30 agosto 1978
Pagani (SA)

Antonio Esposito Ferraioli

Tonino non è passato invano. Non passerà invano finché i sogni, le speranze, le battaglie di Tonino a difesa del lavoro e della sua dignità troveranno testa, gambe e cuore in chi non lo ha conosciuto di persona ma ha imparato ad amarlo. Amare lui e la sua grande lezione di libertà.

Pagani è un agglomerato di chiese e cemento che segna il confine tra le province di Napoli e Salerno. Un paesone che non sa scegliere a quale periferia aderire in quella terra di mezzo che è l’Agro nocerino-sarnese. 
E' qui che nasce il 25 aprile  del 195 Antonio Esposito Ferraioli, per tutti Tonino. Cresce impegnandosi con gli scout, il suo impegno presto si trasformerà in passione per le lotte politche.Tonino, è un giovane cuoco impiegato alla mensa dello stabilimento paganese della FATME, azienda leader nel settore dell’elettronica. La passione per l’impegno sociale avuta fin da giovanissimo con gli scout si trasforma in quegli anni in fervore politico. Tonino si iscrive al Pci e alla Cgil, diventando delegato sindacale. Questo ragazzo impegnato ama profondamente il suo lavoro, è scrupoloso nel preparare i pasti per i colleghi operai e per i loro figli, ospitati nell’asilo nido dello stabilimento. Un posto tranquillo, lontano dalla “monnezza” di quegli anni. A Pagani la guerra di camorra imperversa per le strade. Da un lato i fedelissimi di Raffaele Cutolo, decisi a espandere il dominio del “professore”, dall’altro i camorristi locali legati alla Nuova Famiglia di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso. Si spara così tanto che alla città viene dato un soprannome eloquente: “far west”.

La decisione di denunciare

Nel 1978 Tonino ha 27 anni. È come sempre al lavoro quando si accorge che la fornitura di carni arrivata nella sua cucina è marcia, avariata. Da tempo, in veste di delegato sindacale, si batte per migliorare la qualità delle forniture e per i diritti salariali dei suoi colleghi. Quando la partita di carni arriva in mensa pensa che è ora di dire basta, che il limite è superato: quella “fetenzia” era il risultato di una truffa ai danni della Comunità Europea messa in atto dalla camorra e da alcuni amministratori comunali. Le battaglie in fabbrica allora non bastavano più. Tonino decide di denunciare. Ma non fa in tempo.

Il 30 agosto del 1978

È il 30 agosto del 1978. L’accozzaglia di abitazioni popolari a due passi dal centro è il rione palazzine. A pochi minuti da mezzanotte una A112 blu con i fari spenti si ferma all’angolo di via Zito. Fa caldo, c’è un’aria strana. Quella notte Tonino fu ammazzato barbaramente. Fu un attimo. Due colpi di lupara alla schiena e Tonino si accasciò a terra in una pozza di sangue. L’auto scappò, le finestre restarono mute nel caldo umido di agosto, nessuno parve accorgersi di niente. Lei invece vide tutto. Lei è Angela, la fidanzata di Tonino. Viveva in via Zito. La macchina di Tonino era parcheggiata lì di fronte. Tonino stava rientrando a casa dopo la solita serata trascorsa insieme. Lei lo accompagnava dall’alto con lo sguardo verso la sua Citroen. Avrebbero dovuto sposarsi di lì a breve, ma il sogno di una vita si frantuma in quegli istanti, con quei colpi secchi risuonati nel silenzio della sera. La corsa all’ospedale serve a poco. Dopo un’ora Tonino muore. Ammazzato. A 27 anni.
Nell’anno di Aldo Moro, come per Peppino Impastato, di Tonino nessuno si accorse. Eppure era un’altra morte che puzzava di politica e mafia. In pochi restarono a lottare. I compagni di partito, il sindacato, gli amici di sempre. I familiari si rinchiusero in un silenzio di dolore mentre la città dimenticava in fretta quel ragazzo, chiusa in silenzi di vergogna.

