Siamo pronte a scommettere che contro la cultura dello stupro, del maschilismo e del sessismo, debba esserci solo una cultura dei diritti. Per questo è così urgente stare in politica. Siamo noi che dobbiamo decidere sui nostri corpi, desideri e destini. Gli spazi istituzionali misogini e razzisti hanno bisogno di essere occupati dalla lotta politica per vedere rappresentate, di fatto, tutte le nostre aspirazioni. Per dare valore alla vita, sono io la candidata perché noi siamo necessarie. Io sono perché noi siamo!
Cresciuta nella favela Marè, a nord di Rio de Janeiro, con un sorriso vivo ed un forte senso di appartenenza alla comunità, Marielle Franco si forma come sociologa presso la Pontifícia Università Cattolica di Rio de Janeiro (PUC-Rio). Nel 2011 si specializza in Responsabilità sociale e settore terziario e nel 2014 consegue un master in Pubblica Amministrazione presso l'Università Federale Fluminense (UFF), con un'analisi sulla politica di Pubblica Sicurezza dello Stato di Rio.
Sin da giovanissima prende parte alla vita politica brasiliana diventando membro del Partito Socialismo e Libertà (PSOL). Nel 2016 viene eletta consigliera alla Câmara Municipal di Rio de Janeiro con 46mila preferenze. È la prima donna donna nera ad entrare nel governo della città.
Al grido “Eu sou porque nos somos” (“Io sono perché noi siamo), le battaglie di Marielle mirano a dare voce agli emarginati, alle minoranze, agli ultimi. Marielle, che aveva sperimentato sulla propria pelle l’esclusione e i pregiudizi, perché donna, lesbica e nera, in un’ottica comunitaria e mai individualista, mira a guadagnare uno spazio nel dibattito pubblico in cui decostruire le logiche patriarcali, razziste e misogine, contrapponendo ad esse “un comune pieno di favelados, neri e nere, di donne trans, insieme a tutti quelli che ne hanno il diritto”.
Scrisse così Marielle Franco nella sua tesi di laurea magistrale dal titolo “Upp- La riduzione delle favela a tre lettere”, in cui poneva l’accento sulle Unità speciali di polizia (Unidades de Policia Pacificadora) insediate nelle principali favelas con lo scopo di rendere le aree più sicure, nell’ottica di grandi eventi e nuovi investimenti.
Marielle polemizzava sul trattare i favelados come un “problema” da gestire e all’occorrenza reprimere, anziché come esseri umani da proteggere, e proponeva una smilitarizzazione delle favelas. Denunciava come le milizie, agendo dentro e fuori la legge e generando terrore nelle popolazioni, avessero guadagnato negli anni un potere enorme, simile a quello delle organizzazioni mafiose italiane, anche per la capacità di controllo del territorio e di infiltrazione nel mondo della politica e dell'imprenditoria. La ricerca dell’attivista mirava a sgretolare la retorica della violenza giustificata in nome di una lotta al narcotraffico, per cui le operazioni di polizia si trasformano in aggressioni e coinvolgono civili innocenti.
Quando Matheus Melo, assistente di un sacerdote, rimase ucciso proprio durante una delle repressioni della polizia contro alcuni sospettati di trafficare droga, Marielle scrisse: “Quanti ne devono ancora morire prima che questa guerra finisca?”.
14 marzo 2018
Fu per questa e altre domande senza risposta, per quell’impegno e per la colpa di aver “messo il naso” in una speculazione criminale immobiliare, che la sera del 14 marzo 2018 Marielle è stata assassinata, insieme al suo autista Anderson Gomes.
Quella sera Marielle era appena stata a un dibattito promosso dal suo partito presso la Casa das Pretas (Casa delle donne nere), a Lapa, per affrontare il problema della violenza contro le donne afroamericane nelle favelas.
