15 luglio 2021
Amsterdam

Peter de Vries

"Peter non aveva solo un talento riconosciuto per l'inchiesta, l'intuito che individua la pista giusta e la testimonianza cruciale, ma era animato da una grande passione civile, dal dovere di studiare, documentarsi, aggiornarsi, non dare mai nulla per scontato, verificare la correttezza dei dati e l'attendibilità delle fonti".

Resta quello che sei... Tieni la schiena dritta, se necessario difendi i deboli e minoranze, dimmi onestamente cosa ne pensi e ascolta il tuo senso di giustizia. E trasmettilo ai tuoi figli. Allora andrà tutto bene.
Peter de Vries

Peter Rudolf de Vries nasce il 14 novembre 1956 ad Aalsmeer, nei Paesi Bassi. Frequenta la scuola primaria ad Amstelveen e la scuola secondaria ad Amsterdam. Dal 1976 al 1977 si arruola nell’esercito reale dei Paesi Bassi, ma la sua passione per la ricerca della verità e della giustiza lo conduce verso un’altra strada, quella del giornalismo. 

Animato da una forte passione civile e da un grande talento per l’inchiesta, poco più che ventenne, entra nella redazione di cronaca generalista del Telegraaf, il più diffuso quotidiano del Paese. Poi il graduale spostamento verso la cronaca nera.

La grande occasione nell'83: il magnate della birra Freddy Heineken e il suo autista vengono rapiti per poi essere rilasciati tre settimane più tardi, sotto riscatto di 35 milioni di fiorini olandesi. De Vries segue il caso, assistendo ai processi contro gli imputati e soprattutto costruendo con loro un esclusivo rapporto di fiducia, cifra distintiva del suo modo di fare giornalismo. Per lui non si tratta solo di una professione, ma di una vera e propria vocazione:

In un sistema dell’informazione che veicola troppe parole abbaiate, improvvisate, manipolate e spesso calunniose, Peter ha esercitato l’etica della comunicazione, ossia la parola documentata, meditata e profonda, la parola non asservita ad alcun potere e dunque libera di servire solo la verità, stella polare del nostro passaggio su questa terra come artefici e difensori del bene comune.
Luigi Ciotti, “Peter de Vries, il giornalismo come vocazione”, www.libera.it

Dal 1991 lavora come freelance e trova sempre più spazio nei talk show come guru del crimine. Un successo dopo l'altro, sbloccando casi a lungo irrisolti. Fra il 1995 e il 2012, il programma Peter R de Vries: Crime Reporter diviene campione di ascolti in tutta l'Olanda, grazie alle grandi capacità investigative di de Vries, che spesso hanno avuto anche importanti ripercussioni giudiziarie. Il caso principe nel 2006: Natalee Holloway è una ragazza americana scomparsa nel nulla ad Aruba, dopo un incontro con il giovane olandese Joran van der Sloot, a cui il cronista riesce a strappare una confessione chiave sul suo coinvolgimento. Da qui la riapertura del caso, oltre al credito sconfinato fra i media Usa. L'episodio è valso a de Vries un International Emmy Award ed è stato visto in prima serata da 7 milioni di persone.

Ma questi risultati sono solo una parte dei frutti del suo lavoro. Ancora più importanti sono le vittime che ha aiutato. Anche molto tempo dopo la chiusura di un caso, de Vries inviava fiori in occasione degli anniversari, assicurandosi che i nomi delle persone non venissero dimenticati o inghiottiti da un'ondata di altro dolore. Così, quando la famiglia di un testimone di giustizia ebbe bisogno di aiuto nel corso del processo Marengo, che si stava trasformando nel più grande processo giudiziario del decennio contro la criminalità organizzata olandese, de Vries sembrò la persona migliore a cui rivolgersi.

Il processo Marengo metteva sotto accusa un gruppo criminale di primo piano, guidato da un uomo che aveva contribuito a stabilire la rotta dei traffici illeciti nel Paese da tutti i continenti, tanto che all'epoca del processo si stimava che controllasse circa un terzo del traffico di cocaina in Europa. Il suo nome è Ridouan Taghi, leader della Mocro-maffia e uno degli uomini più ricercati d’Europa, prima che fosse detenuto con un mandato di arresto internazionale. Oltre a lui, altri 16 membri del gruppo criminale furono processati per sei omicidi, quattro tentati omicidi, riciclaggio di denaro, possesso di droga e armi da fuoco.

A de Vries fu chiesto di sostenere la famiglia di Nabil B, un ex seguace di Taghi che stava aiutando l'ufficio del procuratore olandese a compilare un caso giudiziario completo contro di lui ed il suo gruppo criminale. Questo sarebbe stato uno dei più importanti momenti di svolta contro una rete criminale così forte, e Nabil ne era al centro. In cambio del suo servizio allo Stato, gli era stata offerta la protezione di testimone della corona, garantendogli una pena più lieve e delle risorse per ricostruirsi una vita nella legalità dopo il suo rilascio. Tuttavia, la sicurezza non era garantita, poiché la violenza dei gruppi criminali era passata dall'essere limitata a faide interne al raggiungere anche i cittadini e la società civile. A confermarlo è l'assassinio di Redouan B (2018), fratello di Nabil, e dell'avvocato Derk Wiersum (2019), uccisi dopo che era stato reso noto il loro coinvolgimento nel processo preliminare. Amici e familiari di de Vries temevano lo stesso per la sua vita se fosse entrato ufficialmente nel processo.