Tonino era, è un ragazzo come tanti, con i suoi sogni, faceva lo scout, il cuoco. Non ha chinato la testa non si è fatto corrompere. Non si può trasmettere la legalità se non la si vive. Di questi tempi in cui è più facile tacere e far finta di non vedere, la legalità non è qualcosa che si insegna, ma si consegna giorno per giorno, con i gesti, gli esempi, quotidiani.
Mario - fratello di Tonino

Vicenda giudiziaria

Giustizia non è stata fatta. Gli assassini sono tuttora a piede libero in una città che conosce facce e nomi. Perché per Tonino non c'è mai stato un processo. Dopo la morte gli inquirenti avviarono una intensa attività investigativa non arrivando però a riscontri concreti. Voci e sospetti negli anni hanno circondato la vicenda. Il barbaro omicidio, secondo quanto stabilito in un dibattimento alla Camera dei Deputati nel 1980, sarebbe riconducibile ad ambienti vicini al clan di Salvatore Serra, detto “Cartuccia”, che all’epoca esercitava un controllo diretto sulle aziende della zona. Sotto accusa finirono il pregiudicato Giuseppe De Vivo, detto “o russ”, e l’imprenditore e politico della Dc cittadina Aldo Mancino, poi prosciolti per insufficienza di prove. Nel 2001 un’apparente svolta. Le dichiarazioni del pentito Biagio Archetti fecero riaprire l’inchiesta, proprio quando l’amministrazione comunale di allora istituiva il Premio Legalità “Esposito Ferraioli”. Il collaboratore di giustizia accusava nuovamente Mancino e De Vivo di essere i mandanti dell’assassinio. I due erano i titolari della ditta che aveva appaltato la mensa in fabbrica. Le indagini, riavviate dal PM antimafia Vito Di Nicola, si risolsero comunque in un nulla di fatto. La svolta arriva però negli ultimi anni. La battaglia della famiglia e di un gruppo di avvocati per il riconoscimento dello status di vittima innocente riesce a raggiungere un esito positivo. Una sentenza del Tribunale di Nocera Inferiore, ricostruendo il contesto di quegli anni e il clima che si respirava in quella fabbrica, ha restituito a Tonino un pezzo di verità che soltanto in pochissimi avevano pronunciato fin dall'inizio. Quello di Tonino è un omicidio di camorra. Tonino è una vittima innocente.
 

Intervista a Mario, fratello di Antonio

Memoria viva

Bisognava tirarla fuori dall’oblio la storia di Tonino. A tutti i costi. Bisognava mettersi al lavoro, accanto alla famiglia, per restituire a questo ragazzo la dignità della memoria. Il Premio che ne porta il nome istituito dal Comune, la rassegna enogastronomica dell’Alberghiero di Pagani dedicata a lui, la masseria Antonio Esposito Ferraioli confiscata alla camorra e restituita alla collettività ad Afragola. E poi ancora il Presidio di Libera a Pagani. 

Il cortometraggio "Tonino", dedicato alla memoria di Antonio Esposito Ferraioli, è una produzione CGIL e Flai-Cgil assieme alla Fondazione Polis, associazione culturale "Ambress'...am press" e il Presidio Libera a Pagani "Antonio Esposito Ferraioli" in collaborazione con il Giffoni Experience.

A gennaio 2023 l’associazione Nonna Roma, assieme al Presidio “Roberto Antiochia” del II Municipio di Roma, ha deciso di intitolare a Tonino il nuovo emporio solidale, realizzato nel bene confiscato di via degli Equi.

Un emporio della carità intitolato a mio fratello è un gesto fatto col cuore dai volontari, ma è anche un gesto coraggioso per ricordare chi ogni giorno lottava attraverso la pratica della legalità. (…) La legalità è qualcosa che non si insegna, ma si “consegna”, giorno per giorno, con gesti ed esempi quotidiani.
Mario Esposito Ferraioli, fratello di Tonino
Il trailer ufficiale di "Tonino", cortometraggio dedicato alla memoria di Antonio Esposito Ferraioli.