Parole di memoria

In ricordo di Peppino Impastato. Il riscatto della memoria

In ricordo di Peppino Impastato. Il riscatto della memoria

Di Luisa Impastato

Oggi ricorre il quarantatreesimo anniversario dell'assassinio mafioso di Peppino Impastato, mio zio. Uno zio che non ho conosciuto personalmente ma che ho imparato ad amare grazie alle parole di chi gli è stato a fianco, soprattutto mia nonna, che dopo la morte del figlio ha consacrato il resto della sua vita alla memoria e al tentativo di riscattarlo.
Oggi, a distanza di 43 anni da quel tragico 9 maggio del 1978, Peppino è diventato un simbolo della lotta alla mafia e non solo, perché chi guarda a lui come punto di riferimento sposa anche le idee che hanno condotto le sue battaglie di impegno civile e politico, un'antimafia sociale che parte dal bisogno di opporsi a qualsiasi forma di sopraffazione e negazione dei diritti. Se oggi a ricordare Peppino siamo in tanti, è sicuramente merito della forza delle sue idee innovative e rivoluzionarie, ma anche di chi in questi lunghi anni, dopo il suo assassinio, si è speso per non disperdere la sua memoria e per affermarla e difenderla.
Compito che adesso spetta a ognuno di noi.
Quello che mia nonna mi ha lasciato, infatti, con il suo esempio e la sua storia di resistenza, è l'importanza della trasmissione della memoria che deve diventare responsabilità di tutti, se si vuole difendere quello che si è ottenuto in tutti questi anni.
Io stessa sono il frutto di questo percorso, come tanti giovani che oggi credono nel valore dell'antimafia e con il proprio impegno portano avanti le istanze e le lotte di chi ha pagato con il sangue il tentativo di affrancarsi dalla mafia e la propria voglia di ribellione alla sua prepotenza, facendosi carico della responsabilità di dare continuità a queste storie, anche solo con la pratica quotidiana.

Oggi ricordiamo Peppino, anche se ancora una volta, a causa dall'emergenza sanitaria, non possiamo farlo in presenza ritrovandoci insieme a Cinisi, con la grande consapevolezza che nonostante siano passati 43 anni, più di quelli che ha vissuto Peppino, barbaramente ucciso quando era solo un giovane di 30, la sua storia oggi è ancora viva e condivisa da tanti, ma poiché i passi da fare sono ancora molti, è fondamentale che il passaggio di testimone alle nuove generazioni non si interrompa e continui nel tempo, per non vanificare le lotte di questi anni e far diventare la memoria un veicolo sociale, che miri alla costruzione di una vera cultura antimafia che non si limiti al ricordo ma che diventi continuità.