Ilaria e Miran, una storia lunga 23 anni
Un forte applauso ha accolto Luciana Alpi nel pomeriggio di ieri nella sala gremita della FNSI, in occasione della presentazione del suo libro “Esecuzione con depistaggio di Stato” edito da Kaos.
L’incontro era stato organizzato per presentare l’ultima edizione del libro, aggiornato con la storia processuale degli ultimi 10 anni. La richiesta di archiviazione della Procura di Roma pochi giorni fa, ha fatto sì che questo diventasse un momento per ascoltare Luciana.
Una storia quella di Ilaria e Miran che non è di oggi, ma di 23 anni. Beppe Giulietti, presidente della FNSI, ha accolto i partecipanti, molti giornalisti, per lanciare un appello: costruire una rete per impedire l’archiviazione delle coscienze. La richiesta è quella di verità, prima ancora di giustizia e di punire i colpevoli, sapere perché i due giornalisti furono uccisi a Mogadiscio quel 20 marzo 1994.
Il 19 ottobre 2016, la Corte d’Appello di Perugia, aveva riportato nella sentenza molti nomi di persone da interrogare che potrebbero essere informati sui fatti. La richiesta di archiviazione da parte della pm Elisabetta Ceniccola è motivata dalla difficoltà di svolgere indagini in Somalia a causa della situazione politica del Paese e il rischio di prescrizione per il reato di falso ideologico e depistaggio. Anche se ora il depistaggio è reato, la legge purtroppo non è retroattiva. Ed è proprio sul filone del depistaggio che il procuratore Pignatone aveva aperto il fascicolo di indagine.
Sono tanti probabilmente i motivi per i quali non si vuole trovare la verità su ciò che avvenne a Mogadiscio, ma dopo 23 anni di promesse e impegni verbali non mantenuti, come ha ricordato Luciana Alpi, è fondamentale mantenere acceso un faro affinché la richiesta non diventi effettiva.
“Noi continuiamo” per non lasciare sola una madre in cercà della verità per la morte della propria figlia. Perché è una battaglia per tutti, non solo per Ilaria e Miran.