Filippo Gebbia. Trent'anni per sempre
di Carmela Pistone
E’ l’ultima domenica dell’estate ’86, a Porto Empedocle la temperatura non lascia ancora spazio all’autunno, è tardo pomeriggio e in Via Roma, pieno centro, si passeggia, si sta al bar, si beve qualcosa di fresco, si gusta un gelato.
L’atmosfera è tranquilla, serena, gradevole quando – d’improvviso – le luci si spengono, cala il buio pesto e partono le raffiche di spari. I fuochi d’artificio, avranno pensato gli avventori. Ma non è la festa patronale. E allora cosa sono? Cosa sta succedendo? Chissà quali sensazioni, quali emozioni avranno provato i presenti, capendo che a sparare sono i kalashnikov assassini, violenti e prepotenti dei mafiosi di Porto Empedocle. E’ il primo atto dello scontro tra “Stidda” e “Cosa nostra”. E’ la prima strage di Porto Empedocle che, lascerà a terra sei persone, tra cui 2 vittime innocenti. Una di loro è Filippo Gebbia, 30 anni, tanta vita ancora da vivere e tanti sogni da realizzare. L'altra è Antonio Morreale, un pensionato che si trovava lì davanti al bar.
Quel lontano 21 settembre 1986 è sempre presente come lama sottile conficcata nel cuore. Ogni anno, ogni giorno vivo di ricordi e di memoria la perdita di mio fratello è un dolore perpetuo, con cui tocca comunque convivere. Filippo era un ragazzo buono, fervente mariano, dedito al bene, lavoratore instancabile nella sua parrocchia e nel suo lavoro. Mio fratello, infatti, era un dottore chimico e lavorava presso una nota casa farmaceutica. Era felice, perché si era realizzato professionalmente e si sentiva soddisfatto al punto da pensare al futuro insieme alla sua ragazza. Filippo, certamente, non aveva fatto i conti con l’imprevedibile e l’inimmaginabile, non poteva mettere in conto la mano assassina che ha reciso la sua giovinezza, strappandolo alla vita e agli affetti più cari. Così, da quel lontano 21 settembre, porto avanti la sua memoria e il suo ricordo.
La sorella Leonarda condivide un delicato ricordo e condivide con noi il suo dolore forte, ma composto, la sua rabbia per la morte ingiusta del fratello, il suo impegno costante e determinato per mantenere viva la memoria di Filippo, che non lascerà mai spazio alla rassegnazione.