Alberto De Falco nasce a Cosenza il 28 maggio del 1967 e trascorre la sua infanzia e giovinezza a Rossano Calabro, terra di origine dei suoi genitori.
È un ragazzo colto, appassionato di auto e che ama scherzare. Una persona buona, alla mano, di cuore e crescendo, coltiva il sogno di entrare nella Guardia di Finanza. Quel lavoro lo affascina e così, dopo aver effettuato l’anno di leva obbligatoria, si arruola nel Corpo della Guardia di Finanza.
È il 1992 quando Alberto frequenta il Battaglione Allievi Finanzieri – Scuola Alpina di Predazzo, conseguendo poi le qualifiche di sciatore e alpiere. L’anno successivo viene trasferito al Battaglione Allievi di Mondovì, dove consegue la specializzazione anti-terrorismo e di Pronto Impiego.
Il trasferimento a Brindisi
Nel settembre del 1993 viene trasferito a Brindisi, presso la Compagnia Pronto Impiego, dove espleta i servizi di contrasto ai traffici illeciti.
In quegli anni conosce Carmela, di cui si innamora e che sposerà nell’agosto del 1995. Da quell’amore, nel maggio del 1996 nascerà la loro bambina, Eleonora Maria Teresa. Alberto e Carmela sono felicissimi, quella bambina è la loro gioia e lui è un papà dolce e premuroso. Ama trascorrere del tempo con la sua piccolina, giocare con lei, fare delle passeggiate insieme, coccolarla e vederla sorridere.
Alberto è felice: la sua vita è piena di amore, quello per la sua Carmela e la sua Eleonora e quello per il suo lavoro. È apprezzato dai suoi colleghi per la sua competenza e professionalità, per il suo alto senso del dovere, ma anche e soprattutto per le sue doti umane: è sempre gentile e generoso con i superiori e con i colleghi, con molti dei quali stringe rapporti di amicizia. Anche nei momenti difficili riesce a strappare un sorriso a tutti. Gli piace fare il lavoro di strada, con le volanti, per stare a contatto con le persone. I suoi colleghi lo soprannominano “il Lupo”, perché è bravo a svolgere il servizio di notte.
Sono questi gli anni in cui le coste pugliesi sono il teatro dello sbarco di carichi di sigarette provenienti da Albania e Montenegro. Il tutto avviene sotto la regia di esponenti appartenenti alla Sacra Corona Unita, che, una volta sbarcate, ne cura il trasporto e la distribuzione sul territorio regionale e campano in particolare, utilizzando un parco veicoli composto da fuoristrada di serie rivestiti di lastre, tubi, traversine e grate in acciaio tali da renderli mezzi corazzati blindati, atti a speronare gli automezzi in dotazione alle forze dell'ordine. Alberto lo sa bene: era il 1994, quando, di pattuglia a Savelletri, a bordo di un’Alfa 75 insieme ai colleghi, intervenne dopo uno sbarco. Gli piomba addosso una Range Rover dei contrabbandieri. Fortunatamente non rimasero feriti, ma si resero conto che ormai qualcosa era cambiato nel contrasto al contrabbando.
Il 23 febbraio 2000
Ha da poco conseguito il grado di Vice Brigadiere e potrebbe benissimo scegliere di non stare in strada evitando così il rischio, ma il contatto con la gente è ciò che più gli piace del suo lavoro, così continua a effettuare il servizio di volanti e di pattugliamento.
È il 23 febbraio del 2000, fa un freddo terribile quel pomeriggio e Alberto sa che sarebbe stato impegnato sulle strade sino a notte fonda nel servizio anti-contrabbando, ma non gli pesa. Saluta con il sorriso e con un grande bacio sua moglie e la sua bambina e si dirige a lavoro dove alle 18 inizia il suo turno.
