Elvira Genzardi Cassarà: dal dolore all'impegno
di Rosalba Cassarà
Il 27 gennaio 1921 nasceva a Palermo una bimba dai riccioli d’oro e dai profondi occhi blu, attesissima da Francesco Genzardi, facoltoso gioielliere ed estimatore di pietre preziose, e dalla signora Francesca Dato, donna dolce e mite, entrambi totalmente dediti alla famiglia e a lei, battezzata col nome di Elvira ma chiamata col dolce diminutivo di Elviruccia, sempre molto amata e protetta.
(…) Amante dello studio, aperta all’amicizia, sempre disponibile verso gli altri, fin da bambina si distinse nello studio, aprendosi sempre più i suoi orizzonti. Il severo padre, dopo la fase dell’istruzione privata, prese la solenne e forse anche sofferta decisione di iscrivere la piccola Elvira presso l’Istituto delle suore salesiane del Santa Lucia: così si aprì un nuovo mondo di contatti umani e di nuove amicizie per lo più al femminile...
(…) Sopravvenne nel 1938 la seconda guerra mondiale che colpì profondamente tutta la popolazione europea e parte di quella mondiale, il tremendo conflitto a cui l’Italia prese parte non risparmiò neanche la famiglia Genzardi-Dato, che per proteggersi dal pericolo dei bombardamenti si trasferì nel sicuro borgo di Ficuzza.
La giovane studentessa universitaria, in risposta a tante richieste di aiuto da parte dei ficuzzari e dei tanti palermitani fuggiti anche loro dalla città e sfollati lì, si prodigò nell’impartire lezioni ai bambini e giovani delle Scuole elementari e medie inferiori e superiori e scoprì una innata vocazione all’insegnamento! Infatti, quando il papà le chiese se desiderava dedicarsi alla gioielleria di famiglia, la risposta, priva di ogni incertezza, ed è stata: Papà, voglio fare l’insegnante!
Si delineò così uno degli aspetti fondamentali del futuro della nostra protagonista che in giovanissima età si laureò col massimo dei voti e, decisa a partecipare al concorso a cattedra per l’insegnamento di materie letterarie e latino, partì per Roma. Superò brillantemente gli scritti e agli esami orali, uno dei commissari, stupito dalla straordinaria preparazione della giovane candidata le disse: "Signorina, lei ha la forza di 100 cavalli!".
Così, vinto il Concorso, Elvira in prima istanza venne assegnata a Partinico la cui etimologia lei collegava con le parole latine “pars iniqua” e proprio per questo suo pensiero preconcetto era particolarmente preoccupata di doversi recare proprio lì, per incoraggiarla una cara amica, la preside Michelina Cinquemani, presentò la neo-professoressa Genzardi alla famiglia Cassarà di origine partinicese. Così lei conobbe un suo nuovo corteggiatore Gaspare che, affascinato dalla sua bellezza ed intelligenza la interpellò con le audaci parole… di "Signorina mia!". E questo è stato l’inizio di una grande storia d’amore che culminerà il 31 luglio 1946 nel matrimonio tra Gaspare ed Elvira.
(…) Un felicissimo avvenimento contribuì a rendere più completa la nuova famiglia e mi piace raccontarlo con le stesse parole della giovane sposa, vergate con elegante scrittura in una pagina autografa del suo prezioso diario:
“7 maggio 1947
Ero una giovane sposa di ventisei anni con la pelle bianchissima di bionda naturale e lunghissimi capelli color oro intrecciati, quando, alle ore 11 del 7 maggio dopo un travagliato parto distocico, spossata e sofferente ma felice, mi trovai con un bimbo meraviglioso tra le braccia: Ninni, il mio primogenito! Era splendido quel bambino! Valeva la pena di avere sofferto tanto (a causa del forcipe), per darlo alla luce, ma appena nato aveva conquistato tutti con la sua bellezza: Ninni era un neonato forte, sano, con gli occhi azzurri e i riccioli biondi.
Fu accolto subito con gioia immensa e per un mese intero giunsero a casa fiori a profusione, soprattutto rose.
Gaspare (il papà), felice pretese che si chiamasse Antonino (come il nonno paterno morto quando egli aveva solo 19 anni), ma io entusiasta degli studi letterari, fanatica ammiratrice dei poeti latini dell’età augustea, gli avevo assegnato in pectore il nome del primo imperatore romano e quello della Madonna perché lo proteggesse; così per l’anagrafe risultava Cassarà Antonino Augusto Maria, ma per tutta la sua vita ed anche oltre il suo nome è rimasto: NINNY.
La famiglia intanto cresceva, allietata dalla nascita nel marzo del 1949 della secondogenita Rosalba e nel febbraio del 1951 della terzogenita Liliana e nel 1959 di Sergio.
