Parole di memoria

“Speriamo che agosto sia buono”

"Speriamo che agosto sia buono"

di Salvatore Spinelli

“Speriamo che agosto sia buono”.

Questa frase chi è in Capitanata, in estate, la sente dire spesso e la pensa a sua volta: dai turisti che riempiono di luci e di vita il Gargano, agli imprenditori che con il turismo, in quel periodo, sperano di raggiungere l'apice del loro investimento. Più di tutti, però, lo pensano i contadini che, ad agosto, si giocano il tutto per tutto: la raccolta del pomodoro, l'oro rosso che rende unico questo pezzettino di mondo, l'organizzazione della vendemmia, la preparazione del lavoro che è alla base delle stagioni successive. Agosto è un equilibrio fragile: basta una grandinata o una pioggia più forte per distruggere il lavoro di mesi e rendere la vita ancor più complicata. 

Forse era questo che pensavano Luigi e Aurelio, speravano che quell'agosto 2017 preparasse una buona annata per l'azienda di famiglia e a questo dedicavano le loro giornate: quella terra richiede sacrifici ma, se curata e lavorata, sa dare splendidi frutti. E allora poco importa se d'estate bisogna rimanere “al paese”, ancor meno con dei figli così piccoli. Il mare, ad agosto, lo si lascia ai turisti, per chi lavora è solo una fuga a fine giornata per lavar via la fatica o per portare la famiglia a fare una passeggiata. Forse avevano promesso proprio questo ad Arcangela e a Marianna quando, quel 9 agosto del 2017, sono partiti per andare a lavorare sui campi, come ogni mattina, com'è giusto che faccia chi ha investito la vita nelle radici della propria terra. O forse sono andati via senza tante parole, con un saluto veloce, come chi vive la solita routine. Certamente non potevano immaginare ciò che li aspettava, perché è innaturale poterlo anche solo pensare andando a lavoro. 

Nessuno, forse, poteva immaginare quell'agosto terribile. No, non c'entrano la natura o il clima: ad attentare alle speranze già fragili dello sperone d'Italia ci ha pensato la mano armata di una criminalità senza scrupoli, impegnata in una delle infinite guerre per l'affermazione del potere di questo o quel clan. Le mafie di Capitanata hanno rivelato a tutto il Paese, se ancora ce ne fosse stato bisogno, il loro volto più vero e cruento, mischiando al sangue mafioso quello di due uomini innocenti. Da quel giorno si sono susseguite senza sosta inchieste giornalistiche, incontri istituzionali, interviste e manifestazioni. Soprattutto si sono concentrate, ancor di più, le forze di uno Stato che è consapevole che in provincia di Foggia si sta giocando una partita importantissima, molto delicata, a causa delle grandi ferite che la comunità locale ha subito negli anni e che ancora non si rimarginano. Sono nati nuovi reparti speciali, il lavoro incessante delle forze dell'ordine sta provando a mettere in crisi un sistema criminale quasi impenetrabile. 

Accanto a tutto questo si è attivato un percorso collettivo importante e consapevole: oggi a San Marco in Lamis esiste un presidio di Libera intitolato proprio ai fratelli Luciani che, con fatica ed impegno, prova a riprendersi il proprio territorio, contaminando anche il resto del Gargano, ancora protagonista di mutamenti e fragilità profonde. L'ultima notizia, ripresa da pochissimi media nazionali, racconta di trentatré mezzi della nettezza urbana bruciati a San Giovanni Rotondo. 

Una ventata di speranza si è avuta ad ottobre del 2018 con l'arresto di due persone coinvolte nell'organizzazione della strage. Proprio per sorreggere quella speranza e per essere accanto alla famiglia Luciani, Libera ha deciso, per la prima volta in Puglia, di costituirsi parte civile al processo che ne è scaturito. È un segnale fortemente simbolico per continuare a sostenere la richiesta di attenzione che da tempo arriva da questa provincia, rimarcando ancora una volta che c'è bisogno di prendere posizioni chiare e nette, di fare luce su eventi così gravi. Troppi sono i delitti senza verità in questo territorio, dietro i quali si è potuta annidare e rafforzare quella zona grigia capace di infiltrarsi, in tanti casi, fin dentro agli enti locali. 

Siamo convinti che bisogna fare ancora tanto per vincere quella partita ma, come comunità, non possiamo stancarci di seminare. Se c'è un insegnamento che Luigi e Aurelio, con il loro esempio e con i loro valori, ci hanno lasciato è proprio questo: con il lavoro e l'impegno anche la terra più dura può regalare buoni frutti. E allora sta a noi continuare a sporcarci le mani, a metterci tutta la cura e l'impegno possibile, per farci trovare pronti quando verrà un agosto migliore.