Parole di memoria

Sergio Cosmai. Medaglia d'oro al Merito Civile alla Memoria

Sergio Cosmai. Medaglia d'oro al Merito Civile alla Memoria

Lo scorso 2 novembre a Roma, presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, io e i miei figli abbiamo ricevuto dalle mani del Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Dott. Cosimo Maria Ferri, la Medaglia d’oro al Merito Civile alla Memoria conferita al Dott. Sergio Cosmai con la seguente motivazione:

Direttore della Casa Circondariale, pur consapevole del grave rischio personale, attivava una ferma azione di contrasto nei confronti delle feroci cosche ‘ndranghetiste locali, volta al ripristino e al mantenimento della disciplina e della legalità dell’istituto penitenziario. Per tale coraggiosa azione, tesa a recidere posizioni di privilegio tra i reclusi, cadeva vittima di un efferato agguato ad opera della criminalità organizzata, immolando la propria vita ai più nobili ideali di legalità e di giustizia.

Splendido esempio di elette virtù civiche e non comune senso del dovere profusi fino all’estremo sacrificio. 12 marzo. Cosenza

Sono passati trentadue anni da quel 12 marzo, quasi trentatrè, ma ogni parola, ogni virgola della bellissima motivazione letta dal Capo del DAP, Dott. Santi Consolo, riapriva ferite mai rimarginate e, al contempo, ci riempiva di orgoglio.

L’istituzione finalmente riconosceva la grandezza del funzionario dello Stato e dell’Uomo la cui statura morale è stata per la sua famiglia esempio e sostegno in questi lunghi anni di solitaria lotta perchè Giustizia e Verità trionfassero.

Eravamo tutti lì, io, i suoi figli e i suoi nipotini. Questi ultimi, discoli, scorazzavano giosamente per i corridoi del Dipartimento, quei corridoi che sicuramente il loro nonno aveva percorso più di trent’anni fa, per motivi di servizio. E io avvertivo, ancora una volta e più che mai, il peso dell’assenza. Pur essendo grati, molto grati, per l’alto riconoscimento conferito, io, Rossella e Sergio avvertivamo il dolore di sempre e lo stesso rimpianto, perchè mai nessuna medaglia potrà restituire ai propri figli un padre conosciuto appena o mai conosciuto e a una giovane donna di appena ventotto anni il sogno appena sfiorato di una famiglia.

Al Sottosegretario, dott. Ferri, che mi ha passato il microfono perchè commentassi la consegna dell’onorificenza ho rappresentato la nostra profonda gratitudine, ma ho anche chiesto la vicinanza fattiva delle istituzioni a chi come noi, familiari delle vittime innocenti delle mafie, ha dovuto subire un lutto devastante, ho chiesto che lo Stato sia realmente orgoglioso come lo siamo noi dei nostri cari immolatisi sull’altare della legalità e della giustizia, ho chiesto di non lasciarci soli a difenderci dall’indolenza e dagli ostacoli della farraginosa burocrazia. E ho chiesto, infine, che a mio marito venga riconosciuto lo status di Vittima della criminalità organizzata, perchè così è, esattamente come recita la motivazione, e così dovrà essere, a completamento di un faticoso, a tratti umiliante, iter burocratico.

Le parole, tante, non ci interessano più. Le promesse non ci traggono in inganno. Non più.

Portiamo impressa nel cuore l’immensa riconoscenza per gli uomini delle istituzioni che hanno fatto propria la nostra esigenza di giustizia. Pochi nomi, per la verità, magistrati coraggiosi e tenaci, granitici nella loro ferma volontà di combattere la criminalità organizzata.

Al termine della cerimonia siamo tornati a casa, alle consuete attività quotidiane che ci hanno aiutato e ci aiutano ad andare avanti, nonostante tutto.

Sono tornata a casa. Sul tavolo dinanzi a me una Medaglia d’oro alla Memoria.

Nel cuore un’infinita, fiera tristezza.