Parole di memoria

#nonèmaiaccaduto. La dignità di un riconoscimento giuridico

#nonèmaiaccaduto. La dignità di un riconoscimento giuridico

Esiste una legge, nel nostro Paese, che riconosce lo status di “vittima di criminalità organizzata di stampo mafioso” alle persone che sono state uccise dopo il 1° gennaio del 1961.
Nell’approfondire le storie delle vittime innocenti delle mafie, i cui nomi abbiamo raccolto in un lunghissimo elenco, ci è apparso in modo evidente che prima di quella data sono accaduti numerosi episodi gravissimi, in cui hanno perso la vita persone innocenti colpite dalla violenza mafiosa, in contesti chiaramente abitati da dinamiche tipiche della criminalità organizzata di stampo mafioso.
Negli anni abbiamo chiesto molte volte al Legislatore che questa grave ingiustizia fosse sanata, che la legge italiana riconoscesse formalmente la mafiosità di azioni criminose ai danni di cittadini che hanno perso la vita in situazioni non meno gravi rispetto alle persone che sono state uccise dopo il 1° gennaio del 1961.
Abbiamo chiesto che quella linea di demarcazione, tirata con un righello impietoso, fosse cancellata, permettendo così a tante storie di acquisire la dignità di un riconoscimento fondamentale per far ricongiungere la lettura storica a quella istituzionale.
È proprio sulle storie prive di riconoscimento giuridico che il nostro bisogno di costruire una memoria pubblica è diventato più forte, per provare a garantire, con la nostra cura, per le persone vittime e le loro famiglie un riconoscimento sociale che però oggi risente fortemente dell’assenza di quello istituzionale.
Sul finire di quest’anno di impegno, e per giungere nel 2020 a un anniversario importante come quello dei 25 anni dalla nascita della rete di Libera, avvertiamo la forte esigenza di riportare al centro del nostro agire la richiesta di eliminare quel limite temporale che ha chiuso in una scatola le vite di tante persone, ignorandone le storie come se non fossero mai esistite e disconoscendo gli avvenimenti che hanno causato quelle tragiche perdite, in alcuni casi vere e proprie stragi.
Vogliamo restituire diritti e dignità a chi ha perso la vita prima del 1961, perché la lotta alle mafie non conosce limiti di tempo e di spazio.
Ecco perché ripercorreremo proprio quelle vicende individuali che riportano all’oggi un passato che ha molto da raccontarci, per continuare a rinnovare il senso profondo del nostro agire: che nessuna vita sia considerata perduta al nostro ricordo e impegno, che nessuna persona resti priva della dignità della memoria.