Rosario nasce a Bari il 16 agosto del 1946. È un ragazzo, alto, con gli occhi verdi e pieni di sogni. Ancora giovane si trasferisce a Palermo dove conosce Rosa, detta Rosi, che nel 1970 diventerà sua moglie. Da quell’amore puro e profondo nasceranno tre figlie: Tiziana, Sabrina e Laura. La giovane e felice coppia carica di speranze ed entusiasmo si trasferisce in Germania ma, dopo neppure un anno, varie difficoltà li costringono a rientrare in Sicilia ed è proprio in questi anni di lotte politiche e sindacali che Rosario si iscrive, insieme alla moglie, al Partito Comunista. Qui Rosario, profondamente convinto com’è che ognuno dove fare qualcosa per migliorare la situazione, si impegna e si mette al servizio con grande umiltà e dedizione, iniziando un percorso che lo porterà a far parte dell’apparato tecnico del partito stesso.
In questo periodo della sua vita alterna l’impegno politico con un’occupazione come contabile presso una cooperativa di agrumi ma il lavoro d’ufficio, lo star seduto dietro una scrivania, non fa per lui. Ben presto decide di lasciare quel lavoro per dedicarsi a tempo pieno alle lotte di partito. Vive con grande impegno e passione quelle battaglie che lo portano in giro per tutta la Sicilia affianco ai leader comunisti, viaggia tantissimo assieme ai compagni per partecipare a comizi e dibattiti su tutto il territorio regionale ed è proprio in uno di questi viaggi che conosce Pio La Torre. Rosario rimane affascinato dal suo carisma, dalla sua passione e dalla sua visione di bene comune.
L’incontro con Pio La Torre
Siamo nel 1980 e Pio La Torre, politico impegnato a combattere la criminalità mafiosa, ha appena lasciato la segreteria nazionale del partito per dedicarsi in prima persona alle lotte nella sua tanto amata e tormentata Sicilia. Sono quelli gli anni in cui la mafia ha deciso di intimidire ogni rappresentante dello Stato impegnato nell’azione di contrasto al fenomeno mafioso.
Rosario è un uomo solare, dai profondi valori, un papà sempre allegro e amorevole, un compagno leale e giusto. Tra Pio e Rosario nasce subito un’intesa forte e coinvolgente che rafforzerà le loro lotte comuni per un riscatto della Sicilia e che sfocerà in una solida amicizia. Con il passare del tempo, Pio considera Rosario il suo più stretto collaboratore: con lui si consulta, discute, si confida, con lui condivide le lotte per la giustizia e la legalità, sempre dalla parte dei più deboli. E con al suo fianco Rosario, Pio intraprende anche quella che sarà la loro ultima battaglia. Quella contro l’istallazione dei missili Nato nella base militare di Comiso, in Provincia di Ragusa, una struttura che avrebbe alimentato l’insicurezza degli abitanti. Ma soprattutto, Pio e Rosario non possono permettere che quella terra tanto bella e amata, affacciata sul Mediterraneo, diventi un avamposto di guerra. Così il leader politico e sindacale, padre della legge sull’associazionismo di stampo mafioso e sulla confisca dei beni, lancia una petizione che riesce a mettere d’accordo esponenti di diverso orientamento partitico, culturale e religioso, e il cui obiettivo è la raccolta di un milione di firme contro l’installazione dei missili. Questo movimento cresce a vista d’occhio e assieme a esso aumentano i rischi. Pio e Rosario lo sanno bene ma scelgono di continuare le loro battaglie con lo stesso impegno e dedizione di sempre.
Penso che il più grande insegnamento che ci hanno lasciato Pio La Torre e Rosario Di salvo – mio padre – è il coraggio con cui hanno portato avanti la loro lotta contro la mafia senza curarsi dei rischi, delle minacce, senza delegare ad altri, sapendo a cosa andavano incontro. Oggi tocca a noi, abbiamo noi la responsabilità di portare avanti questa lotta, a cominciare dalle piccole cose del nostro quotidiano, perché questa bellissima terra non debba più vedere altre morti e altre lapidi.
Il 30 aprile 1982, l’agguato
Alle 9:20 del 30 aprile 1982 però le loro vite vengono stroncate da un vile agguato mafioso, mentre si dirigono in auto alla sede del partito. È una calda mattina di fine aprile, in cui la primavera sbocciata fa apprezzare appieno la bellezza senza tempo di Palermo. Rosario siede al suo posto, come sempre ormai da 16 anni, alla guida di quella Fiat 132 con affianco il compagno Pio; anche per quella mattina li attende una fitta rete di riunioni e appuntamenti in giro per la città. Parlano di questo, si confrontano sul da farsi, si scambiamo idee e pensieri, sono tesi perché sanno bene di essere sotto tiro, ma sono pienamente convinti che quella è la strada giusta, che quel cambiamento tanto sognato arriverà, che le loro battaglie iniziano a produrre frutti. Sembra una mattina come le altre, ma mentre passano per via Turba, una via molto stretta del centro di Palermo, sono affiancati da due moto di grossa cilindrata che costringono Rosario a fermarsi e, in un attimo, i killer, celati dai caschi e armati di mitra e pistole, iniziano a esplodere decine di colpi che raggiungono i due compagni.
Pio muore sul colpo, mentre Rosario ha il tempo di estrarre la sua pistola e sparare un paio di colpi in un estremo, ma purtroppo vano, tentativo di difendere sé stesso e il caro amico e leader del partito. Morirà poco dopo, a soli 36 anni.
Vicenda giudiziaria
Nel 2007, la Corte d’Assise ha emesso l’ultima di una serie di sentenze con la quale è stato possibile consegnare alla giustizia gli esecutori materiali di questo duplice ed efferato omicidio e ne sono stati individuati i mandanti: Bernardo Provenzano, Salvatore Riina, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonio Geraci.
Memoria viva
Il 27 novembre 1982 fu inaugurato un nuovo Circolo culturale e ricreativo della cooperativa La Previdente a Cinisello Balsamo. Il Salone del Circolo venne intitolato a Rosario Di Salvo.
Nel 2012 il Presidente della Repubblica ha conferito a Rosario la medaglia d’oro al merito civile.