La classe dei banchi vuoti. Il racconto dell'Istituto superiore Federici di Trescore Balneario (BG)
di Gianmario Vitali
Oggi ho chiuso la porta dell'Aula 21.
Chiudere quella porta sapendo di non poter più entrare i prossimi giorni mi suona davvero strano.
L'ho cercata molte volte, ci sono entrato apposta! In alcuni momenti era piena di ragazzi, in altri meno ma qualcuno c'era sempre.
È stato quasi un passaparola sussurrato che ci ha spinto a non lasciare sole le storie di queste vite...erano già stati soli per troppo tempo, dimenticati e voi non li avete voluti lasciare soli. Fino all'ultimo, prima di chiudere sono entrati ancora diversi studenti e studentesse all'interno dell'Aula 21 ... un cordone ombelicale - da cui passa vita - difficile da tagliare!
Ci entravo in questa Aula 21 perchè lì mi sono sentito bene, non mi sono sentito solo e ho capito che cercavo soprattutto una cosa lì dentro: il Silenzio...ma non uno qualsiasi...io cercavo proprio QUEL SILENZIO, quello che tutti voi - e solo voi - siete stati capaci di trasmettere.
Un SILENZIO impastato di incredulità, di rabbia, di ingiustizia, di domande, di impegno, di riscatto, di responsabilità, di giustizia, di verità, soprattutto di MEMORIA ... e tutto questo dentro quel SILENZIO!
Soprattutto il vostro è stato il Silenzio di una cattedrale, di un abisso, di una gola, di un angolo nascosto, di parole non dette. Non so quante volte sono passato in mezzo a quei banchi, ho toccato le foto, ho notato tutti i particolari: le scarpette di Nadia, il diario di Rita, il pallone di Dodò ... i Lego di Cocò, la diamonica di Giuseppe ... visti e rivisti, ma ogni giorno erano una novità.
Mi sono appoggiato al muro a leggere, rileggere tutti - proprio tutti - i vostri pensieri e sono rimasto stupito dalla vostra capacità di scrivere cose che io non sarei mai stato in grado di esprimere.
Consapevolezza, dolore, bisogno di capire, domande a Dio e all'uomo, speranze, innocenza, futuro, angeli, paure ... in tutte quelle parole scritte c'è VITA che scorre, che quell'Aula 21 non può contenere nè trattenere ed è giusto che escano da lì e incomincino davvero a circolare per i corridoi, correre sulle scale, entrare in un'aula per uscire dalla finestra e rientrare in altre aule... senza fine.
Con queste due mani, il Silenzio e le Parole, avete preso tutte le loro mani: Rita, Dodò, Annalisa, Giuseppe, Francesco e Salvatore, Cocò, Nadia e Caterina, Simonetta, Giuseppe, Paolo e ... una bambina senza nome. E avete stretto le loro storie alla vostra STORIA, come un lento rosario li abbiamo presi per mano per non lasciarli più ... per non lasciarli più soli.
In fondo in questi giorni tutto il nostro Istituto si è come ristretto un pò per far posto a una nuova classe che - in modo diverso e inaspettato - ci ha fatto capire che quei banchi vuoti devono essere riempiti dal nostro IMPEGNO QUOTIDIANO perchè nessuna aula di questo istituto e le aule di tutte le scuole possano vedere ancora una classe con i banchi vuoti.
Tra le tante emozioni ho scelto di portare con me due cose: un disegno di Bea dove - sopra un bambino che s'incammina - quelle foglie cadenti dall'albero diventano farfalle e la scena di una giovane mamma con due bambine piccole che - anche se di corsa - sono state proprio loro le ultime ospiti che sono uscite dalla Classe dei banchi vuoti (vorrà pur dire qualcosa anche questo!).
Grazie a tutti, in particolare a chi ci ha messo cuore e cura nel custodire tutti i giorni questa Aula.