#nonèmaiaccaduto. Antonino Giannola, magistrato
E' importante riflettere insieme su una lungamente dibattuta questione di parità di trattamento nella normative sulle vittime innocenti delle mafie.
Il nostro impegno perché la palese ingiustizia fosse quantomeno discussa é stato sicuramente lungo, travagliato,emotivamente sofferto, ma purttroppo infruttuoso.
Abbiamo affrontato e sostenuto un ricorso al Tar, un successivo ricorso al consiglio di Stato, un ulteriore ricorso alla Corte di Giustizia europea. Malgrado ciò nessuna magistratura amministrativa ha ritenuto di dover sollevare la questione di costituzionalità.
L'unico disegno di legge tendente a eliminare la palese ingiustizia, fu presentato alcuni anni fa,( primo firmatario il Senatore Giuseppe Pisanu)con una formulazione dell'articolato a cui avevamo collaborato attivamente noi stessi. Non ebbe purtroppo alcun seguito, sebbene sbandierato come iniziativa collettiva.
Oggi, dopo lunghe ed estenuanti azioni di stimolo e innumerevoli tentativi di ottenere il ripristino della memoria di uno degli episodi storicamente più significativi della troppo nutrita serie di violenze subite da Magistrati, siamo finalmente riusciti a vedere il nome e il sacrificio di nostro Padre ricordato a fianco degli altri 27 suoi colleghi.
Tale riconoscimento, che non risarcisce nè il dolore nè la vita spezzata, sembra oggi il massimo cui la nostra famiglia possa aspirare e, per dirla con una frase di nostro Padre "Nel mio ministero prima viene la Grazia e poi la Giustizia". Come dire che la amarezza ha radici antiche.
Grande considerazione per la nostra storia ci é stata offerta da Libera, dagli altrii familiari della vittime, dai tanti volti amici che dentro l'associazione ci hanno accolto e affettuosamente ascoltato. Gratitudine e vicinanza quindi a tutti voi. Vi abbracciamo con affetto.
Isabella e Italo Giannola
#nonèmaiaccaduto
Esiste una legge, nel nostro Paese, che riconosce lo status di “vittima di criminalità organizzata di stampo mafioso” alle persone che sono state uccise dopo il 1° gennaio del 1961.
Nell’approfondire le storie delle vittime innocenti delle mafie, i cui nomi abbiamo raccolto in un lunghissimo elenco, ci è apparso in modo evidente che prima di quella data sono accaduti numerosi episodi gravissimi, in cui hanno perso la vita persone innocenti colpite dalla violenza mafiosa, in contesti chiaramente abitati da dinamiche tipiche della criminalità organizzata di stampo mafioso.
Negli anni abbiamo chiesto molte volte al Legislatore che questa grave ingiustizia fosse sanata, che la legge italiana riconoscesse formalmente la mafiosità di azioni criminose ai danni di cittadini che hanno perso la vita in situazioni non meno gravi rispetto alle persone che sono state uccise dopo il 1° gennaio del 1961.
Abbiamo chiesto che quella linea di demarcazione, tirata con un righello impietoso, fosse cancellata, permettendo così a tante storie di acquisire la dignità di un riconoscimento fondamentale per far ricongiungere la lettura storica a quella istituzionale.
È proprio sulle storie prive di riconoscimento giuridico che il nostro bisogno di costruire una memoria pubblica è diventato più forte, per provare a garantire, con la nostra cura, per le persone vittime e le loro famiglie un riconoscimento sociale che però oggi risente fortemente dell’assenza di quello istituzionale.
Sul finire di quest’anno di impegno, e per giungere nel 2020 a un anniversario importante come quello dei 25 anni dalla nascita della rete di Libera, avvertiamo la forte esigenza di riportare al centro del nostro agire la richiesta di eliminare quel limite temporale che ha chiuso in una scatola le vite di tante persone, ignorandone le storie come se non fossero mai esistite e disconoscendo gli avvenimenti che hanno causato quelle tragiche perdite, in alcuni casi vere e proprie stragi.
Vogliamo restituire diritti e dignità a chi ha perso la vita prima del 1961, perché la lotta alle mafie non conosce limiti di tempo e di spazio.
Ecco perché ripercorreremo proprio quelle vicende individuali che riportano all’oggi un passato che ha molto da raccontarci, per continuare a rinnovare il senso profondo del nostro agire: che nessuna vita sia considerata perduta al nostro ricordo e impegno, che nessuna persona resti priva della dignità della memoria.