Il segno e il sogno
di Riccardo Christian Falcone
Il SEGNO è quello di Jorit, lo street artist napoletano finito nei libri di storia dell’arte per la profondità e la bellezza disarmante dei suoi murales. Visi che occupano lo spazio di pareti enormi e che si fanno strumento di messaggi sociali, di memoria e impegno, di riscatto e speranza. È un segno potente quello di Jorit, che graffia i muri delle città e diventa bellezza. È accaduto così ovunque quel segno sia arrivato. E ora è accaduto anche a Pagani.
Il SOGNO è invece quello di Marcello Torre, che di Pagani era il Sindaco e che a Pagani fu assassinato dalla camorra l’11 dicembre del 1980. Un sogno potente quello di Marcello, che ancora graffia le coscienze per farsi speranza. “Siate sempre degni del mio sacrificio e del mio impegno civile”, aveva scritto Marcello nella lettera indirizzata alla moglie e ai figli e divenuta poi il suo testamento spirituale. Poche righe per mettere nero su bianco il senso del suo sacrificio, della sua battaglia: “sogno una Pagani civile e libera”. Era il 30 maggio del 1980 e si stava chiudendo la campagna elettorale che lo avrebbe portato a diventare Sindaco della sua città. Una battaglia politica “assai difficile”, la definì Marcello. Una battaglia che gli faceva temere per la sua stessa vita.
Quarantuno anni dopo, il 30 maggio del 2021, Pagani si è fermata a fare memoria di quelle parole. Parole che sono comparse un giorno sulla parete dell’Auditorium della città per poi essere coperte, ora dopo ora, dal viso di Marcello, che quelle parole le ha inghiottite, affidandole ancora una volta alla sua gente.
Quello che è accaduto nei giorni scorsi a Pagani ha scritto davvero una pagina di storia collettiva. Giorni esaltanti che sono il frutto di un cammino di memoria e impegno lungo più di 40 anni. Tanto tempo, durante il quale la famiglia Torre non ha mai smesso di combattere per tenere viva la memoria di Marcello, incontrando lungo la strada persone che di quella memoria si sono fatte carico. Libera anzitutto, con il Presidio paganese.
E ora questo murales, fortemente voluto proprio dalla famiglia Torre e da Libera e realizzato anche grazie al contributo della Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, è lì a ricordare ogni giorno a chi lo guarda quelle parole: "siate sempre degni del mio sacrificio e del mio impegno civile”.
Un’eredità pesante che la città, troppo spesso, ha fatto fatica a sopportare. Ed è forse proprio questa fatica a segnare un solco nella comunità. Un solco spesso diventato terreno di conflitti e divisioni. Ecco, quel viso enorme dipinto sulla parete dell’Auditorium vuole essere anche questo: un tentativo di ricucire definitivamente quello strappo. E di farlo provando a rendere finalmente patrimonio dei paganesi la memoria di un uomo che ha pagato con la vita la sua lotta ai poteri criminali per quel sogno di una Pagani civile e libera.
Ieri c’ero anche io sotto gli occhi di Marcello, a vivere questa bellissima pagina di storia. Ed ho pianto. So che, come me, lo hanno fatto in tanti. Voglio credere che, per tutti, sia stato un pianto di gioia e di speranza. Di rappacificazione con la storia, con il passato e con il futuro.
Quello sguardo austero, malinconico, diretto può indicare a tutti la strada, oggi più che mai: “siate sempre degni del mio sacrificio e del mio impegno civile".
Possiamo esserne degni.
Non è facile, ma possiamo farlo.