Attilio Romanò: un napoletano per bene
di Maria Romanò
É il 24 gennaio del 2005, un tranquillo lunedì: Attilio è al suo negozio, pronto a chiudere di lì a poco, quando la sua vita terrena termina. Attilio è vittima di uno scambio di persona durante la faida tra i Di Lauro e gli scissionisti. Il suo corpo lascia le persone care, gli amici di sempre, la sua città così amata, Napoli, da sempre difesa a ogni costo. Ma la sua anima resta per sempre. Ricorre tra i pensieri e i ricordi dei familiari, dei conoscenti, dei colleghi che piangono e ricordano “Attila”, il loro “gigante buono”, il poliedrico “multiuso” che non sa mai dire di no, il mediatore delle riunioni turbolente, l’amico sempre “per caso” di strada ovunque si va e si abbia bisogno di un passaggio. La sua anima resta anche per chi, nel suo passaggio sulla terra, lo ha incrociato per poco tempo, e con le lacrime agli occhi rimpiange la mancata occasione di arricchirsi con la sua conoscenza.
Se il valore di una vita si misura dai segni che lascia in quella degli altri, la vita di Attilio Romanò è una vita preziosa.
Così don Luigi ha scritto nella prefazione del libro raccolta di poesie di Attilio “Buona Idea”.
Attilio aveva l’abitudine di donare, l’8 marzo, rametti di mimosa alle sue colleghe. Da quando è stato ucciso mia madre Rita, ogni 8 marzo, ripete il suo gesto, regalando fiori di mimosa a tutte le donne con cui lavorava. In suo ricordo è stato piantato un albero di mimosa nel giardino del call center dove lavorava. È stato chiamato “albero della buona idea” perché Attilio aveva sempre una buona idea e gli piaceva rispondere in questo modo ogni volta che poteva. Valeria Verolino, sua amica e collega, ha scritto il libro “L’Albero della Buona Idea” immaginando che Attilio, dopo la sua tragica fine, prenda nuovamente vita diventando un albero, un esile albero di mimosa, che pian piano si risveglia e inizia a riconoscere sé stesso, i luoghi e le persone che lo circondano. Ricorda, soffre, sorride e vive in queste nuove vesti, conducendo il lettore nel suo mondo e nei suoi pensieri per non rendere vana la propria morte.
Attilio era un ragazzo come tanti, un “napoletano per bene” come scrivono i ragazzi del gruppo “Dignità e Bellezza” di una scuola a lui intitolata. Viveva la sua vita tra sogni e realtà. Attilio, come egli stesso ha scritto, …continuerà a vivere con l’unico carburante che esiste: l’Amore.