12 dicembre 1994
Napoli (NA)

Palmina Scamardella

Una donna gentile, un'adulta - bambina, a cui piaceva trascorrere il tempo con i bambini, e che aveva finalmente coronato il suo sogno di maternità. Con crudeltà hanno spezzato la sua vita, l'hanno strappata via. Ma Palmina continua a vivere negli occhi e nelle parole dei suoi cari. L'amore che ha lasciato vive ed è trasmesso a tutti noi dai suoi familiari.

Palma Scamardella, da tutti chiamata Palmina, è una giovane mamma che vive a Pianura, quartiere della periferia occidentale di Napoli.  
È la seconda di due sorelle ed è molto legata alla famiglia. Quando sua sorella Maria si sposa, lei fa da testimone e sarà anche la madrina di battesimo della sua prima nipotina, Enza. Dopo pochi anni nascerà anche un secondo nipotino, Francesco, e Palma è una zia affettuosa, premurosa e sempre presente. Maria è spesso sola perché suo marito Gennaro va a lavorare, così Palma passa ogni giorno da lei per aiutarla un po' nelle faccende domestiche, ma soprattutto per passare più tempo possibile con i suoi adorati nipotini. Palma ama i bambini tanto che non solo fa la baby-sitter, ma aiuta e accoglie tutti i bambini bisognosi del quartiere. Ha un carattere allegro, è sempre ottimista e sorridente e, soprattutto, ha un grande cuore: se trova qualche bambino per strada che chiede l’elemosina, lei lo porta a casa sua per farlo mangiare e giocare un pò. 

La gioia di essere madre

Pochi anni più tardi, all’età di 33 anni, si sposa anche lei e da quell’amore nasce una bellissima bambina, Emanuela. È felice Palma, con il suo adorato marito e la sua tanto desiderata piccolina. Trascorrono così le giornate, in quella che sembra una serena quotidianità, scandita dall’amore familiare, dai giochi, dai sorrisi e dagli abbracci, dalla sua contagiosa gioia di vivere.
Si avvicina il Natale, Palma adora questo periodo dell’anno, ama rendere felice ogni membro della sua famiglia con dei piccoli regali, già pensa a cosa regalerà ai suoi due nipoti e alla sua bambina per stimolare la loro fantasia. Il periodo che precede il Natale la rende ancora più allegra e solare del solito; è molto credente e vive quella festività con profonda devozione e grande gioia.

Il 12 dicembre 1994

È il 12 dicembre del 1994, Palmina è a casa sua; lei abita al piano superiore della palazzina, mentre sua madre Anna al piano inferiore. Lei con il marito ed Emanuela, di soli 15 mesi, hanno appena pranzato giù dalla nonna come spesso accade. Sua sorella Maria quel giorno non li ha raggiunti perché Enza ha la febbre. Sono quasi le 14 quando Palma lascia la sua bambina in braccio alla nonna e si dirige su per le scale, per andare a prendere qualcosa che ha dimenticato a casa sua. Percorre così la scala esterna che la porta al piano superiore, quella scala coperta di foglie di vite che impediscono dall’esterno di riconoscere chi la percorre. Mentre sale quelle scale è assorta nei suoi pensieri e non può certo immaginare che a pochi metri di distanza ci sono dei sicari appostati. Il loro obiettivo è Domenico Di Fusco, fedelissimo dei fratelli Lago ed esponente di spicco dell’omonimo clan, che abita proprio nella palazzina adiacente a quella dove abita Palma. Il clan Lago è un clan camorristico operante a Pianura, molto attivo in questi anni soprattutto nel ciclo del cemento, nell’abusivismo edilizio, oltre che nel racket delle estorsioni, nello spaccio di droga e in omicidi. Gli inizi degli anni Novanta – fino ai primi anni della decade successiva - vedono il clan Lago contrapporsi in una violenta guerra dapprima contro il clan Contino e poi contro il clan Marfella, per il controllo del territorio e la spartizione delle piazze di spaccio e delle estorsioni della zona di Pianura.
Così, quando i killer scorgono quella sagoma che si muove dietro il fogliame entrano in azione e sparano una raffica di colpi, credendo che quello sia il loro bersaglio. Ma quella sagoma non è Domenico Di Fusco, è Palma, che viene colpita alla tempia da uno di quei proiettili sparati con una pistola calibro 9. Palma muore così, in un giorno freddo di dicembre. Sua mamma e suo marito, sentendo quegli spari escono di casa, si girano intorno, cercano Palma, ma non possono immaginare quello che di lì a poco si sarebbe presentato davanti ai loro occhi. La loro amata Palma giace in una pozza di sangue su quelle scale che separano le due case. Quelle scale percorse milioni di volte per vedersi e stare insieme, quel pomeriggio vedono interrompersi bruscamente i sogni, le speranze, la gioia di vivere di una mamma di appena 35 anni. Inutile sarà la disperata corsa per raggiungere l’ospedale San Paolo dove Palma arriverà già morta, lasciando nel dolore e nella disperazione i suoi familiari.
La piccola Emanuela sarà poi adottata da zia Maria e suo marito Gennaro, che la cresceranno come una terza figlia, cercando di farla sentire amata e protetta come avrebbe fatto la sua dolce mamma.

Vicenda giudiziaria

Purtroppo non è stato possibile individuare e assicurare alla giustizia gli esecutori materiali e i mandanti dell’omicidio di Palma. Ma quello che è emerso con estrema certezza dalle indagini effettuate dagli inquirenti e che è stato cristallizzato con l’attribuzione dello status di Vittima innocente di mafia, è che Palma e la sua famiglia erano completamente estranei alle dinamiche criminali e mafiose e che i killer, quel 12 dicembre, hanno premuto il grilletto pensando, erroneamente, di colpire il loro bersaglio, Domenico Di Fusco.

Memoria viva

Sedici anni dopo la morte di Palma, nel 2010, nasce un’associazione a lei intitolata con la speranza, non solo di tener vivo il suo ricordo, ma anche di poter concretamente aiutare chi ne ha bisogno. Dal 2012, infatti, l’Associazione ha istituito una borsa di studio rivolta agli studenti più meritevoli dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Falcone” di Pianura, quartiere dove Palma è cresciuta e vissuta.

I miei nonni erano contadini. Seminare era la loro arte.
Siamo vicini al Natale, oggi sogno ancora.
Il 12 dicembre ricorre l'anniversario dall'uccisione di Palma.
Voglio credere e sperare che da quel sangue possa nascere un fiore. Che non sia stato vano.
Voglio credere che quel sangue possa scuotere la coscienza, anche, di uno solo di quei ragazzi "diversamente liberi" e sperare che qualcosa cambi, ognuno facendo la propria parte. Sperando sempre che domani non ci sia un'altra Palma Scamardella.
Oggi, con i miei passi lenti, cerco di seminare. Per te, per noi.
Per far sì che, domani, possa essere ancora Natale.
Emanuela Sannino - figlia di Palma