Portella della Ginestra, 70 anni dalla strage
di Francesco Citarda
Quel primo maggio del 1947 i bambini giocavano attorno al Sasso di Barbato, il podio naturale che si trova nel pianoro di Portella della Ginestra. Intitolato a quel Nicola Barbato, rappresentante dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, che scelse proprio quel luogo nel 1893 per festeggiare ogni primo maggio la festa del Lavoro e dei Lavoratori. Una storica tradizione che vedeva riuniti per un giorno i contadini delle tre comunità di San Giuseppe Jato, San Cipirello e Piana degli Albanesi, che erano tornati a occupare pacificamente Portella, negli anni successivi alla caduta del regime fascista.
Un giorno di festa, in cui ognuno condivideva quel poco che aveva negli anni duri del post seconda guerra mondiale. Un giorno in cui ricordare che il lavoro è dignità per ogni persona umana.
Proprio in quegli anni in Sicilia i contadini si erano organizzati per pretendere la concessione delle terre incolte e migliori condizioni nella divisione dei prodotti, dando applicazione a quanto il governo di unità nazionale aveva concesso grazie ai decreti Gullo.
Dal fronte opposto a ostacolare questa loro civile battaglia si contrapponevano gli agrari, i mafiosi e coloro che con questi condividevano interessi e potere.
Nessuno si poteva immaginare cosa sarebbe accaduto a Portella della Ginestra quel 1 ° Maggio 1947: la festa divenne tragedia, il sorriso dei bambini che giocavano attorno al Sasso si tramutò in lacrime di sangue. Salvatore Giuliano, bandito di Montelepre con la sua banda e altri mafiosi spararono sulla folla riunita a Portella della Ginestra per sedare la forza del movimento contadino.
Un’ingiustizia epocale che rappresenta ancora una ferita aperta. Quel giorno a cadere furono 12 innocenti, la maggior parte in tenera età. Dodici vite, dodici storie interrotte dalla brutalità mafiosa.
Quanto accaduto a Portella però è diventato memoria collettiva, i caduti sono diventati scudo della nostra democrazia, stimolo al nostro impegno contro le ingiustizie e contro le mafie.
Nella loro memoria il nostro impegno per rivendicare quella verità e giustizia che ancora aspettano da 70 lunghissimi anni come per tutte quelle vittime innocenti che abbiamo il dovere di ricordare e a cui viene ancora negata. I caduti di Portella, nonostante il lungo processo celebrato a Viterbo e concluso nel 1953 e i tanti appelli rivolti agli organi del governo e della magistratura, ancora aspettano i nomi dei mandanti.
Noi continueremo a fare memoria della loro storia per appagare questa sete di giustizia, pensando anche ai sopravvissuti che hanno dedicato parte della loro vita a tramandare ciò che accadde a Portella alle nuove generazioni. Il nostro pensiero non può che andare a Mario Nicosia, da poco scomparso, ma sempre al nostro fianco pronto a spronarci e a fare di più contro le mafie.
I caduti della Strage di Portella della Ginestra del 1 ° Maggio 1947
1. Vincenza La Fata (8 anni)
2. Giovanni Grifò (12 anni)
3. Giuseppe Di Maggio (13 anni)
4. Serafino Lascari (15 anni)
5. Giovanni Megna (18 anni)
6. Castrense Intravaia (18 anni)
7. Vito Allotta (19 anni)
8. Francesco Vicari (22 anni)
9. Vita Dorangricchia (23 anni)
10. Margherita Clesceri (37 anni)
11. Giorgio Cusenza (42 anni)
12. Filippo Di Salvo (48 anni)