Parole di memoria

27 anni fa, Nunziante Scibelli

27 anni fa, Nunziante Scibelli

di Francesco Iandolo

Per diciassette lunghi anni la memoria di Nunziante Scibelli è stata tradita. Diciassette anni di silenzi, di ricordi familiari. Solo qualche sporadica iniziativa pubblica ricordava quella che una domenica di ottobre del 1991 è diventata la prima vittima innocente della lunga e sanguinosa faida tra i clan Cava e Graziano. Nunziante quella domenica aveva fretta di arrivare in ospedale dove il padre era ricoverato. Aveva 26 anni, sposato da qualche mese e già in attesa di una figlia. Non c’entrava niente con “quelli là”, lui che era un giovane e onesto lavoratore. Eppure quella domenica arrivò lui per primo in quella curva della frazione Ima di Lauro (AV) dove alcuni esponenti del Clan Graziano aspettavano i rivali che, subito dietro Nunziante, avevano una macchina simile alla sua, così come simile era il colore e la targa.

Come spesso capita quell’indignazione per quella morte troppo assurda si è tramutata presto in paura, nonostante qualcuno abbia provato a resistere e con forza fare memoria di quel giovane morto troppo prematuramente. Eppure ci sono voluti 17 lunghi anni per tornare in quella curva e per la prima volta, insieme a tanti studenti e a tante realtà apporre una targa che ricordasse quella domenica pomeriggio. Ed è da questa semplice azione di memoria che è iniziato un vero e proprio riscatto del territorio. Innanzitutto il coraggio di molti ha prodotto un primo grande successo: un collaboratore di giustizia ha raccontato quanto avvenne quel giorno ed ha consegnato alla famiglia e alla comunità la verità giudiziaria riguardo quell’omicidio.

Poi, la memoria di Nunziante Scibelli ha prodotto altri bellissimi frutti: tante altre storie sono state raccolte di tante altre vittime innocenti di quel territorio e sono tolte quotidianamente dal dimenticatoio. Una vera e propria attività di animazione territoriale che prova a costruire reti nuove a scacciare via quella paura e quella rassegnazione che c’è sempre in luoghi dove il potere criminale ha spopolato.

E poi quel Maglificio 100Quindici Passi: quella villa confiscata che oggi porta il suo nome e che prova ad essere quotidianamente il segno di quell’impegno che non può prescindere dalla memoria e quella memoria che non può tramutarsi altro se non in impegno. Una vera e propria impresa. Un’avventura faticosa e non con poche difficoltà che vede tra i protagonisti Sebastiano, il fratello di Nunziante. Una storia semplice di chi cerca riscatto, di chi prova a restituire a un territorio la bellezza troppo spesso calpestata e lavora per tramutare la speranza in realtà.