Vittorio Scifo nasce nel 1937 ad Acate, in provincia di Ragusa.
È un ragazzino come tanti altri, va a scuola e ama stare con gli amici e crescendo, scopre di avere una grande passione per la magia. Con il passare degli anni Vittorio è sempre più affascinato dall’occulto e dalla magia e così, legge, studia, fa ricerche e inizia a dilettarsi dapprima con piccoli giochi di magia, per poi dedicarsi anche alla chiaroveggenza.
Si fa chiamare il mago di Tobruk e, nel giro di poco tempo, diventa famoso nel suo paese d’origine tanto che presto deciderà di lasciare la sua isola natìa per aprire uno studio nella Capitale, che sarà da subito frequentatissimo.
La vita nella Capitale
A Roma, Vittorio è solito predire il futuro indossando abiti orientali che contribuiscono a circondare la sua figura di un fascino esotico. E poi, oltre all’aspetto estetico, le profezie di Vittorio spesso si avverano e questo contribuisce ad alimentare la sua fama e notorietà.
Nel frattempo si è sposato con Angela e da quell’amore nasceranno due bellissime bambine: Amalia e Patrizia. La sua famiglia continua a vivere a Niscemi, dove Angela gestisce un bar nella piazza centrale del paese, mentre lui gira molto e si divide tra Roma, Parigi e la Germania. Vittorio ormai è famoso, è un personaggio notissimo in Italia e all’estero, protagonista delle cronache mondane. È diventato così conosciuto da essere spesso ospite di varie trasmissioni televisive. Sono questi gli anni della Dolce Vita e Vittorio cavalca l’onda del successo anche se, appena può, torna in Sicilia per trascorrere del tempo insieme alla sua famiglia.
La scomparsa di Patrizia
Gli anni passano, le sue figlie crescono e la più grande, Patrizia, si innamora di un uomo sposato e di 11 anni più grande di lei. Ma c’è di più perché quel ragazzo, Giuseppe, di cognome fa Spatola, ed è affiliato a una delle due cosche mafiose locali, impegnate in una faida per il controllo degli appalti pubblici. Vittorio e Angela non approvano questa relazione e provano in tutti i modi di dissuaderla, ma Patrizia è troppo accecata dall’amore e fugge insieme al Giuseppe. Da quell’amore nascerà anche una bambina, Angelica Monica, ma tra di loro le cose non vanno affatto bene. Si susseguono soprusi e violenze, tanto che Patrizia, appena 19enne, denuncia il compagno per violenze ed è decisa a lasciarlo.
Il 18 giugno del 1983
Il 18 luglio del 1983, Vittorio riceve una telefonata che non avrebbe mai voluto ascoltare: sua figlia Patrizia è scomparsa. La sera prima ha portato la sua amata Monica, di appena 8 mesi, dalla mamma dicendole che la mattina seguente sarebbe tornata a prenderla. Ma così non è stato. Di lei più nessuna traccia. Così Vittorio non fa passare un minuto di più, si mette in viaggio per tornare in Sicilia e cercare sua figlia.
Giuseppe Spatola è il primo su cui cadono i sospetti degli inquirenti, ma l’uomo ha un alibi per la sera della scomparsa, inoltre dice di non avere rapporti con la ragazza da mesi e quindi viene prosciolto.
Ma Vittorio non si arrende, è determinato a trovare sua figlia e scoprire la verità. Ormai la sua vita ha un solo obiettivo: riabbracciare la sua Patrizia.
È convinto che Giuseppe c’entri qualcosa e continua con le sue ricerche private e, forse, ha scoperto qualcosa su ciò che le è successo. Dice a sua moglie Angela che è fiducioso, ma anche un po’ preoccupato per la sua incolumità. Eppure non si ferma. L’amore per sua figlia gli fa vincere ogni paura.
Il 18 luglio del 1983
È il 18 luglio 1983, è passato appena un mese dalla scomparsa della sua Patrizia. È una sera calda di luglio in cui finalmente un po' d’aria fresca sembra arrivare per dare sollievo. Sono circa le 21:30, Vittorio è fuori dal bar che gestisce sua moglie, è assorto nei suoi pensieri quando all’improvviso si avvicina un uomo che lo chiama per nome: “Vittorio!”. Lui si gira e in una frazione di secondo uno sconosciuto, a volto scoperto, estrae una pistola ed lo colpisce al torace e al volto. Vittorio muore sul colpo.
Quando mi hanno detto che mio marito era stato assassinato, ho capito che anche mia figlia Patrizia era morta.
Vicenda giudiziaria
Le indagini sulla scomparsa di Patrizia sono immediatamente collegate all’uccisione del padre.
Gli inquirenti indagano negli ambienti di Cosa Nostra. L’impressione che hanno da subito è che Vittorio avesse scoperto qualcosa sulla scomparsa della figlia e quindi andava ucciso prima che potesse svelarlo alle Forze dell’Ordine.
Ma, nonostante le intuizioni e gli sforzi di Polizia e Magistratura, non si giungerà a nessuna verità e di Patrizia non si trova nessuna traccia. Così, il 17 novembre del 2003, a venti anni dalla sua scomparsa, il Tribunale di Caltagirone dichiara la morte presunta di Patrizia.
Quando tutto ormai sembra essere scivolato nel fondo del grande dimenticatoio, nel 2011, ci sarà un importante sviluppo delle indagini, grazie alla tenace richiesta di verità portata avanti dalla famiglia e dall’apporto fornito da alcuni collaboratori di giustizia. Viene infatti emessa un’ordinanza di custodia cautelare verso Giovanni Passaro, identificato come l’autore materiale dell’uccisione di Vittorio.
Giovanni Passaro, tra i killer più spietati della cosca dei Madonia di Gela, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato incaricato proprio da Giuseppe Spatola di far fuori il padre della ex compagna perché si era avvicinato troppo alla verità sulla sparizione della giovane donna.
La morte di Patrizia viene attribuita a Spatola, che la uccise il 18 giugno stesso, strangolandola nel suo letto. Uccisa perché lei aveva deciso di lasciarlo e perché con le sue denunce gli stava creando problemi. Dopo l’omicidio ne fece poi sparire il corpo, che non sarà mai più ritrovato. Giuseppe però non potrà essere processato perché morto l’anno successivo all’omicidio di Patrizia, vittima della faida che insanguinava Niscemi.
Memoria viva
Sulla vicenda di Vittorio e di sua figlia Patrizia è stato scritto un libro dal titolo “L’assassinio del mago di Tobruk e la misteriosa scomparsa della figlia”, da Giuseppe D’Alesssandro, edito da Bonanno, 2013.
La trasmissione "Chi l'ha visto?" si è occupata della storia di Patrizia e del suo papà in diverse occasioni nel corso degli anni.
La moglie Angela, la figlia Amalia e la nipote Monica hanno sempre lottato per la ricerca della verità sulla morte dei loro familiari e hanno chiesto incessantemente giustizia. Nel 2015 hanno così ottenuto il riconoscimento per Patrizia dello status di vittima della mafia.
L’impegno della famiglia non cesserà volendo rendere lo stesso e giusto riconoscimento anche al loro familiare Vittorio Scifo, pure egli vittima innocente di mafia,