Una memoria sempre viva. Il ricordo di Antonino Giannola
"Di mio padre ricordo in modo particolare la mitezza, la tenerezza e la dolcezza pudiche ma anche la tolleranza, la disponibilità verso gli altri, la saggezza di fondo; tutte caratteristiche che stridono con la violenza e l’inaccettabilità della sua fine. Mi rendo sempre più conto di avere, in tutta la mia vita esorcizzato l’evento della sua prematura mancanza.
Anche nei ricorrenti sogni di adolescente, costretto a diventare precocemente uomo, la sua assenza era infatti “giustificata” da una malattia, superata la quale, avrebbe ripreso il suo posto vicino a noi. Il grande rimpianto di non avere avuto mai la possibilità di confrontarmi con la sua complessa personalità e multiforme esperienza sulle scelte della vita, da quelle più semplici a quelle più
impegnative, è l’altro cruccio che sempre mi ha accompagnato.
Tutto ciò ha costituito forse una remora ad una completa e vera elaborazione del lutto."
Silvano Giannola
"La vita è trascorsa, bene o male si è consumata, non è però stato possibile riconciliarla ne viverla in continuità con il prima. Il colpo che uccise Papà si portò via futuro, sicurezze, senso della vita.
Una fine violenta, senza alcuna ragionevole causa travolge la tua esistenza, e tu rimani nell’occhio dell’uragano, provi ad atterrare ma sai che il non senso ormai ti possiede.
È stato difficile anche rimanere sull’orlo dell’abisso e non lasciarsi trascinare al fondo del nulla. Aggrappata al ricordo della bellezza e della dolcezza della Sua persona sono sopravvissuta
impegnando fino al parossismo ogni attimo dell’esistenza nello studio, nel lavoro, nella famiglia.
Una fuga, ma il fatto è sempre stato là dietro ai talloni, ad addentare i momenti di maggiore emozione e crescita.
Ho sperato da sempre che gli sia stata risparmiata la percezione lucida di quanto stesse per accadere.
Quando mi dava lezioni di latino (ero stata rimandata) mi rimproverava: pensi troppo, ti distrai e sbagli …. Lui .. spesso cosi assorto da provare a tagliare il ghiaccio con forchetta e coltello, sotto lo sguardo divertito del suo migliore amico.
Mi è rimasta impressa la luminosità del Suo sguardo quando lo coinvolgevamo nei dubbi su un testo di greco o nella discussione su un filosofo.
Aveva atteso quel nostro momento di crescita e se lo godeva."
Isabella Giannola
"Papà, è difficile raccontare di Te a chi non ne ha mai sentito parlare. Nel gennaio del 1960 avevo solo 14 anni e non ero ancora sufficientemente maturo per capire cosa fosse realmente accaduto.
Quello che hai lasciato in me è il ricordo dell’uomo colto, libero da padrini politici, rispettoso delle regole, dallo spiccato senso del dovere, amabile, sereno, paziente, tollerante, di atteggiamento umile e modesto, sornione, ironico, sagace, tenero negli affetti, premuroso, capace di capire i propri figli.
Di Te mi rimane anche impressa l’invidiabile capacità di concentrazione e di sintesi, che Ti consentiva di lavorare, anche alla presenza delle nostre scatenate performance, astraendoTi dal
mondo circostante. La Tua massima ambizione era quella di svolgere con rigore il Tuo lavoro, di stare con noi e di godere della Tua famiglia, ma il destino non Te lo ha concesso!
Mi hai lasciato in eredità un esempio altissimo di comportamenti che, nella mia vita, ho tentato di riprodurre per rendere onore alla Tua memoria. Quei valori che mi hai trasmesso cerco, a mia volta, di tramandarli a chi non ha avuto il privilegio di conoscerti: mio figlio e i miei nipoti."
Italo Giannola