La storia di Pietro Sanua comincia come quella di tantissimi altri meridionali che hanno tentato la fortuna al nord. Ha 12 anni quando parte dalla Basilicata, dove era nato il 13 giugno del 1948, a Lavello, un Comune in provincia di Potenza, alla volta di Milano. Una storia di immigrazione uguale a tante altre.
Pietro vuole lavorare onestamente e comincia a farlo subito, appena arrivato in Lombardia, dove si dà da fare come panettiere, come addetto in un supermercato e poi come aiutante di un ortolano nei mercati.
Poco più che ventenne, nel 1972, decide di lanciarsi in una nuova avventura, convinto che possa aprirgli nuove prospettive di vita. Acquista così una licenza di ambulante, grazie alla quale apre un banco di frutta e verdura con cui comincia a girare nei mercati della zona. Pietro entra man mano nei meccanismi alla base del funzionamento dei mercati: sorteggi, graduatorie, licenze, postazioni. Comprende poco alla volta che è un settore delicato, dove gli interessi economici rischiano seriamente di condizionare il rispetto delle regole e la tutela del lavoro. Lo scopre nel suo difficile lavoro di fiduciario dei mercati di Buccinasco, Corsico e Quarto Oggiaro, un territorio caldo, già da tempo oggetto delle attenzioni delle cosche di ‘ndrangheta. Così, comincia a interessarsi non più solo del suo lavoro, ma anche di quello di tanti suoi colleghi che a lui si rivolgono per ottenere consigli, assistenza, riconoscimento dei propri diritti.
L'impegno sindacale
Pietro diventa così un sindacalista a tutti gli effetti. Diventa prima segretario e poi presidente provinciale dell’ANVA di Milano, l’Associazione Nazionale Venditori Ambulanti, affiliata a Confesercenti. Entra poi nella Commissione comunale del Settore Commercio e Artigianato per la disciplina del commercio ambulante. Si accresce intorno a lui la fama di un uomo onesto, perbene, testardo e rigoroso nel chiedere e ottenere il rispetto delle leggi e la dignità del lavoro. Denuncia le irregolarità, in particolare legate al cosiddetto racket dei fiori, che governa l’assegnazione delle postazioni per la vendita dei fiori all’esterno dei cimiteri. Si avvicina all’esperienza di SOS Impresa e lavora alla nascita di una realtà simile anche nel suo territorio. Insomma, Pietro si convince sempre di più che il suo settore ha bisogno di trasparenza e di legalità e, per questo, non si risparmia. Ma resta una persona semplice, umile, sempre brillante e sorridente.
Nel 1971 mette su famiglia, conosce e si innamora di Francesca. E' proprio lei a farle il dono più bello della sua vita: Lorenzo, suo figlio. Sarà proprio lui, Lorenzo, appena ventunenne, l’unico testimone diretto di quello che accadde quella fredda e tragica mattina del 4 febbraio 1995.
Il 4 febbraio del 1995
Alle 5.30 Pietro è a bordo del suo furgone lungo via Lorenteggio a Corsico, diretto, insieme a suo figlio, al mercato di via Di Vittorio. Una Fiat Punto di colore marrone, targata Genova, improvvisamente fa una brusca manovra e inverte il senso di marcia, affiancandosi al furgone. Pietro e Lorenzo non hanno il tempo di accorgersi di quanto sta accadendo e del resto mai lo immaginerebbero. Pietro si stupisce, infatti, della strana e azzardata manovra. Dalla Punto parte un colpo di lupara, un fucile a pallettoni, che colpisce Pietro in pieno volto. L’uomo si accascia tra le braccia di Lorenzo, che fortunatamente viene investito solo da alcune schegge. Per suo padre, invece, non c’è niente da fare. Aveva 47 anni.
Vicenda giudiziaria
Le indagini arrancano e non riescono a condurre a niente di concreto. In un primo momento si punta, come troppo spesso accade e nonostante l’esecuzione dell’omicidio appaia in pieno stile mafioso, alla pista passionale. Si scava a fondo, ma senza risultati, nella famiglia. Ci vorranno settimane prima che, il 21 aprile, in un articolo apparso sul Corriere della sera, si faccia per la prima volta ricorso all’espressione “mafia delle licenze”, nel tentativo di ricondurre quell’omicidio apparentemente inspiegabile alle battaglie sindacali e per la legalità di Pietro. Si pensa pure a un diverbio con una famiglia di ‘ndrangheta insediatasi nell’area milanese. Ma nonostante tutto, pochi mesi dopo, agli inizi di agosto, le indagini vengono definitivamente archiviate su richiesta del Pubblico Ministero, in quanto “nonostante le indagini esperite, condotte con l'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali, intercettazioni telefoniche e individuazioni di più possibili moventi del gesto omicidario collegate alle mansioni svolte dalla persona offesa nell'ambito del commercio ambulante, non sono emersi elementi utili per l'identificazione dei responsabili o comunque per l'ulteriore prosecuzione nelle indagini preliminari”. A nulla serve neanche il ritrovamento di un auto carbonizzata, con targa Genova, ritrovata a pochi centinaia di metri dal luogo dell’omicidio. La vicenda giudiziaria si conclude qui: nessun movente, nessun mandante, nessun esecutore. Insomma, nessun colpevole per la morte di un uomo onesto e perbene ammazzato mentre andava a lavorare, come ogni mattina all’alba.
Una richiesta pressante di conoscere la verità che, finalmente, nel venticinquesimo anniversario dell’omicidio, sembra raccogliere un primo insperato frutto.
Le indagini sono riaperte. Abbiamo depositato un’istanza alla Dda. Potrebbero esserci elementi importanti che non sono mai stati presi in considerazione. Ma è una fase delicata, è meglio non parlarne per non compromettere nulla, soprattutto ora che si muove qualcosa dopo tanti anni. Lasciamo che chi di dovere faccia il proprio lavoro. Aspettiamo. Con fiducia e speranza.
Memoria viva
Pian piano la storia di Pietro ha cominciato a farsi strada nell’opinione pubblica. Fino a quel 20 marzo del 2010, quando, dal palco milanese della Giornata della Memoria e dell’Impegno, Lorenzo prende la parola e ricorda suo padre, la sua vita, il suo lavoro, le sue battaglie. A Pietro, volontari e attivisti di Libera dedicano il Presidio di Vicenza, dando continuità, nel suo nome, a un impegno quotidiano.
Nel 2021 la Iod Edizioni ha pubblicato il libro "Pietro Sanua. Un sindacalista onesto e coraggioso. Le ragioni di un delitto".
La sua città natale, Lavello, ha intitolato alla sua memoria il mercato comunale, per non dimenticare un cittadino onesto.
Mio padre era anche il mio migliore amico. Mi confidavo con lui. Mi ha accompagnato al concerto di Vasco. Persone come lui non ce ne sono più e tu vorresti essere uguale per tua figlia.