In ricordo di Umberto Mormile. La storia vera
di Stefano Mormile
Anche stamattina, mercoledì 11 aprile 1990, mi sto recando al lavoro. È una giornata tipica di queste zone, foschia e pioggerella. Malgrado tanti anni passati al nord, non mi abituo mai, quanto rimpiango il clima di Roma. E poi il traffico, sempre uguale, tutti incolonnati diligentemente, mai un bel mucchio selvaggio con colonna sonora di clacson coordinati. Mi permetto queste divagazioni, perché tra due giorni arrivano mio fratello con la famiglia e, soprattutto, viene mia figlia, per passare Pasqua assieme. Questi giorni, poi, anche in istituto si respira un clima particolare, soprattutto con la “compagnia”; scusate, ho preso l’abitudine di chiamare “compagnia” il gruppo di detenuti che sta seguendo il corso di teatro. Al teatro ci tengo, mi piace tantissimo, più della lirica che pure adoro. Il teatro l’ho portato dentro il carcere, da sempre, e non mi ha deluso. Chi vive in cattività ha bisogno di sognare, di emozionarsi, di uscire dalla propria condizione e vivere. Il teatro sembra fatto apposta per i detenuti e così è stato finora. Adesso stiamo preparando il mercante di Venezia, di Shakespeare e oggi proviamo il monologo di Shylock. Certo, il carcere schiaccia, soffoca, ma quelle due, tre ore a settimana sono attese da tutta la “compagnia” come il momento del riscatto, e spero e credo che, quelle emozioni vissute, saranno assorbite da ognuno di loro.
Intanto sto sempre incolonnato, con questo semaforo che dura niente, è di nuovo rosso; mi devo decidere a comprare una moto, come quella che sta risalendo tutta la fila e......., ce l'ha con me ?, che vuole, che c'ha nella mano, cazzo è una pistola. .... bum, bum, bum, bum, bum, bum.......
Ecco, è andata così, non me l'aspettavo, ho persino messo la mano davanti per fermare i proiettili, neanche fossi Nembo Kid. E' finita così, quella mattina dell'11 aprile 1990 è finita la mia vita.
Finita ? Sono morto, ma non abbastanza per chi ha mandato quei due a farmi fuori, a loro serve cancellarmi dalla storia. E come si fa’ ? non sono un disegno a matita su una pagina di un libro che basta strofinare con la gomma per farlo sparire, e nemmeno strappare la pagina risolve. C’è un altro sistema però, molto efficace, che conoscono bene i miei assassini: non cancellarmi dalla storia, ma scrivere un’altra storia. E così fanno. Neanche il tempo di seppellirmi ed inizia il tiro al bersaglio sul mio corpo, sulla mia memoria. Ma andiamo per ordine, avete un po' di tempo? (io ne ho all'infinito, se occorre, ve ne cedo un pò.....), mettetevi comodi che vi racconto.
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