Sul luogo dell’omicidio sono stati trovati nove bossoli calibro 9. Secondo i rilievi balistici, i colpi sono andati quasi tutti a segno e pertanto gli investigatori ritengono che a sparare siano stati sicari esperti. Una fonte della polizia di Rio, citata dalla Tv Globo, ha rivelato che i proiettili usati per uccidere la consigliera comunale provengono da un lotto venduto dall’azienda CBC alla polizia federale di Brasilia nel 2006.
Vicenda giudiziaria
Nei primi mesi del 2019, ad un anno dall’omicidio, sono stati arrestati due ex agenti della polizia militare, Ronnie Lessa, considerato il killer che ha premuto il grilletto, e Elcio Viera de Queiroz, accusato di aver guidato l’auto degli assassini, e in seguito diventato collaboratore di giustizia.
A novembre 2019 la procura di Rio ha avviato una serie di controlli sulla speculazione criminale immobiliare basata sull’illecita lottizzazione dei terreni: la “grilagem de terras”, su cui Marielle Franco aveva indagato, scoprendo il coinvolgimento di due consiglieri comunali. È proprio a partire dalle indagini su di loro che la procura di Rio effettua una serie di controlli, che condurranno all’arresto dei vertici della milizia Escritorio do crime (Studio del crimine). I principali indiziati dell’omicidio di Marielle Franco sono i vertici dell’organizzazione mafiosa paramilitare, ovvero l’ex capitano delle forze speciali dalla Polizia militare (Bope) Adriano Magalhães da Nóbrega e il maggiore della polizia militare Ronald Paulo Alves Pereira. Entrambi hanno rapporti stretti con Flavio Bolsonaro, figlio dell’ex presidente. Infatti, fino a novembre 2018, la madre e la moglie dell'ex capitano hanno lavorato nella segreteria di Bolsonaro junior, che per loro ha proposto e ottenuto dall’Assemblea legislativa di Rio una serie riconoscimenti per il lavoro svolto nel contrasto alla criminalità.
Nel 2023, dopo oltre cinque anni dall’omicidio, la polizia federale brasiliana e l’ufficio del Pubblico Ministero di Rio notificano un nuovo arresto e sette mandati di perquisizione nell’ambito delle indagini. Secondo il Ministro della Giustizia, Flavio Dino, “indubbiamente c’è stata la partecipazione di altre persone”, e annuncia altre novità nelle indagini, parlando della partecipazione di milizie e criminalità organizzata.
Tuttavia, ad oggi non sono ancora stati eseguiti i processi per le condanne definitive e mancano informazioni sui mandanti dell’attentato. Le autorità non forniscono risposte adeguate al grido che durante le manifestazioni si alza: Quem mandou matar Marielle e Anderson? Chi ha fatto uccidere Marielle e Anderson?
Memoria viva
Marielle Franco vive nella memoria della sua compagna, Monica Benicio, che nei messi successivi all’assassinio ha preso il posto come Consigliere comunale di Rio de Janeiro portando avanti le battaglie di Marielle. Anielle Franco, sorella di Marielle, insieme a tutta la sua famiglia, ha creato l’Istituto Marielle Franco che, attraverso seminari, collettivi ed iniziative, si pone il proposito di “ispirare, connettere e responsabilizzare le donne nere, LGBTQIA+ e le persone che vivono in periferia, per costruire un mondo più giusto ed egualitario”.
All’attivista è stato dedicato il "Premio Marielle Franco de Ensaios Feministas”, volto a riconoscere gli scritti di spicco nel discorso e nel pensiero femminista.
Non cessano le manifestazioni in tutto il mondo. Amnesty International con un appello che ha contato più di 33mila firme, Libera e la Rete ALAS continuano a chiedere giustizia e chiarezza per far emergere la verità sul brutale omicidio di Marielle Franco.
Le rose della resistenza nascono nell’asfalto: io continuerò a parlare dei mali e dei disordini che affliggono le nostre vite.