L’ironia animava da sempre la penna ma anche le azioni del dottor Luigi Ioculano, per tutti Gigi. C’è chi lo ha definito il “Peppino Impastato calabrese”, ma Luigi Ioculano era semplicemente un uomo onesto e allegro, che amava la vita e amava la sua città, Gioia Tauro.
Nasce il 27 aprile del 1941 a Seminara, ma da giovanissimo si trasferisce a Gioia Tauro, città in cui cresce e crea i suoi primi legami di amicizia. Dopo aver conseguito la maturità, si iscrive all’Università di Messina per studiare medicina. E’ a Gioia Tauro che apre il suo ambulatorio medico, la città in cui sceglie di vivere e di formare la sua famiglia. La città che ama.
E’ sempre impegnato nella vita cittadina il dottor Ioculano, promotore di tante iniziative, non conosce un altro modo di vivere il suo essere cittadino, se non quello di interessarsi della “cosa pubblica”. Cerca sempre di fare spazio alla bellezza, per tutti è il medico gentile.
Gigi, così lo chiamavano i suoi amici, si innamora di Rosaria con la quale si sposa, si sono conosciuti nel 1963, quando ancora è uno studente universitario. Simona e Ilaria arriveranno poco dopo per allargare la famiglia e dare la possibilità ai due di crescerle con amore, trasmettendo loro i valori di giustizia e onestà.
Rosaria insegna lettere alle scuole superiori di Gioia e Gigi trascorre le giornate nel suo ambulatorio: sono in tanti i pazienti del suo studio medico. Spesso la moglie lo aiuta nella gestione dello studio medico, la coppia da sempre è abituata ad aiutarsi e a condividere ogni scelta, ogni aspetto della loro vita coniugale. Il suo studio si trova nella centrale via Roma, il fratello Gaetano e la sorella Giovanna gestiscono la farmacia e nello stesso palazzo si trova anche la sua abitazione.
Era molto generoso, un grande idealista e soprattutto era una persona pulita nell'animo e nella mente.
Nel 1989 fonda insieme a un gruppo di amici l’associazione culturale Agorà, dal greco piazza. Perché è convinto che a Gioia Tauro ci sia bisogno di creare spazi di dialogo, di ascolto e di parola per prendere parte alla vita cittadina e la cultura è lo strumento che l’associazione mette in campo. Gigi è il primo presidente dell’associazione che promuove eventi culturali e sociali. Grazie alle attività dell’associazione, in pochi anni il palcoscenico del Teatro Politeama ospita più di 70 spettacoli con la partecipazione di tantissimi attori di fama nazionale.
L’associazione cura anche un periodico, di cui Gigi è uno dei principali promotori e non fa mai mancare il contributo di suoi articoli. Attraverso questi ultimi denuncia pubblicamente gli interessi malavitosi e difende i valori di giustizia e di legalità. Sa che è la cultura che può incrinare il potere delle ‘ndrine e non ha paura di denunciarlo. La chiarezza delle sue posizioni e la sua mitezza lo rendono un cittadino e un professionista stimato.
Abbiamo individuato quindi nella cultura una delle terapie più utili per contribuire a guarire la società gioiese dai malanni e dai veleni che l’appestano, convinti come eravamo che più l’uomo è istruito e colto, più sa servirsi con discernimento di tutto ciò che conosce, usandolo per il bene e per l’uomo, certamente non per il male e contro l’uomo.
Questo lo sanno anche i vertici della cosca Piromalli, egemoni nella Piana. Luigi è un “cattivo esempio” e sta creando non pochi problemi ai loro interessi. Gigi conosce Pino Piromalli, sono cresciuti insieme. Capita in certi luoghi, i bambini non fanno distinzioni, non sono in grado di farlo e non hanno colpe. Ma le strade dei due si dividono da adulti per le differenti scelte che hanno fatto.
