Oltre l'assenza. Il ricordo di Massimiliano Carbone
di Liliana Carbone
Il mio Massimiliano lo rincorro da 17 anni, accendendo lumini ogni 17 e ogni 24 sul davanzale della finestra della sua stanza. Il dialogo con mio figlio è una religio, un percorso ininterrotto di quotidianità oltre l’assenza. C’è un’intimità privilegiata che solo le mamme di un figlio ammazzato possono sentire, perché più di ogni altra mamma ricordano come lo hanno portato e partorito, e che sono per sempre incinte di vite che non il destino, ma la mano di un uomo ha fermato. Il cuore di mamma - nell’orgoglio di una maternità di là dalla morte – desidera quiete per assaporare ancora l’eterna Bellezza, che mai può divenire evanescente in pensieri che, per grazia o per disgrazia, restano lucidi. Ricordo la sua vita, e m’impongo di mettere via l’immagine della sua morte violenta.
“Parlo con lui vivo, non so parlare con i morti”, sento e dico come Felicia Impastato, come sente e dice ogni donna mutilata nella sua maternità e che ha forte l’imperativo morale di custodire Memoria.