la mente del brutale omicidio e primo accusato Fredrick Leliman, a 30 anni il secondo accusato Stephen Morogo, a 24 anni la terza accusata Sylvia Wanjohi e a 20 anni di carcere il quinto accusato, l'informatore della polizia Peter Ngugi, dopo essere stati riconosciuti colpevoli dell'omicidio del difensore dei diritti umani e avvocato Willie Kimani, del cliente Josephat Mwenda e del loro autista Joseph Muiruri. La sentenza, pronunciata più di sei anni dopo l'accaduto, ha definito l'uccisione a sangue freddo dei tre come "un omicidio turpe, un'esecuzione atroce".

Martinez Zogo (Cameroon): Il corpo mutilato di un importante giornalista camerunense è stato ritrovato nei pressi della capitale, Yaoundé, cinque giorni dopo il suo rapimento da parte di assalitori non identificati. I sostenitori dei media hanno descritto la scomparsa e la morte di Martinez Zogo come un ulteriore segno dei rischi che corre il giornalismo nel Paese africano. Zogo, direttore della radio privata Amplitude FM, è stato rapito il 17 gennaio da aggressori sconosciuti dopo aver cercato di entrare in una stazione di polizia per sfuggire ai suoi aggressori, ha dichiarato l'organizzazione di controllo dei media Reporter senza frontiere (RSF). Zogo aveva parlato in onda di recente di un caso di presunta appropriazione indebita che coinvolgeva un'azienda mediatica con legami governativi, ha dichiarato RSF.