L’impegno politico
Gigi è un medico, un medico del corpo e delle anime. Arriva un momento in cui decide di utilizzare la sua professione anche al fine di curare i malanni di quello che è diventato il suo paese, un paese in cui la presenza della mafia si respira forte,un paese permeato dalla cultura mafiosa.
Il suo entusiasmo è contagioso, è un appassionato e riesce a trasmettere a chi gli sta intorno la passione e la voglia di cambiamento. Sa di vivere in un contesto difficile, riconosce la presenza asfissiante della ‘ndrangheta che condiziona troppo spesso la vita politica di Gioia Tauro. Ma tutto ciò non lo ferma, anzi la passione per la verità, ha sempre costituito la spinta all'impegno, a non girarsi dall’altra parte e a denunciare. Le sue non sono mai denunce finalizzate a sé stesse, ma sono dettagliate, competenti e vanno nell’interesse della salute di tutti. Per questo è attento alle questioni inerenti alla sanità e alla gestione degli appalti pubblici relativi all’Ospedale di Gioia Tauro, inaugurato nel 1973.
La moglie Rosaria cerca in ogni modo di convincerlo a non impegnarsi politicamente, a trascorrere più tempo in famiglia. Sono anni complicati per la vita politica di Gioia Tauro quelli. La cosca Piromalli – Molè si spartisce il controllo del territorio e in particolare i controllo del porto, uno dei più grandi del Mediterraneo, insieme alla cosca dei Pesce - Bellocco di Rosarno. Le cosche, come dimostrato negli anni da diverse vicende processuali, avevano sempre i propri referenti politici, sia di destra e sia di sinistra. In particolare, gli interessi delle cosche non avevano a che fare solo con la gestione del Porto, ma anche negli appalti pubblici e nella sanità.
Due sindaci della città nella prima metà degli anno Ottanta erano stati condannati in via definitiva per aver agevolato gli interessi mafiosi e imprese riconducibili alla ‘ndrangheta nella gestione dei rifiuti. Nel 1987 il sindaco di Gioia Tauro, Vincenzo Gentile, muore vittima di un agguato perché non si è prestato in toto alle richieste della ‘ndrangheta.
Nel 1995 Gioia Tauro vive un periodo di fermento politico nuovo, si candida a sindaco Aldo Alessio, sindacalista e dirigente della FINLEA CGIL, sostenuto da un movimento conosciuto come la “primavera gioiese”. Un uomo che da sempre aveva sostenuto tante battaglie ambientaliste, esponendosi in prima persona. Luigi Ioculano, nonostante appartiene all’opposta fazione politica che sostiene Alessio, si lascia coinvolgere. E’ entusiasta delle nuove energie, la speranza torna a fare capolino nella vita politica della sua città. E’ convinto che tutto ciò rappresenti un grande cambiamento.
L’aggressione
Il dottor Ioculano lavora come consulente esterno dell’amministrazione comunale su questioni relative alla sanità. Tutti conoscono lo stato in cui versa l’ospedale di Gioia Tauro, gestito praticamente dalla famiglia Tripodi, alleata dei Piromalli, e senza la figura del primario di chirurgia, rimasto chiuso per ferie per carenza di personale. Il nuovo sindaco Alessio dà priorità nel suo mandato a risolvere le problematiche relative all’ospedale e nel luglio del 1995 riesce a convincere il dott. Gerace, chirurgo presso l’ospedale di Palmi, ad assumere l’incarico di primario, l’unico da accettare perché la gestione Tripodi spaventava chiunque altro.
Ioculano gioca un ruolo di primo piano, essendo uno dei sostenitori alla nomina di Gerace e alla necessità di gestire la sanità pubblica non in maniera privatistica, secondo gli interessi della ‘ndrangheta. Ioculano si reca insieme al sindaco a Palmi per convincere il dottor Gerace ad accettare l’incarico con la promessa del sostegno da parte dell’amministrazione comunale al suo operato. Così il 10 luglio Ioculano fa parte della della delegazione comunale in visita presso l’ospedale per verificare la situazione e dare il benvenuto al nuovo primario. In quell’occasione Ioculano è vittima di un’aggressione fisica da parte del chirurgo Francesco Tripodi. Subito il dottor Ioculano è accompagnato presso l’ospedale di Palmi per farsi visitare, ha delle contusioni sul volto, sul collo e alle gambe e decide di sporgere denuncia.
