Parole di memoria

Nomi e storie da non dimenticare

Nomi e storie da non dimenticare

L’elenco delle vittime innocenti delle mafie che ogni anno il 21 marzo, il primo giorno di primavera, leggiamo in tanti luoghi in Italia e del mondo è il frutto della raccolta paziente dei nostri volontari che scavando nella storia dei territori in cui vivono hanno chiesto, negli anni, l’inserimento dei nomi che ne fanno parte. In occasione del 21 marzo 2021 sono stati inseriti nove nomi di cui vi raccontiamo brevemente le storie.

L'elenco completo è possibile scaricarlo qui.

Orlando Legname – 31 luglio 1979 – Limbadi (VV).  
Nando, così lo chiamavano tutti, fu ucciso a soli 31 anni la sera del 31 luglio 1979, mentre si trovava, insieme a suo fratello Giacomo, nell’azienda agricola di famiglia. Aveva deciso di presidiare fisicamente la sua attività dopo che questa, nei mesi precedenti, era finita nel mirino delle cosche, che da qualche tempo avevano cominciato ad avanzare richieste estorsive. Richieste alle quali la famiglia Legname non aveva mai ceduto. Ne erano seguiti furti e incendi, nel tentativo di far cedere Nando e la sua famiglia. La sera del 31 luglio del 1979, i malviventi alzarono il tiro. In azienda fu inviato un un vero e proprio commando, che uccise senza pietà questo giovane e onesto imprenditore. All’epoca, il Partito Comunista, di cui Nando era un militante, denunciò apertamente le ragioni alla base di quel terribile omicidio. E tuttavia gli assassini di Nando non sono mai stati individuati.

Barbara Corvi – 27 ottobre 2009 – Amelia (TE).
Madre di due figli maschi di 19 e 15 anni, Barbara scomparve nel nulla il 27 ottobre del 2009 dalla sua casa di Amelia, in provincia di Terni. Il giorno precedente, c’era stata in famiglia una forte discussione, segno di un clima di grande tensione. Alle 17.30 del 27 ottobre, Barbara fu riaccompagnata a casa dal marito, che però non rientrò con lei. Un paio d’ore più tardi, quando tutta la famiglia fece ritorno a casa, la donna era sparita. Da quel momento, non si sono più avute sue notizie. La svolta nelle indagini è arrivata nel mese di settembre del 2020, con la riapertura delle indagini. Roberto Lo Giudice e suo fratello Maurizio, marito e cognato di Barbara, finiscono indagati dalla procura di Terni per omicidio e occultamento di cadavere.

Luigia Esposito – 16 novembre 1996 – Sant’Anastasia (NA).
Luigia Esposito, 27 anni, fu massacrata senza pietà il pomeriggio del 16 novembre 1996, nelle campagne di Sant'Anastasia, in provincia di Napoli. La sua era stata una vita difficile: tossicodipendente, aveva vissuta un’esistenza ai margini della società. La sua morte fu decisa dal boss della zona in persona. La ragazza, infatti, aveva assistito, pochi giorni prima, all’esecuzione di Ciro Rispoli, un suo amico assassinato nell’ambito di una faida tra clan di camorra, diventato una testimone scomoda da eliminare. Un suo amico vicino al clan e successivamente divenuto collaboratore di giustizia, spinto dai rimorsi, tentò di dissuadere il boss, che però resto inamovibile: la ragazza andava uccisa. Luigia fu raggiunta da due killer armati di pistola. L’arma però si inceppò. La donna fu allora massacrata a colpi di pistola, ma, implorando pietà, tentò di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze. Allora uno dei due assassini si procurò un coltello e infierì sul corpo della povera ragazza con 23 coltellate.
L’omicidio di Luigia è stato al centro di un processo che però a lungo non ha avuto alcuno sviluppo. Solo nove anni più tardi un giudice, rimettendo a posto alcuni fascicoli, si accorse di quest’omicidio finito del dimenticatoio, nonostante il pentimento di uno degli assassini, le cui dichiarazioni avevano consentito di arrestare decine di persone. Non però i mandanti del delitto, di cui pure erano stati fatti i nomi. La storia di Luigia continuava a non interessare nessuno.

