2 aprile 1985
Pizzolungo – Erice (TP)

Salvatore Asta

I suoi capelli biondi lo fanno quasi assomigliare a un angioletto, in realtà non sta mai fermo. Il suo mondo è fatto dalla sua famiglia, dalla scuola, dal mare e dai suoi sogni e pensieri di bambino. Spazzati via in una manciata di secondi dalla violenza mafiosa.

Giuseppe e Salvatore Asta nascono il 22 febbraio del 1979. Sono due gemellini e hanno una sorellina più grande, Margherita. Giuseppe e Salvatore sono due bambini vivaci e molto diversi fra loro: Giuseppe è moro, con i capelli lisci, è testardo e ha un bellissimo sorriso. Vuole sempre essere il primo e Salvatore quasi sempre glielo permette.
Salvatore invece è biondo e ricciolino, pestifero e un po' birichino. Entrambi però sono teneri e molto legati alla loro mamma, Barbara. La loro mamma è bella, dolce, solare, premurosa e attenta. Con queste parole Giuseppe la descrive in uno dei compiti di scuola. Giuseppe e Salvatore hanno una vita normale, come tutti i bambini della loro età, crescono in una famiglia piena di amore, giocano, ogni tanto si divertono a far arrabbiare la loro sorellina Margherita, per poi stringersi tutti un in grande abbraccio, ridendo a non finire. 
Ogni sabato sera si preparano sul divano insieme a Margherita a guardare la loro trasmissione preferita, Fantastico.  E si divertono a fare le imitazioni dei concorrenti mentre aspettano l'inizio della puntata. Margherita muove il becco del corvo Rockefeller, il pupazzo ventriloquo che hanno regalato ai gemellini per il loro compleanno, e Giuseppe e Salvatore fanno le voci in piedi sul divano, prima che arrivi la mamma a sgridarli per farli scendere.
Ma questa normalità, fatta di giochi, sorrisi, marachelle e abbracci verrà inaspettatamente interrotta.

Il 2 aprile del 1985

È il 2 aprile del 1985, una giornata di primavera in cui il sole fa sentire il suo tiepido calore. Anche quella mattina Salvatore e Giuseppe si sono svegliati molto presto, stanno mettendo a soqquadro la casa. Margherita si sveglia e cerca di fare colazione, le tazze di latte dei due gemellini sono ancora piene. I giocattoli sono ovunque. E quando iniziano a litigare per scoprire a chi appartenga un paio di pantaloni, Margherita non vuole fare tardi per colpa loro; lei è già pronta, con lo zaino in spalla. Così chiede un passaggio a una loro vicina, mamma di una sua compagna di classe. Loro frequentano la primina e possono tardare un pò l'arrivo a scuola invece. Finalmente, dopo una bella colazione, sono pronti anche loro per uscire. Salgono in auto con la loro mamma, salutando la zia che è appena arrivata. La madre li accompagna, come ogni mattina, a scuola. Il clima in macchina è sereno, nonostante le liti ormai superate dei minuti precedenti, Giuseppe e Salvatore scherzano mentre mamma Barbara si raccomanda di fare i bravi in classe. Nessuno può immaginare quello che di li a pochi secondi succederà.
Durante il tragitto, infatti, l’utilitaria Volkswagen Scirocco azzurra guidata da Barbara verrà sorpassata dall'auto del sostituto procuratore di Trapani, Carlo Palermo, che si è trasferito nel febbraio dello stesso anno dalla Procura di Trento per continuare a indagare su mafia, massoneria e politica. Carlo Palermo è nella città siciliana da soli cinquanta giorni ma ha già ricevuto una serie di minacce. Sono da poco passate le 8.30 quando le macchine del magistrato e della sua scorta sfrecciano per il rettilineo di Pizzolungo. È un attimo, un click ed esplode un’autobomba, con circa 50 Kg di sostanze detonanti. Una bomba micidiale fatta di tritolo, T4, pentrite e Semtex (esplosivo militare), posizionata sul ciglio della strada che da Pizzolungo conduce a Trapani. L’utilitaria di Barbara fa da scudo all’auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito. Nella “Scirocco” esplosa, morirono dilaniati la donna e i suoi due bambini, Giuseppe e Salvatore, di soli sei anni. Di loro non resterà quasi nulla, alcuni miseri resti, il portafoglio e la custodia degli occhiali di Barbara, due anelli e la fede della donna e un quaderno di Giuseppe, con un dettato e un disegno.
Nunzio Asta, il marito di Barbara e padre dei due bambini, è ancora a casa in quel momento. In quei giorni va a lavoro un po' più tardi perché ha avuto da poco un intervento al cuore e si sta ancora rimettendo. Sente il boato, pensa abbiano fatto esplodere una palazzina lì vicino, va in giardino e vede la colonna di fumo, allora esce per andare a prestare soccorso, ma non lo lasciano avvicinare. La Volkswagen di sua moglie è stata polverizzata, non sospetta che la sua famiglia sia rimasta coinvolta. Margherita, che ha solo dieci anni, in quel momento è già a scuola e non può certo immaginare cosa è successo alla sua adorata mamma e ai suoi fratellini. Sono morti in un incidente. È questo che le dicono subito, ma dopo i funerali, ritornando a casa, la macchina che la riporta a casa insieme al suo papà è costretta a rallentare; è il luogo dove è successo l'incidente e la strada è stata riaperta da poche ore. Margherita così ha il tempo per guardare fuori dal finestrino: "C'è una buca enorme sull'asfalto, sembra sia esploso un vulcano". In alto, troppo in alto, sul muro di una casa c'è una macchia rossa. Margherita la vede appena, ma questa volta ha una domanda impossibile da trattenere: "Papà, è sangue nostro questo?".

