Trent'anni dalla morte di Rita Atria: la verità vive
Sono passati trent'anni da quando Rita Atria precipitò dal balcone del settimo piano di un palazzo di Viale Amelia, nel quartiere Tuscolano a Roma.
Cresciuta in una famiglia mafiosa di Partanna (TP), dopo la morte del padre e del fratello in una faida, decise di rompere con gli schemi culturali della mafia e di raccontare quanto sapeva al giudice Borsellino, diventando a soli 17 anni testimone di giustizia.
La strage di via D'Amelio, avvenuta soltanto 57 giorni dopo quella di Capaci, fu un durissimo colpo per Rita. All'indomani della strage scrisse sul suo diario:
Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto la lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l'unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta
E' da lei, dalle sue parole, dal suo coraggio che il nostro impegno nel territorio parte. Ed è proprio a Viale Amelia che torneremo per portare avanti una memoria viva.
Come ogni anno saremo lì, a Viale Amelia 23, dalle ore 10.30 e con noi ci sarà don Luigi Ciotti, tra interventi delle istituzioni, letture e musica.