In tanti provano a convincerlo a ritirare la denuncia, anche Pino Piromalli; lo stesso dottor Tripodi gli chiede scusa pubblicamente. Ma Gigi va avanti. Il processo per l’aggressione si concluderà nel 2004 per prescrizione.
L’amministrazione guidata da Alessio dura però poco e nel 1996 a Gioia Tauro si torna a votare. Alessio vince, ma non riesce a formare una maggioranza per cui il Comune viene commissariato. A maggio del 1997 si torna alle urne e questa volta Alessio riesce a ottenere undici consiglieri comunali e a formare la maggioranza.
Anche in quest'occasione il dottor Ioculano ha sostenuto la sua candidatura, proponendo anche la candidatura di un suo familiare. Fondamentale per la vittoria è il suo sostegno, che tanto si è speso nei mesi precedenti a favore di un progetto politico in cui crede fortemente. Ioculano vede in Alessio il volto pulito della sua terra, sente crescere in sé la speranza di un cambiamento ispirato alla trasparenza e alla legalità.
Presto però il dottore Ioculano si trova in netto contrasto con le scelte della nuova amministrazione comunale, soprattutto sulla questione dei rifiuti.
Sul tavolo amministrativo arriva il progetto avviato dal Comune di Palmi di installare un termodistruttore alle porte di Gioia Tauro. “Vorremmo sapere dal sindaco – scrive Ioculano su Agorà a dicembre 1997 – se e quali iniziative ha intrapreso, a tutela dai possibili danni all’ambiente e alla salute pubblica (…) e se non ha intraprese, perché? Perché, convinto dell’assoluta innocuità del termodistruttore?”
Si scontra con lo stesso sindaco nel quale aveva fermamente creduto sino ad allora e si oppone con forza alla costruzione del termovalorizzatore, che rappresenta il fallimento dei principi cardine delle battaglie di una sana amministrazione che si impegna per la salute dei propri cittadini, essendo dannoso per la salute di tutti e non risolutivo per la gestione dei rifiuti. In questi ultimi mesi non si risparmia e denuncia apertamente da medico e da cittadino i rischi per la salute pubblica che avrebbe comportato la creazione dell’impianto, progetto peraltro approvato dall’amministrazione sui terreni occupati dai Piromalli.
Nel 1997 tutte le sue energie, con le figlie ormai adulte che vivono lontane, sono rivolte al tentativo di fermare i lavori di costruzione del termovalorizzatore. Che sarà poi realizzato, unico in Calabria, e nel 2017 sarà al centro dell’inchiesta Metauros. L’inchiesta fa luce sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste attraverso un’attività di estorsione incisiva e capillare a tutte le società che negli anni si sono succedute nella gestione del termovalorizzatore.
Luigi Ioculano è sempre più solo.
Il 25 settembre del 1998
Come ogni mattina, il dottor Ioculano arriva molto presto nel suo studio e c’è già qualcuno che lo aspetta per ritirare una ricetta. Appena si siede alla scrivania il dottore si accorge di non avere gli occhiali e decide di salire in casa per recuperarli e ne approfitta per portare nella sua abitazione anche una busta di fagiolini che l’uomo gli ha portato, visto che ne va ghiotto. Ed è allora che incontra sul pianerottolo il suo killer, che esce dal nascondiglio e gli spara quattro colpi di pistola, due al petto e due alla testa. Ha 57 anni.
Dopo il suo omicidio, la moglie sceglie di lasciare Gioia Tauro e raggiunge le figlie ormai laureate. L’associazione Agorà, privata della sua figura più carismatica, si scioglie poco dopo.
Vicenda giudiziaria
La Procura di Palmi avvia le indagini, diverse le piste investigative, tra cui la possibilità che Gigi avesse rifiutato di curare un latitante.