Vittorio Maglione – 10 aprile 2009 – Villaricca (NA).
Vittorio Maglione era un ragazzino di 13 anni. Frequentava la seconda media all’Istituto di Villaricca intitolato a Giancarlo Siani. La sua unica colpa è stata quella di essere nato2e cresciuto in un contesto familiare dal quale si sentiva profondamente lontano. Suo padre Francesco aveva intrapreso da tempo la via della delinquenza. Fin da giovane, aveva fatto esperienza del carcere, dove era finito con un’accusa di omicidio – da cui poi venne assolto per insufficienza di prove – per poi diventare un elemento di spicco del clan Ferrara, legato ai Mallardo e ai Casalesi. Sulle sue orme si era messo anche Sebastiano, l’altro suo figlio, trucidato a 14 anni da un branco di Mugnano per aver tentato di rubare il motorino alla persona sbagliata.

Francesco Ligorio – 11 novembre 2010 – Francavilla Fontana (BR).
Francesco Ligorio è stato ucciso a Francavilla Fontana l’11 novembre 2010. Aveva appena 18 anni. Il ragazzo si trovava a bordo di un Fiat Iveco, alla cui guida c’era un 38enne di Francavalli, Nicola Canovari, con precedenti penali per traffico di sostanze stupefacenti e ricettazione. Doveva essere proprio Nicola il vero obiettivo dell’agguato scattato intorno alle 5.30 del mattino, che però costò la vita a Francesco.

Nicola Sarpa – 31 dicembre 2009 – Napoli.
Nicola Sarpa, 24 anni, fu ucciso la notte di Capodanno del 2009 da un colpo di pistola esploso dalla figlia di un boss dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Il proiettile era stato sparato in aria, a scopo intimidatorio, perché nel palazzo di fronte abitavano esponenti di un clan rivale. Quella che oggi si chiamerebbe “stesa”. E Nicola ne fu vittima innocente.

Maria Chindamo – 6 maggio 2016 – Limbadi (VV).
Maria Chindamo aveva 44 anni quando, il 6 maggio del 2016, il giorno precedente il primo anniversario della morte di suo marito Vincenzo, scomparve misteriosamente. Una scomparsa che sembra essere il frutto di un piano ben studiato, che aveva previsto anche la manomissione preventiva dell’unica telecamera di sicurezza presente sul posto del rapimento.
Il dubbio del fratello Vincenzo è che l’imprenditrice possa essere finita nel mirino della ‘ndrangheta. Un’ipotesi questa avanzata dai familiari di Maria fin dall’inizio, ma poi caduta misteriosamente nel vuoto. A distanza di un anno dalla scomparsa della donna, le indagini sono riprese, a seguito di una lettera pervenuta a don Pino De Masi e in cui sono presenti dei particolari scottanti. Secondo le rivelazioni di un collaboratore di giustizia, che ha chiamato in causa nella vicenda gli interessi diretti della ‘ndrangheta, il movente del rapimento e del successivo omicidio sarebbero da ricondursi al rifiuto di Maria di vendere alcuni terreni di sua proprietà.

Marielle Franco – 14 marzo 2018 – Rio de Janeiro.
Marielle Franco, era una consigliera comunale di Rio de Janeiro, membro del Partito Socialismo e Libertà e attivista per i diritti umani. Afrobrasiliana, nata nella favela di Maré, a Rio de Janeiro, è rimasta vittima di una vera e propria esecuzione avvenuta intorno alle 21.30 del 14 marzo 2018, appena uscita da una riunione in cui aveva discusso della violenza contro le donne nere. Sul luogo dell’agguato sono stati trovati nove bossoli calibro 9. Secondo i rilievi balistici, i colpi sono andati quasi tutti a segno, circostanza che ha indotto gli investigatori a ritenere che a sparare siano stati sicari esperti. Una fonte della polizia di Rio, citata dalla Tv Globo, ha rivelato che i proiettili usati per uccidere la consigliera comunale provenivano da un lotto venduto dall’azienda CBC alla polizia federale di Brasilia nel 2006. Le autorità brasiliane continuano a non fornire alle famiglie delle vittime e alla società una risposta adeguata, rifiutandosi di fatto di individuare e processare i responsabili della loro uccisione, mettendo così in pericolo altri difensori dei diritti umani.

Felice De Martino – 6 gennaio 2000 – Ponticelli (NA).
Felice De Martino era un giovane fioraio di appena 21 anni. Fu ucciso a Ponticelli, un quartiere di Napoli, il 6 gennaio del 2000, in un agguato di camorra di cui però non era lui l’obiettivo. Felice si trovava in un bar di piazza Aprea per consumare un caffè. Improvvisamente, nel locale fecero irruzione alcuni sicari, che avevano il compito di uccidere il pregiudicato Armando Gammone, 23 anni, che però non si fece scrupolo di usare Felice come scudo. Per il ragazzo, non ci fu scampo.