Parole di memoria

Luoghi di memoria. Un viaggio tra i beni confiscati alle mafie

Luoghi di memoria. Un viaggio tra i beni confiscati alle mafie

di Riccardo Christian Falcone

Esistono luoghi nel nostro Paese che “rendono visibile ciò che non lo è”. Sono luoghi parlanti, in grado di diventare veicolo e strumento di conoscenza, di sapere, di identità, di storia e storie. Luoghi la cui funzione, straordinariamente importante per la stratificazione della cultura collettiva, è quella di resistere al tempo, all’oblio, alla dimenticanza. E, in ultima analisi, di tracciare percorsi che, dalla memoria, siano in grado di far germogliare frutti di impegno e responsabilità. 

Sono i luoghi della memoria, elementi simbolici che stabiliscono, individualmente e collettivamente, relazioni profonde con chi ne fa esperienza. Luoghi di pedagogia.

Nel percorso che, dal 1996, ha segnato il lavoro di Libera per il riutilizzo sociale dei beni sottratti ai clan e per la valorizzazione delle esperienze di riutilizzo, il nesso profondissimo tra memoria e beni confiscati non è stato mai abbandonato. È sempre parso fondamentale affiancare alla dimensione repressiva, a quella politica, a quella economica, legate indissolubilmente al riutilizzo sociale dei beni confiscati, quella, altrettanto fondamentale, culturale e sociale. Questi luoghi, trasformati da beni esclusivi a beni di comunità, sono diventati, giorno per giorno, strumento educativo, testimonianza concreta di un’antimafia dei fatti che si sposa con lo sforzo di garantire a tutti dignità e giustizia. Non può sfuggire quanto fosse importante che questi luoghi diventassero anche il segno, anch’esso assai concreto, di una memoria viva. Ecco perché si sono moltiplicate, in tutta Italia, esperienze di riutilizzo dedicate alle vittime innocenti delle mafie. E, con loro, i prodotti, i frutti della terra realizzati a partire dai prodotti coltivati in quei beni, che delle vittime innocenti portano il nome. 

“Vivi”, il portale digitale della memoria che Libera ha voluto per raccogliere le storie di tutte le vittime innocenti delle mafie, si è fatto carico di mappare questi luoghi. La mappa dell’impegno è diventato così, nel tempo, un viaggio nella geografia della bellezza e dell’impegno in cui, digitando il nome e cognome di una vittima innocente, si costruisce un ponte con le nuove generazioni. Un luogo di memoria viva, appunto, che ci sfida tutti all'impegno, ci commuove e ci fa muovere. Un impegno che dura 365 giorni all'anno, grazie al quale i cittadini vivono quella responsabilità per il bene comune che è il primo antidoto alle mafie e alla corruzione.

Sono una cinquantina i beni confiscati dedicati alle vittime innocenti mappati dalla redazione di Vivi. Dal nord al sud del Paese, dalla campagna alla città, ville, cascine, terreni, appartamenti prima segno del potere criminale e mafioso sul territorio, si sono trasformati in luoghi della memoria, capaci di rendere vive le storie delle vittime innocenti, di veicolarne e di moltiplicarne la consocenza. Da Cascina Graziella, dedicata a Graziella Campagna a Moncalvo (Asti), al Centro Polifunzionale Padre Pino Puglisi di Polistena (Reggio Calabria); da Villa Boris Giuliano a Messina al Bosco 100 passi di Caggiano (Milano), dedicato a Peppino Impastato; dalla Casa don Diana a Casal di Principe (Caserta) al Laboratorio di legalità Francesco Marcone di Cerignola (Foggia). Un percorso di memoria e impegno che costituisce un patrimonio incalcolabile di valore e di valori. 

E poi i frutti di questo impegno, i prodotti coltivati sui beni confiscati. Nella stessa mappa, Libera ne censisce circa 25. E anche qui, leggere questo elenco diventa un viaggio nella storia e nelle storie del Paese: il Miele Bruno Caccia (San Sebastiano da Po’), il vino bianco Placido Rizzoto (San Giuseppe Jato), il Negramaro rosato Hiso Telaray (Mesagne), i pacchetti artigianali don Peppe Diana (Castel Volturno). Prodotti biologici, di alta qualità, che aggiungono valore a valore, che rendono, ancora di più e ancora meglio, la concretezza di una lotta alle mafie in grado di generare lavoro, opportunità, dignità. 

Il 21 marzo di quest’anno non siamo stati in piazza ma abbiamo camminato lo stesso insieme. Possiamo farlo aprendo quella mappa, scoprendo questi luoghi di bellezza e cambiamento, guardando questi frutti buoni e giusti, camminando lungo questo sentiero di memoria, leggendo e raccontando le storie delle vittime innocenti. Quei segnaposto sulla mappa sono davvero tutto questo.