Parole di memoria

Per Giuseppe Macheda, noi non lo dimentichiamo

Per Giuseppe Macheda, noi non lo dimentichiamo

di Paola Demasi

“Sono arrivato, aprimi il garage” queste le ultime parole di Giuseppe Macheda. Faceva parte della squadra dei vigili urbani di Reggio Calabria, la squadra specializzata per la repressione dell’abusivismo edilizio.

Morto a 30 anni perché faceva bene il proprio lavoro. Il mandante dell’omicidio fu condannato in primo grado, ma poi successivamente assolto e solamente dopo 33 anni verrà nuovamente fermato dai carabinieri, perché legato a una potente cosca mafiosa.

Mi chiedo in questi 33 anni chi è rimasto a fare giustizia, a dare una speranza a quella famiglia, a sottolineare che il proprio figlio, fratello, marito non è morto invano e che ciò che ha fatto non è stato dimenticato?

Leggo la sua storia e penso al fatto che fosse una persona normale, che si è vista stroncare la sua vita e i suoi sogni solo perché faceva il suo lavoro; condannava ciò che era sbagliato fare.

Sembra una guerra senza fine, continui a combattere fino a quando non ti fermano, e a fermarti sono sempre loro, ti senti sempre sconfitto, dalla parte del perdente e a vincere è l’ingiustizia, il reato, il male. E come facciamo a sollevare questo peso, a trovare coraggio, ad andare avanti per la strada giusta?

Da giovane posso solo pensare che Giuseppe ha avuto un coraggio enorme, ha combattuto con fedeltà per le istituzioni, per un Paese migliore per tutti e anche di fronte alle minacce non si è fermato, fino a dare la propria vita.

Oggi, a 35 anni di distanza, l’unico modo che abbiamo per onorare la sua vita e quella delle persone, che come lui hanno avuto coraggio e sono andate avanti per la propria strada, è non dimenticarle.

Ucciderti per fermarti, questo è il loro mezzo, e allora noi rispondiamo in altro modo, rispondiamo con la memoria, la conoscenza Perché solo così dimostreremo che non basta uccidere una persona per fermare le sue idee, la sua voglia di cambiamento, di giustizia.

Dopo 35 anni questa voglia non è passata, cammina attraverso altri giovani, che facendo memoria prendono coraggio e continuano nella loro lotta, imparando dal coraggio di chi li ha preceduti. Perché ognuno di noi, ricordando la vita di quest’uomo, ha dato speranza ai suoi famigliari.