#nonèmaiaccaduto. Paolo Bongiorno, 'u jurnataru dei diritti
Ho acceso per te un cero
che illumina notti insonni
quando pioggia nasce col chiarore
e picchia forte sui vetri
come colpi di lupara
a tradimento verso sera
bruciando il respiro dei polmoni
protetti da una ritta schiena
e quel muretto che al vento,
si sgretola di polvere
che grigia e pesante intasa l’anima
che giace e riposa in un cimitero
col tuo nome a rischiarare
il nuovo giorno, di fertile speranza
di un color fiorito
che sul volto del rinnovo rifiorisce
il suo abito dipinto in volo.
La giovane e intensa vita di Paolo Bongiorno viene descritta con efficace semplicità da Emanuele Macaluso in un'intervista di qualche anno fa: <>.
Ricordarlo nel sessantesimo anniversario dell'uccisione è un dovere ed un diritto, perché ricordarne la vita, il sacrificio ci consente di riappropriarci di un pezzo importante della nostra storia. Vogliamo ricordare Paolo Bongiorno con le parole di Alfonso Buscemi - Segretario generale Cgil – e di Maria Concetta Barba, Responsabile Legalità, Cultura, Giovani Cgil:
<< La CGIL non manca di ricordare e commemorare i “suoi morti” e il 27 settembre è un giorno che merita una riflessione in tal senso. Era, infatti, la sera del 27 settembre del 1960 quando, a Lucca Sicula, un vile commando mafioso uccideva barbaramente Paolo Bongiorno, Segretario della locale Camera del Lavoro. L’impegno di quest’uomo a difesa dei lavoratori con il Sindacato e all’interno del Partito Comunista, dove aveva militato fin dal 1944, lo portarono ad essere scelto come candidato Sindaco del Partito nelle elezioni che avrebbero dovuto tenersi nel novembre di quello stesso anno e che nelle intenzioni di chi lo aveva scelto avrebbe dovuto essere l’occasione giusta per una serie di cambiamenti sia a livello politico che, soprattutto, etico sociale.
Come si apprese da una lettera che Paolo stesso aveva scritto, avrebbe dovuto riunire i lavoratori per lo sciopero generale del 1 ottobre, ma non farà in tempo né a organizzare la manifestazione né a essere eletto.
A questa figura, di eroe suo malgrado, il Sindacato vuole perciò dedicare, come ogni anno una riflessione, perché la libertà intellettuale e morale di uomini come Paolo Bongiorno possa diventare il faro che guida il nostro agire in un mare sempre più in tempesta e in cui, fuori di metafora, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, acquisiti in anni di lotta, sono quotidianamente messi in discussione.>>
La poesia in apertura è di Fabio Strinati, un giovane poeta marchigiano a cui abbiamo chiesto cosa lo abbia motivato a scrivere una poesia per il giovane sindacalista e lui ci ha risposto: "Ho sempre pensato che il valore di un uomo lo si possa scovare dapprima nello sguardo, poi nel cuore. Ho sempre sostenuto (mai con un briciolo di dubbio né ripensamento), che la libertà risieda nella legalità; ecco, Paolo Bongiorno è stato uno di quegli uomini che dal solo sguardo, riuscivano a mettere sul campo: fiducia, coraggio, i veri valori. Quei valori che... spesso, al giorno d'oggi vengono meno. Ha intrapreso lotte, in un periodo e in un ambiente non facili: ha pagato con la morte le sue idee rivoluzionarie.
Il riscatto di una terra passa da scelte semplici. Paolo ha scelto la giustizia, i diritti, il lavoro. Scelte necessarie per guardare negli occhi i suoi figli e i suoi compagni. Scelte semplici e necessarie per stare dalla parte giusta. Contro la sopraffazione e i potenti. Avere la schiena dritta, in alcuni posti, significa essere semplicemente liberi e necessariamente scomodi. L’esempio e il sacrificio di Paolo ci raccontano di come si “deve” stare in Sicilia. Un dovere che dobbiamo esercitare per dare senso vivo alla memoria.