Vicenda giudiziaria

Il 12 marzo 1990 la sentenza della Corte d'assise d'appello di Caltanissetta ribalta completamente la sentenza di primo grado. Gli imputati Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia vengono assolti per non aver commesso il fatto. Esattamente un anno dopo, il 12 marzo 1991, la prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, conferma la sentenza d'appello. Tutti assolti.
Nel 2002 la Corte d'Assise di Caltanissetta apre un nuovo procedimento penale sulla strage di Pizzolungo, a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Margherita decide di costituirsi parte civile. Il 22 novembre 2002 vennero condannati come mandanti Toto Riina e Vincenzo Virga, che chiesero il rito abbreviato. Il 29 maggio 2004, in primo grado Baldassarre Di Maggio è stato condannato all’ergastolo, Antonino Madonia è stato assolto. In appello il 03 febbraio del 2006, Antonio Madonia è stato condannato e la Cassazione confermerà la sentenza di condanna.  

A febbraio 2019 la Procura di Caltanissetta ha aperto un nuovo procedimento penale per la Strage di Pizzolungo. Il processo si è concluso a novembre del 2020 e il boss Vincenzo Galatolo è stato condannato a 30 anni per essere stato il mandante della Strage, accusato anche dalla figlia, Giovanna Galatolo, collaboratrice di giustizia.

Provo molto rispetto per Carlo Palermo perché mentre a dieci anni davo a lui la colpa oggi ritengo che il problema fossero quelle persone che lo volevano morto. Vivere da condannato a morte con questo grande senso di colpa non deve essere facile. Comprendo tantissimo quello che prova e quindi provo grande ammirazione e rispetto per quest’uomo che non è stato ucciso fisicamente quella mattina del 2 aprile ma che porta su di sé le ferite fisiche e psicologiche di quell’attentato. Lui, come i suoi agenti di scorta: Rosario Maggio, Antonino Ruggirello, Salvatore La Porta e Raffaele Di Mercurio sono vittime tanto quanto mia madre e i miei fratelli.
Margherita - sorella di Giuseppe e Salvatore

Memoria viva

Margherita ha smesso a un certo punto di considerarsi vittima, quando ha deciso di essere una testimone contro la mafia. Il suo impegno non si arresta. Nel 2015 la Fandango ha pubblicato il libro "Sola con te in un futuro aprile", scritto da Margherita assieme alla giornalista Michela Gargiulo.
Il presidio di Libera di Milano Sud Est è dedicato a Barbara Giuseppe e Salvatore, così come quello di Centopievese e di Fermo. A Giuseppe e Salvatore Asta sono dedicati il presidio scolastico di Catania, il presidio di Oristano e il presidio di Asti. Il Consorzio Libera Terra Mediterraneo Cooperativa Sociale Onlus ha dedicato loro l'olio Extravergine Biologico Valle del Belice DOP.
Nel 2019 in occasione del 54° Congresso Nazionale del Notariato è stato presentato il cortometraggio “Piccole cose di valore non quantificabile”, di Paolo Genovese e Luca Miniero.