De Vries aveva rivelato pubblicamente gli sviluppi di questa storia sulle piattaforme mediatiche nazionali olandesi, diventando oggetto di minacce e intimidazioni. Lui stesso ammetterà di aver ricevuto minacce di morte per conto di Ridouan Taghi, ma decise di andare avanti, accettando il ruolo di consulente e portavoce della famiglia di Nabil e rifiutando la scorta:

Non ho paura. (…) Bisogna essere realisti e tenere conto che qualcosa potrebbe succedere. Ma fa parte del mio lavoro e non voglio che la mia vita sia controllata dagli affari: non riuscirei più a guardarmi allo specchio se abbandonassi Nabil.
Peter de Vries

Il processo Marengo inizia ufficialmente nel marzo 2021, ma già da allora Nabil era stato allontanato e distanziato, temendo che il suo ruolo mettesse a rischio la sua famiglia. Durante questo periodo Taghi era ancora attivo dal suo carcere di massima sicurezza e aveva lanciato altre minacce attraverso una fuga di notizie. De Vries invece aveva mantenuto una vita normale al di fuori dell'aula di tribunale, portando avanti altri casi e non compromettendo il suo stile di vita per vincoli di sicurezza.

6 luglio 2021

Il 6 luglio, sul finire di una giornata estiva, Peter de Vries aveva appena concluso un'apparizione come ospite nel programma televisivo quotidiano di RTL Boulevard. Stava andando a prendere la sua auto, nel pieno centro di Amsterdam, quando viene colpito da cinque colpi di arma da fuoco, di cui uno alla testa. De Vries viene trasportato in ospedale in condizioni critiche. Nove giorni dopo, il 15 luglio, le ferite causate lo portarono alla morte.

Vicenda giudiziaria

Fu avviato un nuovo processo per il suo omicidio, che ad oggi ha portato all'arresto di oltre 80 persone, tra cui il cugino e il nipote di Taghi, accusati di aver contribuito all'omicidio.

Nel caso sono coinvolti attualmente nove sospettati. I due uomini che avrebbero eseguito l'attentato, Kamil E. e Delano G., sono stati immediatamente arrestati. Per loro è stata richiesta la condanna all'ergastolo, ma le indagini sono state riaperte l'11 luglio 2022, dopo le dichiarazioni di un nuovo testimone, che indica in Ridouan Taghi il mandante dell'omicidio di Peter R. Accusa che Taghi ha già respinto tramite il suo avvocato.

Sicuramente uno dei più grandi processi penali della storia dei Paesi Bassi, a giugno 2023, il Processo Marengo non accenna a terminare. Le autorità intendono concludere, ma l'avvocata di Taghi è stata arrestata con l’accusa di aver passato informazioni e messaggi al suo cliente da parte del boss della camorra Raffaele Imperiale, ritardando ulteriormente la giustizia.

Memoria viva

Poco prima della sua morte, Peter R. de Vries aveva fondato la Fondazione Stichting de Gouden Tip, con l’obiettivo di sostenere i familiari delle vittime di corruzione e criminalità organizzata. Dopo la sua morte, è stato cambiato il nome in Fondazione Peter R. de Vries, “in omaggio al più straordinario reporter di cronaca nera che il nostro Paese abbia mai conosciuto”. Oggi, la Fondazione porta avanti il lavoro di Peter, soprattutto offrendo ricompense per incoraggiare le persone a fare segnalazioni e a condurre alla soluzione di casi irrisolti ad opera della criminalità organizzata. 

La giornalista Jessica Loudis ha affermato: "de Vries è sempre stato una celebrità amata, ma la morte lo ha trasformato in un martire". Persone di ogni estrazione sociale reagirono con sconcerto e indignazione alla sua morte. I libri che aveva pubblicato nel corso della sua vita tornarono a circolare tra le mani del pubblico olandese, e le stesse mani sollevarono i cartelli con il suo motto:

In ginocchio non c'è modo di essere liberi.
Peter de Vries

Questa frase Peter se l’era tatuata sul braccio, spiegandone il significato: "Significa che non siamo sottomessi a nessuno. Che nessuno può dominarci. Ciò significa che non siamo mai, mai, schiavi di nessuno".

Dopo il suo omicidio, la gente ha iniziato a prendere coscienza dell’esistenza di un mondo criminale parallello, scendendo in piazza per chiedere verità e giustizia, in Olanda, e non solo.

Per giornalisti come Peter la consapevolezza del pericolo non è stata più forte dell’urgenza e del dovere di servire la verità. Ricordarlo significa impegnarsi tutti per costruire una società più giusta, nel segno della verità e della giustizia.
Luigi Ciotti