6 febbraio 1974
Bari (BA)

Nicola Ruffo

Nicola è una vittima innocente della criminalità organizzata barese. Un uomo che di fronte al sopruso e alla violenza non si è voltato dall'altra parte, un uomo caratterizzato da forti valori morali, un uomo che è per tutti esempio di senso civico, modello di antimafia sociale.

Nicola Ruffo nasce a Palagiano, cittadina della provincia di Taranto, il 30 settembre del 1928.
Ha soli 14 anni quando rimane orfano e per aiutare economicamente la sua mamma a mantenere i tre fratellini più piccoli decide di andare a lavorare, trovando lavoro presso un orafo. Nonostante il lavoro lo impegna per gran parte della giornata Nicola non vuole lasciare la scuola; studia con impegno e determinazione tanto che nel 1951 consegue così il diploma di Tecnico Meccanico. Continua poi il suo percorso di studi frequentando a Taranto la “Scuola Macchinista” che gli permetterà di trovare occupazione presso le Ferrovie dello Stato, lavorando come macchinista prima a Novara e poi a Bari. 
Ben presto conosce Maria: i due si innamorano e si sposano poco dopo. Da quell’amore nascono due bambine, Pasqualina e Paola.
Nicola è un uomo dedito al lavoro e alla sua famiglia, un marito premuroso, un papà amorevole che appena finisce di lavorare corre dalle sue bambine: le aiuta con i compiti, scrive poesie per loro, le insegna ad andare in bicicletta e a essere sempre gentili con tutti. Ha una profonda passione per la lettura e lo studio, vuole conoscere e la sua casa è piena di libri che vanno dall’arte alla matematica, dalla filosofia alla letteratura. È un uomo comune Nicola, un cittadino e un lavoratore che nel suo ordinario ha saputo vivere lo straordinario. 
All’inizio del 1974 la famiglia di Nicola sta per adottare una bambina vietnamita. In casa c’è gioia e fermento per l’allargamento della famiglia e nessuno può immaginare che quel sogno verrà bruscamente interrotto lasciando tutti nel dolore e nello sconforto.


Il 6 febbraio 1974

È il 6 febbraio del 1974, è una di quelle normali giornate invernali, fredde e umide del febbraio barese, sono quasi le 19 e Nicola sta rientrando da lavoro. Sta percorrendo tranquillamente la strada del quartiere Picone che è solito percorrere per tornare dalla sua amata famiglia dopo una giornata di lavoro. All’improvviso qualcosa attira la sua attenzione: nella tabaccheria posta sull’altro lato di via Luigi Ricchioni è in corso una rapina, una donna, la proprietaria, è minacciata con una pistola. Senza esitazione, senza chiedersi cosa sia giusto fare, Nicola entra per cercare di aiutare quella donna, per scoraggiare i delinquenti dal compiere un così brutale atto. Il gesto di Nicola disorienta i rapinatori, generalmente abituati ad agire indisturbati nei loro soprusi, così uno di loro, voltandosi verso Nicola, spara. Un solo colpo, che va dritto al cuore. A nulla servirà la corsa in ospedale, la vita di Nicola viene inaccettabilmente interrotta quella sera, a 44 anni, lasciando nel dolore e nello sconforto la moglie Maria, di soli 35 anni, e le sue due amatissime figlie, Pasqualina e Paola, di appena 11 e 9 anni. Nicola ha scelto l’amore fino alla fine: ha scelto di sacrificare la sua vita per salvare quella di un’altra persona. 


Vicenda giudiziaria

Poco dopo l’omicidio, gli inquirenti che effettuano le indagini riescono a scoprire che gli uomini responsabili della morte di Nicola, sono riconducibili a quello che è l’embrione di quello che sarà il potente clan Parisi della città di Bari; ma in città non si parla ancora di mafia, si pensa che la mafia sia solo un fenomeno siciliano. Inoltre, dalle indagini emerse che l’uomo che aveva sparato il colpo mortale era figlio di un collega ferroviere di Nicola Ruffo.
Non passerà molto tempo prima di individuare e arrestare il commando dei cinque rapinatori e al processo di primo grado. Nel dicembre dello stesso anno, vennero condannati a pene esemplari: all'assassino di Nicola Ruffo venne inflitto l'ergastolo, pena scontata in gran parte in regime di "41 Bis", in quanto riconosciuto appartenente all'organizzazione mafiosa. Tutti i successivi gradi di giudizio hanno confermato condanne senza sconti.

Memoria viva

Nel 1977 Nicola è stato insignito della medaglia al valor civile per la sua azione coraggiosa e responsabile. 
Il Presidio di Libera della città di Valenzano (BA), è intitolato alla memoria di Nicola.

La gente mi ripete sempre che mio padre non doveva stare là, che si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. È come ammazzarlo di nuovo: mio padre era al posto giusto nel momento giusto. Ha fatto bene a fare quello che ha fatto. Erano loro che non dovevano stare lì, non lui. La sua morte non è stata altro che l’ultimo atto di amore verso una sconosciuta.
Pasqualina Ruffo - figlia di Nicola