Parole di memoria

Domenico Gabriele, per tutti Dodò. Il ricordo in occasione della IX Giornata della Legalità BUON COMPLEANNO DODO'

Domenico Gabriele, per tutti Dodò. Il ricordo in occasione della IX Giornata della Legalità BUON COMPLEANNO DODO'

Pubblicato sulla rubrica "TESTIMONIANZE DI CORAGGIO", curata dal Prefetto Vincenzo Panico, Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati mafiosi e intenzionale violenti

Domenico Gabriele - per tutti Dodò - aveva solo 11 anni!

Era un bambino allegro, intelligente, molto bravo a scuola e di carattere dolce e sensibile, al punto tale che, quando frequentava la quarta elementare, aveva scritto una lettera al presidente Berlusconi chiedendo aiuto per la sua famiglia che viveva in una casa semplice tra le campagne della frazione di Iannello, nei dintorni di Crotone. Era amante del calcio; sin da quando era piccolissimo si cimentava anche a compilare la schedina e aveva tutti quei pensieri e quei gesti che possiedono gli appassionati di quello sport.

Il destino crudele, che più crudele è difficile immaginare, ha voluto che la sua brevissima vita terminasse proprio su un campo di calcio, ucciso mentre giocava a calcetto. Era la sera del 25 giugno del 2009 quando due sicari irruppero proprio sul campetto di calcio dove stava giocando a pallone anche Dodò, nella contrada Margherita, alla periferia nord di Crotone. Obiettivo dell'azione era Gabriele Marrazzo, un emergente della mala locale, che fu ucciso sul colpo. I killer, però, incuranti dei possibili bersagli di quell’agire scellerato, spararono all'impazzata, ferendo anche altre nove persone, tra le quali il bambino.

Dai ricordi del padre Giovanni emerge con dolore inconsolabile come quella che doveva essere una giornata di divertimento tra i due, che si alternavano a giocare la partita, si fosse poi tramutata in una tragedia infinita che ha segnato per sempre la loro vita. Dodò non venne ucciso sul colpo, ma iniziò un calvario durato altri tre lunghi mesi; fu ricoverato a Crotone, poi a Catanzaro, operato prima al fegato e poi al cervello, morì il 20 settembre. Mentre lottava tra la vita e la morte in un letto d’ospedale, Giovanni e Francesca, i suoi genitori, sono stati sempre lì e, dal giorno in cui Dodò se ne è andato per sempre, hanno dedicato la loro esistenza alla memoria, alla testimonianza e all’impegno sociale. In diverse occasioni hanno spiegato che ricordare il loro bambino e combattere la brutalità della violenza e delle azioni mafiose resta la loro unica ragion d’essere: vivono solo per questo, ormai. La loro forza sono soprattutto i ragazzi che incontrano nelle scuole, le loro facce pulite, la loro incredulità rispetto alla sorte assurda di un proprio coetaneo e, quindi, la loro voglia di un futuro migliore.

Ed è per questo che è nata l’Associazione Dodò Gabriele, per mantenere viva la memoria del loro Dodò attraverso l’impegno sociale e le attività benefiche ed è per gli stessi motivi che hanno deciso di ricordare ogni anno il piccolo nel giorno in cui avrebbe festeggiato il compleanno (17 ottobre) e non nella ricorrenza della morte.

I killer, Vincenzo Dattolo e Andrea Tornicchio, fratello del capocosca Francesco, detenuto in regime di 41 bis, sono stati condannati all’ergastolo, confermato anche in Cassazione. Lo Stato ha onorato il suo sacrificio, con il riconoscimento concesso dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99 a  favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo.

Anche quest’anno la “festa” per il compleanno di Dodò, il 17 ottobre a Crotone, assume un valore inestimabile con la premiazione dei lavori di tanti ragazzi delle scuole, frutto evidente dell’impegno anche dei loro formatori per la diffusione della legalità. L’evento, già nobile di per sé, è ulteriormente arricchito dalla partecipazione di familiari di altri vittime.

Le tragiche vicende di Dodò e di tantissimi altri minori uccisi dalla criminalità organizzata hanno ispirato autori e giornalisti, come Bruno Palermo che, nel suo libro “Al posto sbagliato – Storie di bambini vittime di mafia (ed. Rubbettino), ne racconta oltre un centinaio. Nella prefazione all’opera, Don Luigi Ciotti richiama alle nostre coscienze: “Colpire i bambini, i ragazzi è l’offesa più grave alla vita. Perciò le morti raccontate in queste pagine non rappresentano solo una perdita incolmabile per le loro famiglie, ma anche una sottrazione di futuro per l’intera comunità. Una ferita che ciascuno di noi deve sentire nella propria carne.” Il fondatore di Libera allora si chiede (e risponde): “Come si rimargina, una ferita così? Due sono le strade. La prima è la ricerca di verità e giustizia…La seconda è il fare memoria. Non la memoria sterile delle celebrazioni, delle targhe apposte, delle parole di circostanza. Ma la memoria viva della responsabilità e della coerenza. La memoria delle coscienze e delle vite inquiete, proiettate al bene comune. Anche questo libro, intenso e puntuale, avrà senso solo se chi lo leggerà saprà farne uno stimolo all’impegno…”
Introducendo il toccante volume, l’autore ci consegna in apertura proprio il grande messaggio dei genitori di Dodò:

Non c’è un posto sbagliato, non c’è un momento sbagliato, semplicemente perché non esiste un luogo sbagliato per una vittima innocente. Al posto sbagliato, al momento sbagliato ci sono sempre e comunque gli assassini, i mafiosi, i criminali.

E nello sviscerare l’essenza del suo lavoro, Palermo sprona il lettore a tenere viva la memoria, come stimolo all’impegno sociale: "Ogni singola storia, ogni racconto diventa parte di un dolore collettivo per i familiari prima di tutto, ma anche per tutte quelle persone che non vogliono arrendersi e non si arrenderanno mai alle mafie. Occorre tenere sempre a mente le storie dei tanti bambini e ragazzi morti senza un motivo sotto i colpi feroci delle mafie, perché è di queste storie che deve nutrirsi l’animo di chi vuol cambiare, di chi sente che non è possibile lasciare la bellezza del mondo e della vita nelle mani di pochi barbari. Mettere insieme queste storie e creare una vera e propria antologia dà anche il senso di quanto falso sia il mito mafioso secondo il quale “donne e bambini non si toccano. Bisogna evitare che tutte queste storie, gli occhi, le mani, i cuori, i volti delle vittime finiscano nell’oblio, facendo in modo che invece diventino parte del nostro vivere e agire quotidiano.”

Di queste tenere vittime innocenti, il libro ci tramanda anche i dettagli intimi, le doti che sono state capaci di esprimere nella loro pur breve esistenza, come quando di Dodò ci fa scoprire che: “Aiuta i compagni di scuola che non riescono a fare i compiti, rinuncia a un giocattolo se in casa i soldi non bastano per pagare le bollette. E’ dolce Dodò, e si è già fatto amare da tutti quelli che lo conoscono. Le maestre e il preside della sua scuola lo adorano. E’ stato premiato come migliore alunno e ha anche ricevuto un premio da una importante associazione.”


A Crotone il 17 ottobre, l'Associazione Dodò Gabriele e i suoi genitori ricorderanno Dodò a partire dalle ore 9 presso il Teatro Apollo in occasione della IX Giornata della Legalità Buon compleanno Dodò, che oggi avrebbe compiuto 19 anni.