Mamma Liliana, che faceva la maestra e il papà Franco, Irene la sorella e Davide, il fratello più piccolo. Questa era la famiglia di Massimiliano, con cui viveva a Locri. Insieme a loro anche la nonna, a cui era molto legato.
Amava i gatti, Massimiliano e i fiori, curava le fragole e il basilico. Faceva quasi tenerezza vederlo prendersi cura delle sue piantine e dei suoi fiori.
Aveva tanti interessi che coltivava nella più grande economia. Appassionato di storia del '900. Il nome che portava era quello di Massimiliano Maria Kolbe, francescano diventato santo, morto ad Auschwitz per salvare un altro uomo. E' scoprendo la storia del suo nome che si appassiona ai grandi temi dell'umanità e alle grandi ingiustizie.
Amava la letteratura del '900. Scrisse infatti la tesi sul libro di Giorgio Saviane "Eutanasia di un amore", romanzo vincitore del Premio Bancarella nel 1977. Era romantico, credeva fortemente nell'amore.
Gli piaceva il calcio, tifava il Locri e la Reggina.
Si era sempre impegnato nel volontariato. Donava il sangue per il reparto di pediatria infantile di Locri, per i piccoli talassemici, e il midollo osseo agli Ospedali Riuniti di Reggio. Un ragazzo, con piccoli progetti e grandi sogni. Un ragazzo che conservava ancora lo stupore infantile. Liliana è una sessantottina che ha sempre votato Radicali, questa è la sua mamma e la cultura in cui cresce Massimiliano. Mamma Liliana che diventa la sua migliore amica. E' a lei l'unica a cui confida della sua relazione clandestina.
Una storia d'amore
Nel 1998, quando Massimiliano era appena ventenne, sua madre Liliana scopre da alcune telefonate che arrivano a casa che è innamorato, che ha una storia con una ragazza. Come suo solito, non ne aveva parlato con nessuno. Lui era sempre molto taciturno, ma c'erano piccoli gesti di vita quotidiana che avevano fatto capire alla sua famiglia che stava succedendo qualcosa. Il telefono squillava e lui usciva subito, anche per pochi minuti. Finché un giorno Liliana risponde a una di queste telefonate e Giulia, così dice di chiamarsi, si presenta a mamma Liliana e le dice che si sta preparando per gli esami di maturità, ma poi andrà a conoscerla. I mesi passano e Massimiliano passa da momenti di gioia a momenti di tristezza, come è normale che sia per un giovane della sua età. Poi un giorno, chiacchierando con una collega, Liliana scopre che la ragazza che frequenta suo figlio in realtà è una donna sposata. A quel punto Massimiliano non può più nascondere nulla alla madre e le racconta del suo amore. Continuano così per mesi fin quando un'estate, Massimiliano viene picchiato dal marito di Giulia. Lui spera che questo sia il punto di svolta della loro relazione, che finalmente potranno andarsene via insieme da Locri. Ma la delusione lo assale quando Giulia non lascia il marito. Non c'è tempo per soffrire, perché Giulia è incinta ed è certa che il bambino sia di Massimiliano.
Le cose però non vanno come dovrebbero e Giulia comunica a Liliana che ha avuto un aborto. Massimiliano cade in una tristezza profonda da cui non riesce a uscire, piange per quell'amore finito e il figlio mai nato. Tutto cambia nuovamente quando Liliana scopre che in realtà Giulia ha mentito, dalla sua pancia si capisce chiaramente che è incinta. Ma dichiara di essersi sbagliata, che il figlio non è di Massimiliano.
Massimiliano si rassegna e prova a riprendere in mano la sua vita. Fonda una cooperativa sociale di tipo b, la Cooperativa sociale Arcobaleno multiservices, che si occupa di affissioni e lavaggio muri e ne diviene presidente.
Nel 2004 si fidanza con una giovane avvocata di Reggio. Ma i suoi occhi continuano a vedere da lontano quel bambino crescere.
17 settembre 2004
Come ogni venerdì, Massimiliano era andato a giocare a calcetto con gli amici insieme al fratello Davide. Con Davide quella sera era rientrato a casa, una calda serata di fine estate. Davide stava parcheggiando, mentre Massimiliano stava entrando nel giardino condominiale. Quando all'improvviso si accascia, colpito da un unico colpo di lupara all'addome. A sparare con un fucile a pallettoni i killers, appostati dietro il muretto che cinge il giardino. Venne portato di corsa al Pronto Soccorso dell'ospedale di Locri. Gli fu prestato immediato soccorso in ospedale, perché la stessa sera c'era un appartenente al clan dei Morabito ricoverato per una sparatoria.
La famiglia Carbone riferì subito agli inquirenti quale poteva essere l'origine dell'azione violenta. I numerosi episodi di intimidazione ricevuti dalla stessa persona.
Massimiliano lottò sei giorni in ospedale tra la vita e la morte.
"Prenditi cura di mio figlio". Le ultime parole che Massimiliano pronuncia alla madre prima di morire il 24 settembre, il giorno del compleanno di Liliana.
Vicenda giudiziaria
Le indagini apparvero subito lacunose, infatti nessun rilievo fu effettuato dai RIS e la perizia balistica venne eseguita solo 22 mesi dopo. Le indagini non partirono subito perché non era morto, ma era stato solo gravemente ferito. Dopo 30 mesi, il corpo venne riesumato su richiesta dell'indagato per l'esame del DNA. Con l'ausilio del Laboratorio Genoma di Roma e del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, è stato effettuato l'esame del DNA per il riconoscimento della paternità di Massimiliano. I risultati hanno accertato la sua paternità.
L'unico indagato è stato prosciolto grazie a un alibi fotografico che lo ritraeva a una festa di compleanno.
Il caso sull'omicidio di Massimiliano è stato archiviato nell'ottobre del 2007.
E' mio dovere, mio imperativo morale. E' necessario. Non mi rassegnerò mai. Voglio la verità. La pretendo da cittadina per la comunità e non è retorica. Del mio dolore ho fatto strumento di legalità. La verità è necessaria alla Locride per tanti altri delitti.
Memoria viva
La Segreteria Regionale Campania del Sindacato SIA-CONFSAL è intestata a Massimiliano.
Un capitolo del libro "Onore e dignitudine" di Ludovica Ioppolo e Sabrina Garofalo, edito da Falco editore, è dedicato alla storia di Massimiliano.