La memoria per un futuro diverso. Le parole di Ilaria Ioculano dal Circo Massimo
Vi do il benvenuto, anche da parte di noi familiari, alla XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Questa giornata, come tutte quelle che l’hanno preceduta e quelle che seguiranno, è per noi familiari un percorso di memoria e un percorso di dolore. Rileggere i loro nomi e ripercorrere le loro storie vuol dire ripercorrere quel solco infinito di vuoto e disperazione tracciato da chi con la violenza li ha barbaramente strappati alla vita e al futuro, sottraendoli ai loro affetti, sottraendo a noi un genitore, un figlio, un fratello, negando loro la possibilità di vedere crescere i loro figli o nipoti e ai nipoti di conoscere i propri nonni. Vite rese monche dalla violenza criminale con l’aggravante spesso della complicità dei silenzi di chi intorno vede e sente ma si gira dall’altra parte, si tappa le orecchie e si cuce la bocca. Vite strappate più volte, dalla violenza animale prima, dall’indifferenza di chi sa dopo, e infine dall’assenza di verità e giustizia.
Quella giustizia che tutti noi ci attenderemmo come DOVEROSO TRIBUTO nei confronti di chi ha speso la propria vita per battaglie di civiltà e giustizia. E non parlo semplicemente dei tanti nomi noti (di magistrati o appartenenti alle forze dell’ordine ) ma anche e soprattutto di quelle persone che nel silenzio stampa dei giornali e della memoria generale hanno fatto la vera antimafia sociale. Andate a leggere le tante storie dei tanti Luigi Ioculano, uomini liberi, e scoprirete che ognuno di noi e ognuno di voi può fare la differenza, ognuno di noi può fare paura alle mafie, ognuno di noi e di voi può fare la vera antimafia sociale. Perché, come diceva Luigi, per gli amici Gigi, in arte medico ma prima ancora cittadino e uomo VERO:
L’importante è non desistere nell’interesse superiore della nostra città.
E ancora… abbiamo assoluto bisogno di ordine, sentiamo inderogabile la necessità dell’affermazione delle regole, siamo fortemente bisognosi di normalità, avvertiamo ardente il bisogno di trovarsi tra cittadini che si possano sentire orgogliosi di essere tali, ricchi di senso civico e senso di appartenenza.
Ognuno di noi dunque faccia la sua parte: non possiamo affidarci solo alle istituzioni, perché le istituzioni, a volte pigre e indolenti, sono fatte di uomini che possono commettere errori, più o meno consapevolmente. Basta, demandare agli altri i compiti e le responsabilità, ognuno di noi nel proprio piccolo è chiamato a fare la sua parte, a combattere le battaglie di civiltà con coraggio, mai cedendo a facili compromessi, mai chinando la testa dinanzi al potere mafioso o al fascino della corruzione ma andando avanti con dignità e a testa alta senza doversi mai vergognare.
Solo così potremo onorare quel debito di memoria nei confronti di chi ha perso la vita per noi e pretendere a gran voce che le istituzioni non ci abbandonino. Perché, se oltre 1000 sono i nomi conosciuti delle vittime, sconosciuti sono nell’80% dei casi i nomi dei loro carnefici. Mi chiedo… com’è possibile? E soprattutto, come può un paese normale che vuole definirsi civile sopportare un debito di giustizia così pesante? … noi, dunque, onoriamo il debito di memoria ma pretendiamo che le pigre istituzioni onorino il loro debito di verità e giustizia.
Solo pochi giorni fa e non lontano da qui in un posto meraviglioso noi familiari abbiamo reso omaggio alle tante, troppe di vittime innocenti di mafia i cui nomi sono incisi su una lapide all’ingresso di Villa Oslo che ospita la “Casa del jazz”. Non lontano da qui esiste un luogo, un meraviglioso parco, la cui storia è significativa: è stato per anni la villa del boss della banda della Magliana, il fulcro del potere decisionale della mafia di Roma, che grazie alla legge sulla confisca dei beni criminali è stato destinato ad uso sociale, riconvertendosi in un polo musicale che diffonde musica, e cultura al cui ingresso ci accoglie, accoglie tutti, ricordando quanto la cultura, l’impegno sociale, le battaglie per l’affermazione dei diritti, la ricerca della verità e della giustizia, FONDAMENTALI in una società civile, costituiscano una MINACCIA per il potere mafioso al punto da uccidere chi li persegue. Credo sia una degli esempi più belli e SUGGESTIVI di come dal marciume mafioso possa nascere qualcosa di buono, in grado di dare a tutti una prospettiva di trasformazione e di rinascita. E spero fermamente che con l’aiuto dell’amministrazione comunale, presente quel giorno proprio insieme a noi, quel luogo e quell’ingresso venga ulteriormente valorizzato diventando magari un polo museale, di percorso dalla cultura mafiosa alla cultura della legalità, dalla mafiosità alla civiltà.
Chiudo con un invito a voi giovani:
Prendetevi cura della memoria dei nostri martiri, i loro ideali siano i vostri pensieri, veicolateli con la vostra voce, combattete le loro battaglie con le vostre azioni, fateli camminare con le vostre gambe, fatene il punto di partenza per un futuro diverso.
Ilaria Ioculano, figlia di Luigi Ioculano