Il processo per l’omicidio Ioculano, dopo tanti tentativi di depistaggi, inizierà nel 2003. A essere accusati dell'omicidio sono Pino Piromalli, Domenico Molè, Consolato Caccamo e Rocco Pasqualone. Alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia – saranno molte di più negli anni successivi alla sentenza definitiva – e soprattutto le testimonianze della famiglia.
Il fascicolo arriva nelle mani di un giovane magistrato della procura di Palmi, Stefano Musolino, oggi sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, che ancora oggi ricorda quel tortuoso iter processuale definendolo “una ferita ancora aperta”.
La pronuncia della Corte d’Assise di Palmi arriverà il 20 aprile del 2007 disponendo la condanna all’ergastolo per Pino Piromalli e Rocco Pasqualone, e l’assoluzione per gli altri due imputati.
“La soppressione dello Ioculano – scrissero i giudici – fu studiata non solo per riaffermare il primato del potere mafioso, ma pure per renderlo chiaro all’intera collettività gioiese”.
Il successivo 19 giugno del 2009 arriva però la doccia fredda: la Corte d’Assise d’Appello revoca quelle condanne, assolvendo gli imputati per insufficienza di prove. Secondo i giudici non era stato dimostrato come “la lotta iniziata contro l’Alessio avrebbe determinato gravi conseguenze per la cosca” o l’effettiva utilità derivante a Piromalli dalla costruzione del termodistruttore. “Tuttavia – scriveva la Corte – potrebbe obiettarsi che l’omicidio di un personaggio come lo Ioculano non poteva avvenire senza il consenso della cosca dominante, ma trattasi di considerazione più sociologica che giuridica”.
Il 31 marzo del 2010, la Corte di Cassazione conferma la sentenza di secondo grado e respinge il ricorso della Procura della Repubblica di Palmi perché considera troppo fragili gli elementi che avrebbero dovuto dimostrare la partecipazione concreta del boss Piromalli all’omicidio.
Ancora oggi non sono stati individuati né il mandante né l’esecutore.
Piromalli, che si trovava in carcere per altri reati, è tornato in libertà a marzo del 2021.
Fino ad allora non conoscevo la storia di Luigi Ioculano. Per me fu una straordinaria scoperta verificare l’intensità del suo percorso umano (...). Perniciosi interessi che si nutrono della nostra atavica pigrizia e indolenza, hanno fatto di tutto perché fosse dimenticato, perché non potesse diventare un modello, uno dei punti di riferimento di cui abbiamo tanto bisogno. Ma forse un giorno riusciremo a cambiare questa stanca, provinciale dimensione culturale; ci prenderemo cura della memoria dei nostri martire e ne faremo il punto di partenza per un futuro diverso, più aperto e libero. Scopriremo allora il sorriso e la passione di Luigi Ioculano, in arte medico, ma per vocazione e, quindi, per passione, politico e prima ancora uomo vero di questo nostro pezzo di terra.
Memoria viva
Un mese dopo il suo omicidio, l’associazione Agorà pubblicò un numero speciale del periodico con una raccolta di scritti di Gigi.
Nel 2011 la casa editrice Aracne ha pubblicato il libro "A mani libere", una raccolta di racconti di eventi realmente accaduti, frutto dei laboratori didattici organizzati dal Museo della ndrangheta nell’anno scolastico 2009–2010 presso undici Istituti Superiori calabresi e siciliani, in collaborazione con le Province di Reggio Calabria, Messina e Vibo Valentia. Tra le storie raccontate anche quella del dottor Ioculano.
Nel 2012 i volontari del presidio di Libera Cuorgnè decidono di dedicarlo alla sua memoria.
Nel 2018 Inquieto notizie pubblica un video con immagini di repertorio di una sua intervista in occasione dei 20 anni dal suo omicidio.
... è giusto però che la fiducia e la speranza non muoiano, e non devono assolutamente morire...