Parole di memoria

Don Pino Puglisi: che può fare un sorriso contro una pistola?

Don Pino Puglisi: che può fare un sorriso contro una pistola?

"Padre questa è una rapina, una cosa questa che non posso dimenticare perché ogni volta che penso a questo episodio mi viene in mente questa visione del padre che sorrise, non capì se fu un sorriso ironico o sorrise, sorrise e disse allo Spatuzza: - me l'aspettavo - allorché io gli sparai un colpo alla nuca e il padre morì sul colpo" […] Intervista a Salvatore Grigoli, Documentario Rai 1 "Lascia perdere chi ti porta a mala strada", 2013

Un sorriso prima di morire, un sorriso che viene donato ai suoi assassini. Che può fare un sorriso contro una pistola? Padre Puglisi viene ucciso la sera del 15 settembre 1993. Sono circa le 20.40 e 3P muore sorridendo davanti al portone di casa sua. Ma perché sorridere? A un primo sguardo sembrerebbe che questo non abbia nessun senso, perché i due killer, Grigoli e Spatuzza, hanno portato a termine con successo il proprio compito. Ma allora perché noi oggi continuiamo a parlare di questo sacerdote? Solo per la sua morte violenta? Sarebbe davvero troppo riduttivo. C'è un motivo in più e a raccontarcelo sono proprio i due killer: c'è un sorriso, un sorriso che arriva oggi a noi con la stessa forza dirompente di venticinque anni fa e che continua a interrogarci. E c'è una frase: "me l'aspettavo”. Padre Puglisi sapeva che sarebbe dovuto morire. Sicuramente le telefonate anonime, le minacce ai suoi collaboratori fino agli atti incendiari del 29 giugno del '93 lo avevano messo in allarme. Ma sono tante le teorie sul significato di questa frase. A noi piace pensare che quella sera 3P aspettasse l'incontro con i propri assassini mafiosi, non come un atto di rifiuto della vita, ma come il gesto di chi aspetta quel momento che non segna la fine della vita, ma il fine di una vita a servizio degli altri. Ci piace pensare che Don Pino veda in quei due uomini quello che ha sempre visto in tutti coloro che ha incontrato: il volto di Cristo. Nonostante le brutture di una vita vissuta nel male, lui scorge il volto di chi per tutta la vita è stato suo compagno di viaggio. Solo così si comprende a pieno il senso di quel sorriso e di quella frase. 

Ma perché raccontare ancora questa storia? Per farne memoria? Indubbiamente, ma ciò che vogliamo portare con noi è una memoria viva: la storia di Padre Pino, o meglio 3P, diventa un incentivo, una spinta di impegno per compiere il nostro dovere a partire dalla condizione in cui ci troviamo. Se quindi cercate la storia di un eroe non è quella che troverete. Troverete invece la storia di un uomo che fino alla fine fa ciò che è chiamato a essere. 3P muore perché è un sacerdote e, come tale, vive e opera amando fino alla fine la propria comunità. Quello che ci racconta oggi è la storia di un amore che, superando tempo e spazio, giunge a noi, invitandoci a riflettere e a chiederci cosa stiamo facendo della nostra vita. O, per usare le stesse parole che 3P rivolgeva ai suoi giovani "Sì, ma verso dove?". Se ti capita di passare da Brancaccio, come ancora oggi fanno tantissimi giovani, gruppi parrocchiali, scolaresche intere da tutta Italia, scopri che quando vai via la storia che hai compreso è non solo quella di 3P, del quartiere o dei suoi abitanti, ma anche la tua stessa storia, riscoperta alla luce di una nuova consapevolezza alla quale proprio 3P ti accompagna. Scopri una Brancaccio diversa da come la dipingono i giornali, fecondata dal sangue di un martire che ha generato altra vita perché chi oggi opera nel territorio non sono solo coloro che lo hanno materialmente conosciuto, ma anche chi pur non avendolo mai incontrato da quel sangue si sente generato. Tra questi ci sono anche diversi giovani di Brancaccio che operano nella parrocchia San Gaetano - Maria SS. Del Divino Amore e che scelgono di prendersi cura del proprio quartiere, cominciando dai più piccoli e dai bambini.

A te che leggi adesso, in questo ricordo non hai trovato una biografia, un trattato teologico o un articolo di cronaca. Hai trovato delle domande e forse la voglia di iniziare a cercare le risposte. Noi ti auguriamo di incontrare in questa ricerca, come è accaduto a noi, le mani grandi e accoglienti, il sorriso sincero e bello di quel piccolo prete che ha fatto della sua vita un capolavoro e che ha cambiato la nostra. E ricorda che, quando vorrai, sarai il benvenuto a Brancaccio.

Buon cammino, i giovani della parrocchia, I care.