18 giugno 1991
Corleone (PA)

Stefano Siragusa

Stefano Siragusa, 32 anni, operaio stagionale della Forestale, al servizio della regione Siciliana. Sono queste le uniche informazioni che abbiamo su questo ragazzo, la cui giovane vita fu tragicamente spezzata nel caldo pomeriggio del 18 giugno 1991.

Il suo nome e la sua memoria sono indissolubilmente legati al nome e alla memoria di Gaspare Palmeri, agente tecnico della Forestale di 61 anni, anch’egli rimasto ucciso nello stesso tremendo agguato. La storia personale di Stefano si confonde così nella storia collettiva di quanto accadde nei pressi di Corleone quel giorno.

Era un martedì quel 18 giugno. Per Stefano doveva essere una giornata particolare e spensierata. Aveva infatti programmato di concedersi, insieme a un piccolo gruppo di colleghi, una trasferta a Ficuzza, non molto distante da Corleone, per andare ad assistere a una partita di calcetto di una squadra il cui presidente era un dirigente del Corpo Forestale di Trapani. A bordo della su Fiat 127, Gaspare Palmeri era partito da Castellammare del Golfo per raggiungere Alcamo, dove il gruppo si era riunito e si era messo in viaggio sulla nuova Golf di Stefano. Con Gaspare e Stefano c’erano anche Antonino Mercadante, 42 anni, e Domenico Parisi, 41 anni, anch’essi operai della Forestale.

La giornata a Ficuzza trascorse piacevolmente. La squadra che erano andati a sostenere aveva la sua ultima partita di campionato contro la Carnei Roma e così il gruppo decise di fermarsi in un bar per festeggiare la vittoria, prima di rimettersi in cammino, intorno alle 18, per fare ritorno a casa. Giunta in contrada Pietralunga, una zona di campagna tra Corleone e San Cipirello, la Golf di Stefano fu costretta a rallentare da un incendio a bordo strada. È in questo preciso momento che scattò l’agguato. Senza che nessuno avesse il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo, la macchina venne raggiunta da una sventagliata di proiettili di calibro 38 e di una mitraglietta, che esplose almeno 150 colpi. Una pioggia di piombo che uccise sul colpo tre dei quattro occupanti dell’auto. Si salvò solo Antonino Mercadante, che, benché ferito e fingendosi morto, riuscì a ingannare i killer. Una volta fuggiti gli assassini, Mercadante ottenne di farsi caricare da un passante e raggiunse la caserma dei Carabinieri di Ficuzza per dare l’allarme. Intanto, la Golf andava in fiamme insieme ai corpi di Gaspare, Stefano e Domenico Parisi. Furono ritrovati così, totalmente carbonizzati.

Vicenda giudiziaria

Si scoprirà poi che la chiave di tutto era proprio Parisi. Ma questa è una conclusione alla quale si arriverà solo molti anni dopo. Perché, almeno fino al 2003, quello su un qualche collegamento delle vittime dell’agguato con gli ambienti mafiosi fu un giudizio comune, per quanto non accertato da alcun elemento di prova e nonostante i tentativi di alcuni familiari di rivendicare con forza l’innocenza e l’estraneità almeno di due delle tre vittime. Fino a quando, 12 anni più tardi, le dichiarazioni di Giovanni Brusca, braccio armato dei corleonesi di Totò Riina divenuto intanto collaboratore di giustizia, finalmente fecero luce su quel tragico pomeriggio. Si venne a scoprire così che il vero obiettivo dei killer era proprio Domenico Parisi. L’agguato era avvenuto in una zona sotto il controllo della mafia corleonese ed era l’ennesimo atto di uno scontro violentissimo tra i corleonesi di Riina e i Greco di Alcamo. Parisi infatti era il cognato di Lorenzo Greco, potente boss alcamese. Stefano e Gaspare erano state invece le vittime collaterali di una violenza che non si ferma davanti a niente.

L’11 aprile del 2003 la Prima sezione della Corte d’Assise di Palermo ha condannato all’ergastolo per il triplice omicidio Giuseppe Agrigento, Simone Bennati, Salvatore Madonia e Totò Riina. 14 anni di carcere la pena inflitta a Giovanni Brusca. Nella sentenza, si scrive chiaramente che “il Siragusa e il Palmeri erano caduti nell'agguato sol perché quel giorno si trovavano nella stessa auto in cui viaggiava Parisi Domenico, obiettivo dei killer”. Stefano e Gaspare erano dunque innocenti.

Memoria viva

Non conosciamo molto della vita di Stefano prima del suo omicidio. Vorremmo ricostruirla per permettere a tutti di conoscere che persona fosse, quali erano le sue passioni, i suoi progetti e i suoi sogni. Questo renderebbe il racconto su di lui più completo e la costruzione di una memoria collettiva sulla sua vicenda di vita sarebbe ancora più vitale.

Chiediamo, quindi, l'aiuto di chiunque possa darci il proprio contributo, condividendo con noi informazioni su Stefano Siragusa.