Parole di memoria

Il ricordo di Matteo Toffanin

Il ricordo di Matteo Toffanin

di Cristina Marcadella

Io e Matteo fidanzati da vari anni, nel 1992 avevamo 25 e 23 anni, ed eravamo entusiasti della vita e dei nostri progetti.

Matteo dopo aver terminato gli studi superiori in un istituto tecnico di Padova, conseguendo il diploma di perito elettronico, ed aver assolto l’anno del servizio di leva, si stava affacciando al mondo del lavoro. 

In quel periodo faceva la spola da Ponte San Nicolò, in provincia di Padova, dove abitava con i genitori Anna e Gianfranco e il fratello diciottenne Marco, a Cardano del Campo, in provincia di Varese, dove frequentava un corso per tecnici di computer organizzato dall’azienda “Digicom”.

Era un giovane serio, aiutava spesso il papà nel negozio di elettrotecnica, cortese, diligente e maturo per la sua giovane età, ma che aveva anche voglia di divertirsi andando con gli amici a ballare nelle discoteche del litorale veneziano oppure a sciare ma anche solamente passando le serate con gli amici a Padova o svagandoci assieme.
Matteo teneva molto sia alle amicizie che alla sua famiglia ed anche nell’anno del militare si era fatto ben volere da tutti, era infatti riuscito ad instaurare un rapporto duraturo con alcuni ragazzi incontrati in caserma con i quali si dava appuntamento ogni anno per rivedersi.
Sono passati 27 anni da quel 3 maggio 1992 quando di ritorno da una gita al mare con gli amici ci stavamo salutando come avevamo fatto molte altre volte sotto la mia abitazione, in un quartiere di Padova.
Eravamo  con la Mercedes 190 E dello zio di Matteo: la sua auto, una Lancia Delta, era dal meccanico. 

Non potevamo sapere né immaginare che un tiro arcigno della sorte stroncherà tutti i nostri sogni. Uno scambio di persona, una serie di coincidenze inquietanti nella loro concatenazione inossidabile e fatale. 

Da una “Fiat Tipo” parcheggiata lì vicino scendono alcune persone che, con un fucile a cane mozze e con una pistola, sparano dagli otto ai dieci colpi. 
Uno dei proiettili si conficca nella nuca di Matteo, l’altro nel mio ginocchio destro. 

Poi la corsa in ospedale, la scoperta di essere sopravvissuta soltanto a metà, senza Matteo.

La rabbia, la confusione, un’esecuzione in piena regola di quello che era un ragazzo perbene, senza alcun contatto con la malavita e tantomeno con la mafia, i “perché” evocati lasciati senza risposta ed un fascicolo della Procura della Repubblica che porta scritto: “Indagini preliminari nei confronti di ignoti”. 

Ignoti che dopo il massacro avevano lasciato un messaggio al centralino della polizia: “Avete saputo cos’è successo a Via Tassoni? Quello lo abbiamo ucciso noi”. 

Non sapevano che avevano sbagliato il loro obiettivo: Marino Bonaldo, che abitava difronte a casa mia, non uno spacciatore di droga qualsiasi ma un “pezzo da novanta” che dopo aver comprato una partita di droga da malavitosi milanesi con cui era in affari, ha commesso l’errore di non pagarli. E a quelli, naturalmente, la cosa non è piaciuta. Affidando così il lavoro sporco a dei compagni di crimine siciliani. 

Sono loro che avrebbero dovuto intercettare una “Mercedes 190 E”, la stessa auto che stava guidando Matteo. 

Dopo un anno il fascicolo è già chiuso e il caso viene archiviato. I mandanti dell’omicidio non sono stati individuati, gli esecutori mai identificati, nessuno quella sera in via Tassoni ha visto niente. 

Sembra strano ma è così. 

Le nostre famiglie devastate, sono rimaste sole, lasciate senza risposte, anche dalla giustizia ufficiale. 

Venticinque anni dopo ho iniziato un cammino affinché la morte di Matteo non sia dimenticata, né dalla città di Padova né dai giovani ed ho deciso di portare la mia testimonianza soprattutto nelle scuole, anche attraverso il presidio di Libera intitolato a Matteo presso l’Istituto Superiore Valle di Padova, trasformando il dolore e la rabbia in una occasione di riflessione positiva. 

Al mio fianco oltre alla mia famiglia e a quella di Matteo, gli amici di un tempo e quelli di oggi ed, anche, gli ex commilitoni di Matteo che anni fa hanno piantato una quercia, albero che ha l'abilità’ di sopravvivere anche nei periodi più difficili e simbolo di rinascita, in sua memoria sotto la quale ogni anno gli dedicano un brindisi.

In occasione del 27° anniversario dell’omicidio di Matteo, il Gruppo Scout Padova 8, assieme ai Presidi di Libera “Matteo Toffanin” e “Silvia Ruotolo”, lo ricorderanno con una commemorazione.

Il ritrovo è previsto per il 3 maggio 2019, alle ore 19.00, a Padova, in via Guizza Conselvana 236: si procederà con una breve camminata per arrivare in Via Tassoni n. 4. Interverranno, tra gli altri, i familiari ed amici di Matteo. La cittadinanza è invitata a partecipare.