23 ottobre 1988
Locri (RC)

Girolamo Marino

L'ospedale di Locri è uno di quei buchi neri della sanità calabrese assurti spesso agli onori della cronaca. E purtroppo non per la qualità del lavoro di medici e operatori sanitari, che certamente pure ci sono. No. La cronaca è, purtroppo troppo spesso, quella di inefficienze, clientele, inchieste, ingerenze della 'ndrangheta. E violenza, tanta violenza.

È la seconda struttura ospedaliera della Calabria l’ospedale Spoke di Locri, un casermone di quattro piani, costruito negli anni Settanta sulla Statale che porta a Gioia Tauro e inaugurato nell’ottobre del 1975. Nel 1979 il primario di chirurgia, Francesco Morgante, viene sequestrato e tenuto prigioniero per diversi mesi prima di essere liberato dietro pagamento di un riscatto. Nel 1993, il neurochirurgo Domenico Nicolò Pandolfo viene freddato, mentre si trova ancora al lavoro. Nel 1995 è la volta di un rappresentante farmaceutico. Senza contare i diversi pazienti assassinati, mentre si trovavano ricoverati. E poi aggressioni, minacce, intimidazioni. Una scia di violenza e di sangue che, nel 1988, lascia sul selciato un’altra vittima. Un onesto medico, un eccellente chirurgo, un uomo perbene. Girolamo Marino, ucciso a sangue freddo a 44 anni. 

Gino - così lo chiamavano tutti - aveva preso il posto di Morgante come primario facente funzioni del reparto di chirurgia. Era un professionista di grande rigore e di grande qualità, amato e rispettato in tutta la Locride. Il suo lavoro aveva portato il reparto che dirigeva a livelli mai raggiunti, facendo della chirurgia una vera e propria eccellenza in un contesto in cui questa parola - eccellenza - sembrava destinata a non dover essere mai pronunciata. Ma in quell’ospedale si lavorava, e purtroppo ancora si continua a lavorare, in condizioni estremamente difficili. Gino però era un medico e da medico sentiva su di sé tutta la responsabilità della missione che aveva: prendersi cura delle persone, dando sempre il meglio di sé. 

La parte tragica di questa storia inizia il 21 ottobre del 1988 e vede protagonista, oltre a Gino, una bambina di quattro anni. Si chiamava Caterina Giampaolo. La portarono in ospedale per un’appendicite e a occuparsi dell’intervento - uno di quelli definiti di routine - fu proprio il dottor Marino. Intervento, come è stato poi appurato, perfettamente riuscito. Ma ad andare storto fu qualcosa nel decorso postoperatorio. Caterina andò in coma appena risvegliatasi dall’anestesia per alcune complicanze renali. Sarebbe poi morta il 25 ottobre. L’esame autoptico effettuato sulla salma della povera bimba avrebbe confermato l’ottimo lavoro di Marino e della sua equipe.

Ma quelle complicanze inattese non erano andate giù alla famiglia della piccola. Che non era una famiglia qualsiasi. Antonio Giampaolo, il papà di Caterina, era un boss di ‘ndrangheta, appartenente a una delle famiglie di San Luca più importanti, un latitante con alle spalle una condanna a 27 anni di carcere per sequestro di persona. 

Il 23 ottobre del 1988

La sera del 22 ottobre il dottor Marino aveva smontato dal suo lavoro ed era salito sulla sua Ritmo per prendere la strada di casa, dove lo aspettavano sua moglie Rosa, incinta e il suo primo figlioletto, Bruno. A pochi metri dall’uscita dell’ospedale, l’auto del medico fu affiancata da un’altra vettura con a bordo almeno due persone. Un colpo centrò in pieno la gomma anteriore destra della Ritmo, costringendo Girolamo a fermarsi. Alla fine si contarono sull’asfalto i bossoli di nove colpi di 7.65 parabellum. Quattro centrarono alla testa Gino. L’ultimo, il colpo di grazia, esploso a bruciapelo. I primi soccorsi arrivarono dai colleghi stessi di Girolamo, ai quali la situazione apparve immediatamente gravissima. Il medico fu quindi trasportato d’urgenza, in condizioni disperate, agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, dove spirò alle prime luci dell’alba del 23 ottobre 1988. Aveva appena 44 anni. 

I suoi colleghi dell'ospedale e e i medici di base il giorno successivo misero in atto una protesta: proclamarono la giornata del silenzio, lavorando per 24 ore senza parlare.

La vita di questo professionista onesto e rigoroso è finita così, risucchiata nel buco nero di quell’ospedale assurto troppe volte agli onori della cronaca, finito in inchieste giornalistiche anche recenti e oggetto, tante volte, dell’impegno e dell’attenzione di politici onesti, anch’essi risucchiati nel vortice della violenza mafiosa, che con il loro lavoro hanno tentato di fare pulizia. Vittime innocenti di un intreccio perverso di interessi, come Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, ucciso a Locri con cinque colpi di pistola il 16 ottobre del 2005. 

Vicenda giudiziaria

Le indagini della Procura di Locri partirono immediatamente e, nel giro di poche ore, accertarono che il movente di quel brutale agguato era legato all’attività professionale del dottor Marino. I primi sospetti finirono su Antonio Giampaolo, ma poi si indirizzarono anche su altre due persone: Giuseppe Giampaolo, fratello di Antonio e zio di Caterina, e Vincenzo Giorgi. Gli arresti arrivarono solo il 26 giugno del 1990, quando furono spiccati due mandati di cattura ai danni proprio dei fratelli Giampaolo. Antonio era ancora latitante, Giuseppe fu invece prelevato dai Carabinieri nella sua casa di San Luca. Il 14 dicembre dello stesso anno, Giuseppe, che era risultato positivo all’esame della paraffina, fu rinviato a giudizio, mentre finirono prosciolti suo fratello Antonio e Giorgi. Il 3 luglio del 1991 la pronuncia della Corte d’Assise, con la condanna di Giuseppe a 24 anni di carcere per l’omicidio di Girolamo Marino. 

Memoria viva

La sua storia è raccontata inoltre nel libro "Dimenticati - Vittime della ‘ndrangheta", scritto da Danilo Chirico e Alessio Magro. 

Non conosciamo molto della vita di Girolamo prima del suo omicidio. Vorremmo ricostruirla per permettere a tutti di conoscere che persona fosse, quali erano le sue passioni, i suoi progetti e i suoi sogni. Questo renderebbe il racconto su di lui più completo e la costruzione di una memoria collettiva sulla sua vicenda di vita sarebbe ancora più vitale.

Chiediamo, quindi, l'aiuto di chiunque possa darci il proprio contributo, condividendo con noi informazioni su Girolamo Marino.