Trentacinque anni fa la camorra uccide Giancarlo Siani. Giancarlo è di tutti
di Ludovica Siani
Io non ho ricordi di Giancarlo. Quando sono nata lui non c’era già più. Io e mio fratello siamo cresciuti con una sua fotografia nella stanza. Nel salotto della casa dei miei nonni, dove abbiamo trascorso tanti momenti felici della nostra infanzia, c’erano pezzi di quella che era stata la cameretta di Giancarlo. Negli armadi ancora qualche camicia e dei dischi, sulle pareti i ritagli dei suoi articoli. Non c'era, ma era sempre lì. Tra le mura di casa e nella storia della nostra famiglia.
E io ho sempre pensato che fosse così, un dolore taciuto e incolmabile, una questione privata, tanto da non fare domande, perché le lacrime sul volto dei nonni o dei miei genitori erano insopportabili per dei bambini e lo sono ancora adesso da adulti. Non c’è e ci manca, Giancarlo, ci è sempre mancato, anche se non lo abbiamo mai conosciuto.
Mio fratello, che anche nel nome porta un po’ di Giancarlo, ha scelto di fare l’avvocato e di impegnarsi soprattutto nella tutela dei minori, la strada è stata tracciata ancora una volta da Giancarlo, dai suoi articoli e delle sue inchieste. Oggi Gianmario, mio fratello, è il presidente della Fondazione Giancarlo Siani, che lavora per ricordare nostro zio e tutti i giornalisti uccisi e minacciati e anche tutte le vittime innocenti di criminalità.
E io, che da bambina domandavo a mio nonno che cosa facesse un giornalista, ho scelto poi di provare a capirlo da sola.
Ho imparato con gli anni, grazie agli sforzi incredibili di mio padre, che con mia madre e pochi amici, ha fatto di tutto per tenere vivo il ricordo di suo fratello, che oggi Giancarlo è di tutti. Anche di quelli che come me non l’hanno mai conosciuto, ma leggendo i suoi articoli e ascoltando la sua storia hanno scelto di fare questo meraviglioso mestiere, di sapere di lui e di non dimenticarlo. È per loro che scrivo, per ringraziarli, per abbracciarli. Ho imparato che il mio dolore privato, quello della mia famiglia, non scompare, ma che è diventata una storia più grande, che non è più solo nostra. Da una vita spezzata per una vigliacca mano criminale, adesso c’è l’esempio di un ragazzo bello, allegro, sorridente, un bravo giornalista che ispira e illumina la strada di tantissime persone. Continuate a parlare di lui, leggete i suoi articoli.
Il 23 settembre Giancarlo riceve il tesserino da giornalista professionista, un riconoscimento che a distanza di 35 anni ci commuove.
Lo conserveremo accanto al tesserino verde di pubblicista, alla sua macchina da scrivere, alle fotografie, agli articoli battuti a macchina e corretti a penna, alla sciarpa con i colori del Napoli fatta a maglia da mia nonna, che ancora oggi noi nipoti portiamo allo stadio. Lo metteremo accanto ai libri di Giancarlo, che nella prima pagina riportano sempre la sua firma e la data, per una tradizione di famiglia.
Lo conserveremo con cura e sarà per noi un ricordo in più.