Nicola Ciuffreda: 30 anni dopo il senso di giustizia del figlio
Ci sono delle date che appartengono alla memoria di una famiglia, generalmente sono date felici: compleanno, anniversario e battesimi. La nostra data quella che ci riunisce in un silenzio triste, in un dolore sordo è il 14 Settembre 1990.
Mio padre Nicola Ciuffreda morì il 14 Settembre 1990 due anni prima del giudice Falcone.
Giovanni Falcone è un eroe italiano, un uomo che ha dimostrato con la propria vita, prima che con la morte, come essere servitori leali del proprio Paese.
Mio padre un uomo che ha dimostrato coerenza e forza, perché la forza è vivere il quotidiano nonostante tutto, non voglio assolutamente che mio padre venga considerato al pari di Falcone ma purtroppo per noi, per il nostro paese l’epilogo è stato comune.
Questo ci dovrebbe far riflettere che la forza di queste organizzazioni chiamate in modo diverso, rispetto all’origine territoriale, ma sempre uguali nei loro principi, notevole perché sono coesi, invece Noi??
Ricordare non è sufficiente, cerchiamo di cambiare la visione delle cose, facciamolo fare alle istituzioni ai nostri figli, non ci abituiamo alle storture morali perché solo così si potrà costruire una cordata di sostegno per tutti.
Li hanno ammazzati fisicamente ma moralmente le loro idee e il loro senso del dovere devono continuare a camminare nelle gambe dei nostri giovani: questo vuol dire ricordare oggi. Dobbiamo ricordare in famiglia, nelle scuole, tutti i giorni dell’anno. Noi genitori con i docenti e le associazioni, abbiamo l’obbligo morale di testimoniare la verità in un clima dove prevalgono sempre più l’indifferenza, il silenzio, la falsità che fanno prosperare e rendere ogni giorno più forte il potere mafioso. Solo in questo modo potremo testimoniare degnamente senza paura.
Le nuove mafie temono il libero pensiero e chi lo pratica, perciò non dobbiamo combattere solo la mafia ma anche l’agire mafioso.
Trent’anni dalla sua morte il suo ricordo vivo dentro di me, il dolore vivo dentro di me ma con una speranza che domani potrò fare qualcosa, potrò dare voce al mio senso di giustizia.
Tuo Figlio Roberto Ciuffreda