Patrizia Scifo nasce a Niscemi. È figlia di Vittorio Scifo, il famoso “Mago di Tobruk”, un personaggio notissimo in Italia e all’estero, protagonista delle cronache mondane. Sono questi gli anni della “Dolce Vita”, e Vittorio, per seguire le sue attività che vanno a gonfie vele, vive tra Roma e Parigi. Appena può torna a Niscemi, dove sua moglie Angela gestisce un bar, situato sulla piazza principale del paese. Patrizia cresce così con sua mamma Angela e sua sorella Amalia. Somiglia molto a papà Vittorio; ha dei bellissimi capelli castani, mossi, che le cadono sulle spalle e dei grandi occhioni, con uno sguardo intenso e dolce.
La sua vita scorre serena, ama la danza, frequenta la scuola a Catania presso un istituto di suore e si divide tra la famiglia, gli amici e lo studio. Patrizia, appena 17enne, si innamorata di Giuseppe, un ragazzo di 11 anni più grande di lei. È un ragazzo affascinante Giuseppe, alto, moro, dai modi gentili, ma è sposato e non è un uomo qualunque. Il suo cognome è Spatola, affiliato a una delle due cosche mafiose locali, impegnate in una faida per il controllo degli appalti pubblici. I genitori di Patrizia non approvano questo amore e provano a ostacolare il loro rapporto. Giuseppe però riesce a far perdere la testa a Patrizia e un giorno i due scappano insieme. Poi lui torna per chiedere il consenso dei genitori di Patrizia a sposarla, una volta che avesse ottenuto la separazione dalla moglie. Vittorio e sua moglie Angela glielo negano, ma Patrizia sceglie di andare contro la volontà della sua famiglia e di continuare a vivere con Giuseppe. Ben presto però i rapporti nella coppia si guastano e cominciano i pesanti maltrattamenti che porteranno lei a decidere di presentare denuncia. In questo clima ormai pesante e teso Patrizia resta incinta e spera che Giuseppe possa cambiare.
Sogna una famiglia serena e così decide di ritirare la denuncia fatta. Il 5 ottobre del 1982 nasce la figlia Angelica Monica. Patrizia è al settimo cielo, quella bambina è tutta la sua vita, stravede per lei. I suoi genitori continuano a non approvare quella relazione, ma per amore di Patrizia e della loro nipotina si vedono con costanza.
Le violenze non si placano così, Patrizia, che ha soli 19 anni, denuncia nuovamente il convivente per i continui maltrattamenti, per le violenze subite, e per essere stata in ultimo costretta a subire il “gioco” delle roulette russa. Ha deciso, vuole lasciarlo, andare via e far crescere la loro bambina lontana dalle violenze, circondata solo dall’amore.
Il 18 giugno del 1983
La sera del 18 giugno 1983, Patrizia porta la piccola Monica a casa da sua madre. Le due donne parlano un po’ e alla fine, Patrizia le dice che sarebbe tornata a prendere la bambina il giorno seguente. Ma non tornerà mai.
La mattina seguente passano le ore e Patrizia non torna, così Angela inizia a preoccuparsi; chiama amici, parenti, conoscenti, ma nulla. Nessuno sa o ha visto nulla. Papà Vittorio lascia immediatamente Roma per unirsi alle ricerche. La cercano ovunque a Niscemi, anche nei luoghi malfamati.
Poco dopo gli inquirenti scoprono che Giuseppe Spatola è stato l’ultimo a vedere Patrizia, l’ultimo ad avere contatti con lei, così viene fermato durante il corso delle indagini, ma poi subito rilasciato perché fornisce un solido alibi.
Il 19 luglio del 1983
Vittorio non si arrende, è convinto che Giuseppe c’entri qualcosa e continua con le sue ricerche fino a quando un giorno, a un mese esatto dalla scomparsa di Patrizia, qualcuno lo chiama per nome ed esplode colpi di pistola che lo feriscono mortalmente. Vittorio viene così freddato davanti al suo bar, in centro a Niscemi.
Quando mi hanno detto che mio marito era stato assassinato, ho capito che anche mia figlia Patrizia era morta.
Vicenda giudiziaria
Le indagini sulla scomparsa di Patrizia vengono subito collegate all’uccisione del padre. Gli inquirenti indagano negli ambienti di Cosa Nostra. L’impressione è che Vittorio avesse scoperto qualcosa sulla scomparsa della figlia e quindi andava ucciso prima che svelasse quel che aveva scoperto. Ma, nonostante le intuizioni e gli sforzi, non si giungerà a nessuna verità e, soprattutto, di Patrizia nessuna traccia. Così, il 17 novembre del 2003, a venti anni dalla sua scomparsa, il Tribunale di Caltagirone dichiara la morte presunta di Patrizia.
Nel 2009 le dichiarazioni di un pentito fanno riaprire il caso e, nel 2011, finalmente e grazie anche al costante impegno della mamma, della sorella e della figlia, ormai maggiorenne, avviene una svolta sul caso riguardante Patrizia e il suo papà. Gli investigatori, in seguito alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, riescono a ricostruire l’avvenuto.
La morte di Patrizia viene attribuita a Spatola, che la uccise il 18 giugno stesso, strangolandola nel suo letto. Uccisa perché lei aveva deciso di lasciarlo e perché con le sue denunce gli stava creando problemi. Dopo l’omicidio ne fece poi sparire il corpo, che non sarà mai più ritrovato. Giuseppe però non può processato perché era morto l’anno successivo all’omicidio di Patrizia, vittima della faida che insanguinava Niscemi.
A finire in manette sarà Giovanni Passaro, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Vittorio Scifo, ucciso su richiesta di Spatola perché faceva troppe domande riguardo alla scomparsa della figlia e questo iniziava a dare problemi al clan.
Memoria viva
La mamma Angela, la sorella Amalia e la figlia Monica, da quel giorno continuano a chiedere che venga restituito il corpo della loro Patrizia, per darle un ultimo saluto e una sepoltura dignitosa.
Monica, che aveva soltanto 8 mesi quando sua madre le è stata strappata via, ha cambiato il suo nome da adulta. Non più Spatola, quello del padre, ma Scifo.
Oggi desidero continuare a lottare per fare la differenza tra chi si vanta di essere uomo d’onore e chi ha il coraggio di ribellarsi e cambiare. Anche partendo dal cognome, come ho fatto io. Io sono la prova che non è il Dna a decidere chi siamo, valgono le idee, i principi e quello che ciascuno sceglie di essere.
La trasmissione "Chi l'ha visto?" si è occupata della storia di Patrizia e del suo papà in diverse occasioni nel corso degli anni.
Il presidio di Libera Enna ha scelto di intitolarsi alla memoria di Patrizia.
Nel 2015, grazie all’impegno della famiglia, Patrizia è stata riconosciuta vittima di mafia.
Sulla vicenda di Patrizia e di suo papà, nel 2013 è stato scritto un libro dal titolo “L’assassinio del mago di Tobruk e la misteriosa scomparsa della figlia”, di Giuseppe D’Alesssandro, edito da Bonanno.
Faccio un appello affinché venga ritrovato il corpo di mia figlia. Voglio portare un fiore sulla tomba di mia figlia, chi conosce la verità deve parlare.