Figlio di un sottufficiale dei carabinieri e di un’insegnante, Pasquale Cappuccio era nato a Napoli il 4 dicembre del 1931. Era un uomo ricco di interessi e passioni, dagli studi in legge alla politica, dall'impegno civile all'arte. In un articolo della Stampa si legge:
Era un esperto di arte, un frequentatore di aste e di mostre di quadri e chi lo ha conosciuto lo descrive come un uomo di carattere estroverso, cordiale, facile alle confidenze, ai contatti umani.
Viveva a Napoli con la moglie, Maria Grazia Iannitti, e le due figlie, Francesca di 8 anni e Emma Lorena di 7. Ma gran parte della sua giornata la trascorreva nella provincia vesuviana, a Ottaviano, dove aveva il suo studio di avvocato e dove ricopriva la carica di Consigliere comunale nelle liste del Partito Socialista.
Ottaviano non era un posto qualunque, ma in quegli anni è il cuore dell'impero criminale di Raffaele Cutolo, dove nasce la Nuova Camorra Organizzata e quel blocco di potere criminale tra camorra, politica e imprenditoria che dominerà la scena, non solo locale, negli anni successivi. Sindaco di Ottaviano era Salvatore La Marca, ex assessore provinciale, tra i più votati in Italia. Era iscritto al Partito Socialdemocratico, da cui poi sarà espulso.
Battagliero e coraggioso, l’avvocato Cappuccio denunciò fortemente le collusioni della politica con la criminalità, in riferimento ad appalti e speculazioni edilizie. Nonostante le telefonate e le lettere di minaccia, si oppose alla concessione di appalti a Pasquale Cutolo, fratello di Raffaele, e in Consiglio comunale fu uno dei maggiori avversari del sindaco La Marca.
13 settembre 1978
La sera del 13 settembre del 1978, dopo essere stato al circolo che frequentava di solito, Pasquale Cappuccio sale in macchina con la moglie per tornare a casa. Sulla strada del ritorno verso Napoli, una Fiat 128 blu con due giovani a bordo sorpassa l'auto dell'avvocato. Il killer spara e lo uccide all'istante, mentre la moglie resterà ferita lievemente.
Mi ero girata istintivamente e Pasquale, colpito ripetutamente, ha girato la sua guancia sinistra sulla mia spalla sinistra. Non ricordo quanti erano a sparare, ma ho avuto l’impressione che dovevano essere più d’uno. Sono stata con il corpo di mio marito sulle spalle per circa cinque minuti. Fino a quando qualcuno non mi ha tirato fuori dall’auto e mi ha portato in ospedale a Napoli.
Quello di Pasquale Cappuccio fu uno dei primi delitti politici compiuti nell'entroterra napoletano dalla camorra. Purtroppo, ne seguiranno altri: l'omicidio del Consigliere comunale comunista Mimmo Beneventano e l’attentato ai danni del segretario della locale sezione comunista Raffaele La Pietra.
Vicenda giudiziaria
Le indagini verranno affidate ad un pretore, Antonio Morgigni, anche lui vittima di un agguato, da cui uscirà fortunatamente illeso.
Dopo anni di piste risultate completamente infruttuose, le indagini ebbero una svolta grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Il primo a parlare fu Pasquale D'Amico, il quale affermò che l'omicidio di Pasquale Cappuccio era stato voluto da Cutolo. Venne data allora una svolta sostanziale alle indagini interrogando anche altri collaboratori: Barra, Pandico, Strazzeri. Finalmente apparve chiaro che l’omicidio non poteva avere altro movente che quello della camorra che intendeva eliminare un pericoloso avversario.
Al processo, che comincerà circa dieci anni dopo, a difendere i familiari di Pasquale Cappuccio, ci sarà Francesco De Martino, ex segretario nazionale del PSI e vecchio amico dell'avvocato, tornato appositamente in un'aula giudiziaria dopo 52 anni.
È stata una esecuzione di matrice camorristica a sfondo politico – ha tuonato il professor De Martino – Cutolo, che aveva creato una organizzazione che si accresceva grazie alla acquiescenza di alcuni ambienti politici, ha trovato in Cappuccio e Beneventano due insormontabili barriere.
Gli imputati come mandanti dell'omicidio sono Raffaele Cutolo, suo fratello Pasquale, Salvatore La Marca e il fratello Luigi. Mentre i presunti esecutori materiali sono Giuseppe Romano e Giuseppe Serra.
Secondo gli inquirenti, Cappuccio sarebbe stato ucciso per essersi opposto alla concessione di alcuni appalti a ditte legate alla camorra e per contrasti con l’ex sindaco di Ottaviano. Ma non si escludeva una vendetta della camorra, poichè Cappuccio aveva patrocinato la parte civile in un processo contro Cutolo, svoltosi pochi anni prima dell’omicidio.
Dopo la condanna all'ergastolo in primo grado per Cutolo e Romano, il processo si conclude con l'assoluzione con la formula piena per tutti gli imputati.
Dopo tanti anni, però, non c’è alcuna condanna...I mandanti sono stati prosciolti in appello. E gli esecutori materiali non si conoscono. Una sola cosa resta certa insieme al fatto che Pasquale non c’è più: il nostro dolore.
Memoria viva
Il nome di Pasquale Cappuccio viene ricordato ogni anno in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera.
Alla sua storia è dedicato un capitolo del libro di Raffaele Sardo, Al di là della notte. Storie di vittime innocenti di criminalità, Napoli, Tullio Pironti Editore, 2010.
Nel 2010, in ricordo dell'avvocato Cappuccio è nata l'Associazione forense "Pasquale Cappuccio" con "lo scopo di tutelare nelle sedi competenti la figura del tecnico del diritto, incentivando l'aggiornamento culturale e professionale, interagendo con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Nola nell'attività culturale e professionale nel Circondario".