La coppia Cassarà-Genzardi ha vissuto in armonia ed Elvira educava i propri bimbi, ben presto divenuti ragazzi sani e innamorati della vita, desiderosi di stare il più possibile all’aria aperta (le lunghe estati trascorrevano in ameni luoghi di villeggiatura), all’impegno allo studio, non mnemonico ma rivolto a approfondire la cultura in tutte le sue sfaccettature, musica, teatro lirico e di prosa. L’impronta da lei impressa in particolare su Ninni è stata molto profonda e ha fatto di lui un giovane aperto e colto.
(…) Gli anni scorrevano serenamente, i figli intanto si sposavano e nascevano meravigliosi nipotini, due dei quali, proprio i figli di Ninni portavano orgogliosamente i nomi dei nonni paterni: Gaspare e Elvira. Cosa si poteva desiderare di più?
Ma nuvole nere si addensavano in un cielo prima limpidissimo: nel 1984 Elvira perde il compagno della sua vita e un anno dopo un altro evento tragico la sconvolge e colpisce in maniera crudele la sua esistenza: IL FIGLIO PRIMOGENITO VIENE UCCISO barbaramente da Cosa nostra, per avere nel rapporto dei 162, da lui scritto e consegnato al giudice Falcone, tracciato per la prima volta nella storia l’organigramma della mafia e avere indicato nomi importanti del gotha mafioso.
Da quel terribile 6 agosto 1985 la vita di ELVIRA cambiò ed il sorriso non affiorò più, nel suo viso, bagnato spesso di lacrime: sopravvivere ai propri figli non rientra nelle leggi della natura umana, che degli uomini spietati hanno sovvertita.
Mamma Elvira è sopravvissuta con grande strazio al proprio figlio amatissimo per ben 25 anni, ma piuttosto che chiudersi in un dolore, umanamente incommensurabile e privo di ogni conforto, ha vissuto dopo quell’orribile giorno del 6 agosto 1985, con grande dignità e coerenza e si è sempre adoperata con grande passione perché il ricordo del proprio figlio primogenito restasse vivo, soprattutto ha voluto fortemente condividerlo con la parte migliore della società, i giovani, coinvolgendoli in attività culturali, finalizzate alla valorizzazione degli ideali per i quali Ninni aveva donato la vita.
Da un così grande dolore è scaturito, come un limpido ruscello da un alto monte, un mondo migliore fatto non solo di buoni propositi ma di amore per la verità, per la libertà e per l’affermazione della legalità.
L’8 marzo 2004 Elvira è stata insignita del Premio Internazionale Universo Donna in riconoscimento della grande forza d’animo che la ha caratterizzata nell’arco della sua vita ma soprattutto per avere reagito all’immenso dolore per la perdita del suo amatissimo figlio primogenito Ninni Cassarà, barbaramente ucciso dalla mafia. In quell’occasione le è stata consegnata una pergamena nella quale è stata definita MADRE CORAGGIO per l’impegno profuso toto corde nella diffusione della cultura antimafia nella società ma particolarmente tra i giovani.
Nel 2005 grande è stata la gioia di tutti i familiari ma soprattutto di mamma Elvira in occasione la cerimonia dell’intitolazione del più grande liceo linguistico di Palermo a Ninni Cassarà, il disvelarsi del busto che ancora oggi accoglie chi entra, ha riempito il suo cuore di donna di cultura e appassionata docente, di intensa emozione, lei che tanto si è prodigata perché si realizzasse il sogno di una grande Scuola, dedicata interamente al proprio figlio.
(…) Napoleone, un grande uomo che ha segnato la storia con la sua orma immortale, ha affermato che “l'avvenire di un bambino è l'opera di sua madre”. Queste parole esprimono in modo forte ed incisivo quanto preziosa sia stata e sicuramente continua ad essere la corrispondenza spirituale che ha legato e sicuramente continua ad unire con un filo indelebile un rapporto prezioso tra madre e figlio che supera i confini umani e raggiunge la dimensione dell'eternità.
(…) Il 30 giugno se ne è andata ad 89 anni Elvira Genzardi, salutata da tanti giovani e poliziotti il 4 luglio giorno dei suoi funerali, lei che li aveva tanto amati e aveva sempre cercato di renderli cittadini attivi! Non a caso dopo essersi messa in pensione, negli anni Ottanta ha continuato a mantenere vivo il rapporto con i giovani della città.
Gremita la chiesa durante il funerale celebrato nella chiesa di Santa Maria di Monserrat a piazza Croci, in tanti soprattutto giovani e agenti di polizia hanno voluto salutare per l’ultima volta una donna che è stata considerata un vero simbolo nella lotta alla mafia.