Nomi da non dimenticare

L'idea di un elenco di tutte le vittime innocenti delle mafie, nasce con Libera, grazie alla volontà del nostro presidente don Luigi Ciotti e di una madre, Saveria Antiochia.

Saveria era la madre di Roberto, un poliziotto che accompagnò, per amore e per dovere, nel suo ultimo giorno di vita un altro poliziotto. Con gli stessi sentimenti e con senso di responsabilità verso una memoria che non doveva essere retorica celebrazione, ma seme di impegno, Saveria suggerì di raccogliere tutti nomi delle vittime, anche le più sconosciute.

Un’altra madre avvalorò l’impegno della memoria, Carmela, la mamma di Antonio Montinaro, ucciso con Giovanni Falcone, di cui era il caposcorta. Nel corso di una funzione religiosa in ricordo della strage di Capaci, don Luigi la incontrò e ne accolse il dolore e la preoccupazione perché il nome di suo figlio, come degli altri agenti della scorta, non veniva mai pronunciato.

Da questi primi momenti di intensa condivisione si è proseguito ad accogliere le proposte dei territori e dei familiari stessi delle vittime. L’elenco delle vittime innocenti delle mafie che ogni anno il 21 marzo, il primo giorno di primavera, leggiamo in tanti luoghi in Italia e del mondo è il frutto della raccolta paziente dei nostri volontari che scavando nella storia dei territori in cui vivono hanno chiesto, negli anni, l’inserimento dei nomi che ne fanno parte.

Spesso ci siamo scontrati con l’assenza di informazioni su alcune storie e per questo chiediamo il tuo aiuto: Contribuisci

Conosci una storia
  • Mauro Rostagno

    Lenzi – Valderice (TP) // 26 settembre 1988 // 46 anni

    Mauro Rostagno, figlio di genitori piemontesi entrambi dipendenti Fiat, crebbe a Torino, in una casa popolare nella zona di corso Dante. Nel 1960, a 18 anni, si sposò con una ragazza poco più giovane di lui, dalla quale ebbe la prima figlia. Per tale motivo non riuscì subito a conseguire la ormai prossima maturità scientifica. Dopo pochi mesi lasciò la moglie e la figlia e si allontanò dall'Italia. Andò prima in Germania poi in Inghilterra, dove si adattò a svolgere i mestieri più umili. Tornato in Italia, si stabilì a Milano dove, presa la licenza liceale con il proposito di fare il giornalista, rimase coinvolto in un clamoroso gesto di protesta, rischiando di essere investito da un tram mentre sotto il consolato spagnolo si protestava per la morte di un ragazzo ucciso in Spagna dal regime franchista. A Trento si iscrisse alla neonata facoltà di Sociologia, divenendo ben presto uno dei leader di punta del movimento degli studenti attivi in città. Insieme ad altri studenti quali Marco Boato, Renato Curcio, Mara Cagol, Marianella Pirzio Biroli, dal 1966 animò il movimento degli studenti dell'Università di Trento che culminerà, nel 1968, con una pesante stagione di contestazioni. Nel 1969, Mauro Rostagno, marxista libertario, fu tra i fondatori del movimento Lotta Continua, insieme ad Adriano Sofri, Guido Viale, Marco Boato, Giorgio Pietrostefani, Paolo Brogi ed Enrico Deaglio. Nel 1970 si laureò in sociologia con una tesi di gruppo su Rapporto tra partiti, sindacati e movimenti di massa in Germania, con una provocatoria discussione, nonostante la quale ricevette il massimo dei voti e la lode. Nel 1981 fondò vicino a Trapani la "comunità Saman", insieme a Francesco Cardella ed Elisabetta Chicca Roveri. All'inizio si trattò di una comune arancione, Centro di Meditazione di Osho, successivamente divenne comunità terapeutica che si occupava, tra l'altro, del recupero di persone tossicodipendenti. Dalla metà degli anni '80 lavorò come giornalista e conduttore anche per l'emittente televisiva locale Radio Tele Cine (RTC), dove in seguito si avvalse della collaborazione anche di alcuni ragazzi della Saman. Attraverso la TV denunciò le collusioni tra mafia e politica locale. Il 26 settembre 1988 pagò la sua passione sociale e il suo coraggio con la vita: venne infatti assassinato per mano mafiosa, in un agguato in contrada Lenzi, a poche centinaia di metri dalla sede della Saman, all'interno della sua auto. Aveva 46 anni.