Parole di memoria

Una promessa per Hyso

Una promessa per Hyso

Sono trascorsi venticinque anni dalla morte di Hyso Telharaj, ucciso nella provincia di Foggia dai caporali. Hyso aveva detto no a chi gli chiedeva una quota del suo bassissimo guadagno per tante ore di lavoro sotto il sole. Quel suo rifiuto è stato punito con la violenza, anche per trasmettere un messaggio ai tanti braccianti sfruttati in modo disumano.

Oggi, accanto al suo no, continuiamo a ricordare la giovane vita di Hyso, i suoi sogni di poter riprendere gli studi e il suo allegro sorriso. Vogliamo farlo attraverso le parole di Polikseni, sua sorella, che ci ha inviato una bellissima lettera a nome della loro famiglia.

Grazie a tutti per essere presenti oggi, in questo giorno che ricorda il nome di nostro fratello, il giorno in cui è stato portato via da questa vita. È un onore per noi, i suoi fratelli, che venga ricordato nel vostro paese, così come tutte le altre vittime che hanno la cittadinanza italiana e che sono nate e cresciute qui.

Insieme all’orgoglio, cresce anche la tristezza per la sua assenza nelle nostre vite, per i giorni felici che avrebbe dovuto vivere e condividere con noi, ma soprattutto pesa profondamente sul cuore la vita che non ha potuto vivere (che lui amava come nessun altro), interrotta ingiustamente da esseri crudeli che non meritano di essere chiamati uomini.

L’8 settembre 1999 ha segnato profondamente la nostra famiglia perché abbiamo perso la cosa più preziosa e la parte più bella del nostro cuore, che illuminava la nostra casa come un Sole con il suo volto pieno di luce e sorrisi.

Quanto ci ha dato Dio, ma solo per 22 anni. Quanto abbiamo ricevuto in quei 22 anni, che nemmeno 122 anni potrebbero cancellare. Con quanta bontà Dio ci ha mandato nostro fratello e con quanto orrore ci è stato portato via.

Quanto vuoto e quante domande “Perché” e “Se solo” sono ancora nei nostri cuori anche oggi, dopo 25 anni. Quanto pesano nel cuore queste due parole che solo un miracolo di ritorno nel tempo potrebbe rimuovere dai nostri pensieri. Gli anni non hanno attenuato o alleviato il dolore e l’assenza di Hyso, perché lui era il nostro amore più grande.

Lo dico forte e con convinzione, poiché nella mia vita ho conosciuto l’amore dei figli che ho per le mie tre figlie, e ora anche per le due piccole nipoti, ma tutti questi amori sono uguali all’amore e al posto che Hyso occupa nel mio cuore.

Nel nostro paese si dice che il cuore ferito per un fratello non guarisce per tutta la vita, e purtroppo lo abbiamo sperimentato con la perdita di Hyso.

Così come settembre 1999 è stato un momento difficile per la nostra famiglia, il 2016 è stato un momento di sollievo quando ci è stato detto che il nome di nostro fratello veniva ricordato nel vostro paese.

Ci siamo sentiti molto orgogliosi, ma questo ha portato anche dolore, perché in fondo credevamo che un giorno sarebbe tornato, poiché solo Dio poteva togliergli il diritto alla vita.

Ma la menzione e il rispetto che tributate al nome di nostro fratello certamente portano orgoglio nei nostri cuori, ci fanno pensare che il suo nome vivrà più a lungo del limite di qualsiasi vita umana.

Tutto l’impegno e il lavoro che fa Libera sono un sollievo, un distacco dai cuori dei familiari dal dolore continuo, oltre a una sensibilizzazione per le generazioni future affinché eventi del genere non si ripetano.

Se esiste una vita dopo la morte, l’anima di mio fratello e quella delle altre 1200 vittime riposano in pace, poiché sono state strappate dalla vita da una mano sanguinaria, ma sono onorate e ricordate da migliaia di persone buone come simbolo di giustizia e dignità.

Grazie a tutti e vi abbraccio forte!
Polikseni Telharaj, sorella di Hyso