Quella sera, come le precedenti, la Compagnia Pronto intervento di Brindisi ha predisposto uno degli innumerevoli servizi anti-contrabbando che vede coinvolte sei pattuglie; dopo una breve riunione gli equipaggi vengono dislocati lungo la litoranea, a presidio della costa, sotto il coordinamento della sala operativa. Alberto, insieme ai suoi colleghi Antonio (detto Tony) Sottile, Edoardo Roscica e Sandro Marras, da circa un mese forma la pattuglia denominata “Clio 2”. Inizia così il loro turno a bordo di una Fiat Punto di servizio. Nel buio della sera percorrono la complanare della Statale 379 quando, al chilometro 46+300, si trovano di fronte una Range Rover blindata di contrabbandieri, carica di sigarette, che percorre la strada a fari spenti. Così, quel fuoristrada blindato, munito di potenti rostri, per aprirsi un varco e guadagnare la fuga si scaglia contro la Punto dei finanzieri: uno scontro impari, un mostro a quattro ruote contro una piccola utilitaria. L’auto dei finanzieri resta divelta, scaraventata a metri di distanza, devastata e smembrata come se fosse esplosa. Alberto e Tony avranno la peggio. Alberto muore sul colpo, all’età di 33 anni, lasciando nel dolore e nella disperazione le sue amate Carmela e Eleonora, quest’ultima di soli 3 anni e mezzo.
Tony viene trasportato in ospedale, ma le sue condizioni sono gravissime; anche lui morirà poco dopo l’arrivo all’ospedale Perrino di Brindisi.
Gli altri due colleghi, nonostante le gravissime ferite riportate, riusciranno a sopravvivere.
Per Alberto la Finanza era una scelta di vita. Veniva da una famiglia benestante, non aveva bisogno di indossare la divisa. Ma era la sua aspirazione assoluta; ci credeva davvero, fino in fondo.
La morte di Alberto e Tony spinge lo Stato a rispondere in maniera forte e immediata, mandando in Puglia duemila uomini e dando inizio all’Operazione Primavera, che consentirà di assestare un colpo pesantissimo alla criminalità organizzata brindisina. Saranno infatti arrestate 537 persone e sequestrate oltre 32mila tonnellate di tabacchi lavorati esteri di contrabbando, oltre a migliaia di motoscafi e mezzi blindati. Saranno sequestrati anche grandissimi quantitativi di armi e di esplosivi, a conferma che il contrabbando lavorava insieme alla Sacra Corona Unita, ai cui boss veniva pagata una tangente per ogni cassa di sigarette scaricata.
Vicenda giudiziaria
Nell’impatto la Range Rover resta incastrata nella Punto così i due contrabbandieri fuggono nelle campagne ma, nella fretta, dimenticano i loro telefonini nell’auto e, proprio grazie a questa dimenticanza verranno nelle ore successive identificati, individuati e arrestati. Sono Giuseppe Contestabile e Adolfo Bungaro.
Qualcuno in sede processuale tenterà di trasformare in un banale incidente quello scontro, ma, a seguito dello svolgimento del processo, verrà fuori, con estrema chiarezza che non andò così. L’impatto frontale tra il mezzo blindato dei contrabbandieri, zeppo di Merit appena sbarcate dall’altra parte dell’Adriatico, e la Fiat Punto con i quattro finanzieri a bordo fu violento e voluto, dovuto a un tentativo di fuggire per salvare sé stessi e il carico.
Giuseppe Contestabile confesserà di essere stato lui quella notte alla guida del blindato e sarà condannato, assieme ad Adolfo Bungaro per il reato di omicidio per colpa cosciente.
Memoria viva
Il presidio di Libera di Brindisi ha scelto di intitolarsi alla memoria di Alberto e Antonio, per tenere vivo il ricordo di due ragazzi che hanno fatto sino in fondo il loro dovere.
Io e papà siamo molto simili, non solo allo specchio. La sua esperienza mi ha fatto comprendere il vero significato del coraggio, del sacrificio e del senso del dovere.
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Il ricordo è doloroso, ma necessario. È una ferita che si riapre, ma papà è uno di quei morti da non dimenticare perché hanno lasciato qualcosa di importante, che ha segnato non solo i familiari ma il Paese.
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La mia scelta di indossare la divisa è certamente legata a quanto accaduto a mio padre. Ero solo una bambina, ma già sapevo chi e cosa volevo diventare... volevo a tutti i costi seguire le orme di papà. Oggi, posso dire con orgoglio di aver incoronato questo sogno. Mi sono sempre imposta che ho una missione da compiere: continuare ciò che mio padre non ha potuto portare avanti.